MuSa, Salò: IL CULTO DEL DUCE
L’ARTE DEL CONSENSO NEI BUSTI E NELLE RAFFIGURAZIONI DI BENITO MUSSOLINI a cura di Giordano Bruno Guerri
L a mostra espone 33 sculture e decine di opere non scultoree: xilografie, bozzetti in cartoncino, dipinti, incisioni, ceramiche, iconografie di vario tipo e materiale. Soprattutto negli anni Trenta, dopo il Concordato del 1929, il culto del duce si sovrappose al culto del littorio come strumento di propaganda politica e di affermazione del regime fascista. Il carisma di Mussolini fu istituzionalizzato, rafforzato, impostato dalla propaganda divenendo il medium tra la fede delle masse e il futuro della nazione. Negli anni trenta il duce diventò quindi il prodotto principale di quella che, con un linguaggio dei nostri tempi, è stata chiamata la fabbrica del consenso. Mussolini veniva rappresentato “come la somma e la sintesi superiore d’ogni tipo di grandezza d’uomo e di pensiero e d’uomo d’azione mai apparsi in alcuna epoca: statista, legislatore, filosofo, scrittore, artista, genio universale ma anche profeta, messia, apostolo, maestro infallibile, inviato da Dio, eletto dal destino e portatore di destino” (Emilio Gentile). Ebbe particolare rilievo la celebrazione scultorea di Mussolini, e la mostra “Il culto del duce” la propone in chiave cronologica con opere di artisti sconosciuti, noti, meno noti, celeberrimi. Sono presenti opere di Salvatore Monaco, Giacomo Balla, Luigi Fabris, Gaetano Chiaromante, Aldo Buttini, Fortunato Longo, Carlo Guarnieri, Dante Ruffini, Uberto Bonetti, Mino Rosso, Gerardo Dottori, Ernesto Michaelles in arte Thayath (autore del celebre “Dux” in bronzo dallo stile prettamente futurista), Renato Borelli (inventore del cosiddetto “Profilo Continuo” in cui l’ombra della scultura, proiettata con l’ausilio di una fonte di luce ben disposta, diviene parte della scultura stessa in un suggestivo gioco di luci e di forme), Mario Sironi, Paolo Troubetzkoy, Enrico Prampolini, RAM, Mino Delle Site, Giuseppe Graziosi, Albino Manca e addirittura Antonio Ligabue con la sua raffigurazione equestre di Mussolini, una vera rarità, oltre ad una serie di opere anonime estremamente interessanti. Capire il culto del duce è un passaggio indispensabile per capire cosa sia stato il fascismo e il suo rapporto con gli italiani, sia per chi vi credeva sia per chi – scrive Italo Calvino – non riuscì a compiere il passaggio “tra il giudicare negativamente il regime e un impegno attivo antifascista”. Per l’occasione verrà pubblicato un libretto “Il culto del duce” a cura di Giordano B. Guerri che sarà acquistabile al Museo al prezzo di 6 euro.
MUSA, Salò Via Brunati, 9: Ingresso: biglietto unico che comprende la visita alla mostra “DA GIOTTO A DE CHIRICO i tesori nascosti” che espone oltre 160 capolavori della pittura italiana fino al 6 novembre, alla mostra “Il culto del Duce” e la visita guidata al MuSa. Non è possibile disgiungere i due percorsi. – Intero: 16.00 euro – Ridotto: 14.00 euro – Gruppi scolastici: 12 Euro.Gratuitoper bambini fino a 6 anni. ORARI: Settembre/ottobre 2016: 10.00/18.00 dal martedì al giovedì, 10.00/22.00 venerdì/sabato/domenica. chiuso lunedì. 10.00/18.00 www.museodisalo.it; info@museodisalo.it; Tel. 0365 20553
Dal Dipende di autunno 2016 https://www.giornaledelgarda.info/giornali/160928-1749-233AUTUNNO2016doppiapagina.pdf
Tags: culto del duce, duce, mostra, MuSa, SALò
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