VENEZIA: DAL 19 DICEMBRE AL 13 MARZO QUATTRO ARTISTE PER OMAGGIARE PALAZZO FORTUNY

| 5 gennaio 2016
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Il progetto “Inverno a Palazzo Fortuny” nasce per rendere omaggio alla “padrona di casa” Henriette Fortuny, che saprà condurre il visitatore nei magici ambienti del laboratorio-atelier di Palazzo Pesaro degli Orfei alla scoperta di esperienze artistiche diverse.

HENRIETTE FORTUNY. Ritratto di una musa
La mostra più rappresentativa è quella dedicata a Henriette Fortuny, un omaggio a una donna che con la sua intelligenza e sensibilità ha saputo affiancare, ispirare e sostenere uno degli artisti più raffinati del secolo scorso. Adèle Henriette Nigrin incontra Mariano Fortuny a Parigi agli inizi del ‘900. Lui è un artista già noto, impegnato nella sperimentazione di un complesso sistema d’illuminazione che sin dalle prime applicazioni rivoluzionerà la scenotecnica teatrale. Henriette affianca il marito nella produzione dei pregiati tessuti stampati e delle lampade in seta. Si fa anche carico dei delicati rapporti con una committenza sempre più numerosa e internazionale, lasciando al Maestro la possibilità di dedicarsi interamente agli studi, alle ricerche, alle sperimentazioni nelle varie discipline artistiche. Dopo la morte del marito, Henriette dedica il resto della sua vita a ottemperare alle disposizioni testamentarie di Mariano e all’inventario dei beni del palazzo, che alla sua scomparsa affida alla città di Venezia.
La mostra, a cura di Daniela Ferretti e Cristina Da Roit, è il frutto del lavoro di ricerca, riordinamento e manutenzione effettuato nel corso del 2015 sulle collezioni del Museo Fortuny, mediante il quale è stato possibile selezionare, da un corpus di oltre dodicimila originali, duecento fotografie dell’archivio fotografico Fortuny, che sono state oggetto di un importante intervento conservativo e archivistico, cui si è aggiunto il riordinamento e l’informatizzazione della raccolta delle matrici per la stampa su tessuto. In occasione della mostra per la prima volta saranno inoltre visibili al pubblico alcuni filmati amatoriali girati da Mariano negli anni Trenta. Si tratta di materiali filmici di recente ritrovamento, costituiti da pellicole in formato pathè baby e 35 mm, sui quali, grazie al contributo della Maison Vuitton, è stata eseguita un’operazione di restauro tecnico e riversamento in digitale a opera dell’Archivio Nazionale Cinema Impresa di Ivrea e dei laboratori La Camera Ottica e Crea dell’Università degli Studi di Udine.

ROMAINE BROOKS. Dipinti, disegni, fotografie
Sempre fino al 13 marzo, sarà possibile visitare la prima mostra in assoluto dedicata in Italia all’artista americana Romaine Brooks, nella quale si riscopre quella comunità trasgressiva, raffinata e cosmopolita che animò – tra Parigi, Capri e Venezia – i più sofisticati circoli culturali della Belle Époque: Jean Cocteau, Paul Morand, Luisa Casati, Ida Rubinstein e Gabriele d’Annunzio sono solo alcuni dei personaggi che ebbero il privilegio di essere immortalati dall’artista, famosa per la sua palette dai toni lunari. L’esposizione, a cura di Jérome Merceron su progetto di Daniela Ferretti, nasce dal felice incontro con Lucile Audouy, appassionata e volitiva collezionista parigina, che ha generosamente prestato per la mostra veneziana un importantissimo nucleo di opere, molte delle quali inedite. Un progetto che è il frutto della meticolosa ricerca avviata, anni or sono, da suo marito Paul Audouy, profondo estimatore dell’opera di Romaine Brooks e da lei proseguita, dopo la sua scomparsa, con tenacia e determinazione. Nata a Roma nel 1874 da genitori americani e sposata con il pianista John Ellington Brooks, Beatrice Romaine Goddard è stata una delle figure più interessanti della scena artistica degli anni Venti. Legata sentimentalmente alla scrittrice Nathalie Clifford Barney e, contemporaneamente, alla danzatrice Ida Rubinstein – sua modella per molti dipinti – l’artista americana ebbe anche un’intensa relazione con il Vate, che immortalò in due famosi ritratti. Inizialmente influenzata dalla pittura di Whistler, trova ben presto la sua inconfondibile cifra stilistica caratterizzata dall’infinita varietà di grigi e rosa spenti della sua tavolozza e nella straordinaria capacità di catturare l’anima dei suoi soggetti. I disegni restano però lo specchio più profondo della sua anima tragica e solitaria. Carichi di poesia dolente, emozione e mistero, ironia e pessimismo, si fondono nel tratto severo, scevro di ogni orpello decorativo che quasi incide la carta senza incertezze o ripensamenti; ci accompagnano con pudore e distacco apparente nei meandri di un mondo interiore, sempre in bilico tra la luce e la tenebra. Dopo la grande mostra dedicata alla “Divina Marchesa”, Palazzo Fortuny ospita dunque un nuovo capitolo sulle personalità femminili che hanno animato gli intensi “Anni folli” del secolo scorso.

