PIERO BUSCAROLI Biografo

| 1 aprile 2006
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La morte di Mozart

Continua la censura nei confronti del maggiore storico della musica che l’Italia possa vantare, l’unico ad aver tentato (e vinto) l’impossibile scommessa: scrivere le veritiere biografie dei sommi musicisti della stirpe umana, Bach, Mozart e Beethoven. I “colleghi” – meschini, gelosi, impotenti – lo cancellano dalle loro bibliografie, mai lo nominano, illudendosi che gli anni lo condannino al silenzio. Ma il tempo è invece alleato della verità: i libri di Buscaroli procurano godimento, sorprendono, rifulgono, si fanno rileggere e ristampare, mentre i volumetti sfornati per anniversari- ricorrenze- celebrazioni finiscono nelle campane del riciclo della carta. Ciò accade perchè solitamente la categoria dei “musicologi” vive rinchiusa nei suoi studioli, accumula articoletti sulla scrivania, si dedica a minuzie, mai possedendo uno sguardo d’insieme: ignora la storia dell’arte, del diritto, dei popoli; non sa connettere i dati tra loro (perché sono troppi e ne conosce solo minima parte); ha interessi da mantenere, cattedre da sorvegliare, merende “alla cultura” cui presenziare; non conosce nulla più dell’argomento che gli è valso il dottorato di ricerca; commissiona agli allievi viaggi in archivi, ricerchine circostanziate, per pubblicarle a proprio nome. Invece Buscaroli è un maestro (nel senso antico del termine, nelle coordinate fissate da Ruggero Guarini). Con tale nome si indicano gli autori di quei rarissimi libri che segnano la vita, che contribuiscono potentemente alla educazione sentimentale, intellettuale e morale di un giovane. Libri capaci di provocare, mediante una scossa radicale, un simultaneo sviluppo dell’intelligenza e del gusto; un’improvvisa eccitazione della nostra più preziosa ma precaria e intermittente facoltà: la facoltà di percepire – oltre la nebbia delle chimere sentimentali, oltre l’affaccendata distrazione quotidiana, oltre le assicurazioni petulanti dell’illusione ideologica – la costituzione irriducibilmente misteriosa del mondo e della vita. (Sia detto per inciso: l’antifascismo torinese non ha prodotto nemmeno un libro di questa specie). In questo anniversario mozartiano si moltiplicano i titoli, alcuni inutili (Rattalino, Il Saggiatore), altri datati (Carli Ballola, Rusconi), altri seri e ben fatti (Stanley Sadie, Bompiani). Ruit hora… E allora io mi affido alla guida dei padri: in edizione economica (Rizzoli editore, € 9,80)  un Mozart dove gli originali sono tradotti uno a uno, metodologia poliziesca nella ricostruzione delle trame e dei rapporti, ipotesi squadernate e vagliate con linda razionalità, una scrittura ricca di metafore, che gronda poesia, nobiltà e tenerezza allo stesso tempo. Ha impiegato trentanove anni di meditazione e sei di scrittura. Un Mozart pieno di voragini, dubbi, interrogativi, terrori, che scioglie la sicurezza dei repetita immortali e rifonda l’edificio biografico mozartiano su fondamenta che appariranno nuove per essere state dissepolte e ricomposte dopo due secoli d’interramento. Perché scrivere su carta o scalpellare la roccia è il medesimo gesto di civiltà (come diceva Peguy: ho visto impagliare sedie con la stessa dignità dei costruttori di cattedrali).

Di: Enrico Raggi

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