Milano LA CENA DI TIZIANO. IMMAGINI DEL RISORTO TRA LOUVRE E AMBROSIANA
“O Signore, adoriamo la tua Croce e cantiamo gloria alla tua Resurrezione”
Era dei Gonzaga la ‘Cena in Emmaus’ di Tiziano venduta da Vincenzo a Carlo I d’Inghilterra ed infine acquistata da Luigi XIV di Francia (il ‘Re Sole’) che la teneva in una gabbia d’oro; la famosa tela è ora prestata dal Louvre alla Pinacoteca Ambrosiana fino a Novembre che la espone con un allestimento a dir poco straordinario coinvolgente in tutti i sensi, in una mostra nata sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana.
Tornata in Italia dopo cinquecento anni, appesa su uno sfondo di velluto azzurro, l’opera è accompagnata da un sottofondo musicale di brani sacri del Cinquecento veneziano, nell’aria profumi simbolici della Pasqua e da toccare una tovaglia di lino damascato come quella dipinta, tessuta per l’occasione dalla Maison du Lin di Parigi, perché così straordinaria è la resa pittorica del tessuto che in Francia gli appassionati chiamavano questo dipinto ‘La nappe’, cioè la tovaglia, come ci narra il curatore Giovanni Morale. Egli, dopo questa prima lettura sensoriale, invita il pubblico a quella più profonda religiosa e simbolica per cui nulla sulla tavola è casuale: pane e vino sono simboli eucaristici, il piatto di erbe amare ricorda la Pasqua ebraica, la saliera è simbolo di condivisione, le mele rappresentano il peccato originale cancellato dal sacrificio di Cristo.
Precedono la ‘Cena’ di Tiziano due opere coeve appartenenti alla Pinacoteca: il ‘Cristo Risorto’ di Marco Basaiti e il ‘Noli me tangere’ di Bernardino Luini, onde ricostruire attraverso tre episodi in sequenza la giornata della Resurrezione dall’alba al tramonto, celebrandola attraverso l’arte pittorica, una proposta che ci mostra per immagini la vittoria sulla morte.
Il catalogo che accompagna la mostra, edito da Skira, comprende, oltre allo studio particolareggiato dei tre dipinti, un vasto gruppo di disegni e miniature appartenenti all’Ambrosiana con soggetto la Resurrezione di vari autori dal XV al XIII secolo;uno studio di Giovanni Morale sulla figura della Maddalena con esempi di altri artisti, ma in particolare di Bernardino Luini nella chiesa da lui affrescata di San Maurizio al Monastero Maggiore; un testo di Giuliano Corti ‘Sentire l’immagine’ che spiega come i profumi che accompagnano l’esposizione hanno lo scopo di catturare l’attenzione del visitatore sui fuochi simbolici del quadro: così il profumo del pane che è lì ad indicare condivisione e riconoscimento, così il profumo di lavanda dell’unguento del ‘Noli me tangere’ ci dice come la Maddalena sia la prima a vedere il Maestro perchè lei è stata la prima, ungendolo in Betania a preconizzarne la morte come se nel ‘Noli me tangere’ ci fosse il commiato dal mondo del corpo che sta tornando al Padre; come se la Resurrezione fosse, prima di tutto, risveglio di profumi che annunciano la ‘primavera’ dell’uomo.
Pinacoteca Ambrosiana – Piazza Pio XI , Milano
Fino al 26 Novembre 2006; orari: da martedì a domenica 10-17,30; Te. 02/806921
Di: Fabio Giuliani
Commenti