SARAH MOON. Omaggio a Mariano Fortuny
Lo stile personalissimo e visionario di Sarah Moon, l’intensità del suo sguardo e la poesia dei suoi scatti non potevano trovare luogo più suggestivo ed empatico di Palazzo Fortuny. Le luci tenui dell’inverno lagunare che penetrano dalle ampie vetrate, le pieghe, le volute e i giochi di rifrazione creati dai tessuti e dai panneggi degli abiti ideati da Mariano Fortuny, sono fonte d’ispirazione per questo nuovo progetto espositivo, a cura di Alexandra de Léal e Adele Re Rebaudengo, che la grande fotografa ha costruito nel corso degli anni durante le frequentazioni della casa/laboratorio di Palazzo Pesaro degli Orfei. Le sue fotografie, realizzate per rendere omaggio a Mariano Fortuny, che ci accolgono nei luminosi spazi al secondo piano del palazzo, innescano un percorso nella memoria, dove i segni del tempo rendono manifesta l’evanescenza della bellezza e la permanente condizione d’incertezza su cui riposa l’umana esistenza. Le stampe a getto d’inchiostro e ai sali d’argento raccontano frammenti di una storia interiore, che prende corpo nelle ombre create dal movimento delle stoffe, che richiamano la morbidezza dei plissé del Delphos, l’abito-icona della produzione di Fortuny e nelle linee – sfocate dal ricordo – delle architetture del Palazzo. L’artista francese, tra le maggiori fotografe di moda contemporanee, prima donna nel 1972 a scattare le foto per il Calendario Pirelli, da molti anni ha ampliato gli orizzonti del suo sguardo soffermandosi in particolare su tre temi: l’evanescenza della bellezza, l’incerto e lo scorrere del tempo.

IDA BARBARIGO. Erme e Saturni
Discendente di un’illustre famiglia di artisti, presenti a Venezia da più di tre secoli, Ida Barbarigo. presenta a Palazzo Fortuny, a cura di Daniela Ferretti, una selezione accurata di opere appartenenti a due serie realizzate nell’arco di due decenni, tra il 1980 e la fine degli anni Novanta. Le Erme e i Saturni sono gli enigmatici testimoni di un complesso percorso compiuto dall’artista attraverso la pittura. La tela, i colori, gli acidi, i pennelli, i punteruoli sono semplici strumenti attraverso i quali la visione prende corpo, svelandosi nella concretezza dell’opera. Seducente ed enigmatica, Ida ama raccontare con semplicità il suo costante e appassionato impegno nell’ambito della pittura, come perfettamente emerge dallo splendido saggio a cura di Luca Massimo Barbero presente nel catalogo della mostra. Nata a Venezia nel 1920 – sua madre, Livia Tivoli, era pittrice e poetessa, suo padre il pittore Guido Cadorin – Ida continua la tradizione umanista di una famiglia in cui per secoli si sono alternati scultori, architetti, pittori, studiosi e letterati. Nel 1949 sposa Zoran Music con il quale condividerà la grande passione per l’arte. Vive e lavora a Venezia.

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