Milano – BOLLICINE ALL’ITALIANA. AUTOCTONO E SPUMANTE

| 8 ottobre 2015
Bollicine all'italiana 1

Simili e diversi, per ogni occasione

Ci eravamo lasciati con “Un vino per l’estate”, manifestazione organizzata da “Civiltà del Bere”, (periodico magazine leader da anni sulla divulgazione della cultura del vino), dedicata alle produzioni vitivinicole italiane più adatte alla stagione più calda. Ora, che è praticamente arrivato l’autunno, sempre all’Hotel Manin nel suo Lounge Garden, mercoledì 14 Ottobre avremo l’opportunità di conoscere meglio le produzioni “autoctone” italiane a livello di “bollicine”. Non solo Chardonnay e Pinot nero. Tante produzioni da nord a sud della penisola italiana raccontano un vigneto Italia dai tanti volti, dai nomi a volte inconsueti, noti perlopiù in veste di vini fermi. Anche rossi importanti, come Sangiovese, Nebbiolo, Negroamaro, sanno dar vita a incredibili bollicine. Tutti vini da provare, spesso ambasciatori di piccole realtà, sempre contraddistinti da un alto livello qualitativo. E dal carattere unico, frutto della loro stessa natura, di autoctono e spumante. Dall’aperitivo in poi (l’evento comincia alle 19, fino alle 23) la degustazione è 100% autoctono e spumante. Come sempre la redazione di “Civiltà del bere” sarà al banco d’assaggio, pronta a consigliarvi e a raccontare qualcosa in più sulle etichette protagoniste. L’evento è open (wine) bar! L’ingresso a 15 Euro (scontato a 10 euro per operatori, sommelier e abbonati di Civiltà del bere) comprende l’assaggio libero e illimitato dei vini e l’accesso al buffet, gestito dall’Hotel stesso. Bollicine da vitigni indigeni. Moda o scelta tecnica? Per alcune cultivar e territori come Prié Blanc (Val d’Aosta), Verdicchio (Marche), Asprinio (Campania) per esempio, non è una novità, ma un rilancio di antiche tradizioni. Altrove si sperimenta: con gli affinamenti sui fondali marini in Liguria, o si reinterpreta, vedasi il Prosecco metodo tradizionale. In altri contesti, invece, si è scelto di sfruttare la vocazionalità di alcuni vitigni, come il Roscetto, o terroir adatti, come l’Etna. Come per i vini fermi, anche nel caso degli spumanti – sia a Metodo Classico sia Charmat – ogni regione italiana può vantare una produzione, comprese quelle del Sud, che pure non hanno una particolare tradizione spumantistica. Anche nel caso delle bollicine, esistono produzioni legate alle tradizioni di un territorio, all’impiego di particolari varietà, all’estro e alla fantasia di un produttore, esecutore ultimo, “operatore” manuale ed ancor più mentale, dalle cui capacità, dalla cui esperienza, dipendono la riuscita e – quindi – i successi in termini soprattutto di qualità e la diffusione a livello nazionale ed anche internazionale. Nel 2010 furono consumate 23,6 milioni di bollicine Metodo Classico italiane, tra mercato domestico ed export. Di queste, 9,8 milioni erano di Franciacorta, 1,7 milioni di Trentodoc e il resto tra Alta Langa e Oltrepò Pavese; tutti prodotti a base fondamentalmente di Chardonnay e Pinot nero; 4,1 milioni erano VSQ e VS, la stragrande maggioranza dei quali, ottenuti da uve internazionali. Ma, se pure ridotte a livello numerico, esistono alcune valide realtà vitivinicole “autoctone” da cui vengono tratte interessanti produzioni di spumanti di qualità, sia nelle versioni “Brut” (secchi) o dolci.  Per saperne di più ed approfondire la conoscenza di queste realtà, rechiamoci quindi a Milano all’Hotel Manin il prossimo 14 Ottobre, e magari consultiamo il sito Internet specifico per una sorta di “Giro d’Italia” delle “Bollicine”: http://www.civiltadelbere.com/spumanti-autoctoni-conosciamoli-meglio/

Per maggiori informazioni: Agnese Pellucci, Tel. 02 76110303

Bollicine all'italiana 2 Fabio Giuliani

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