Manerbio (BS) REPERTI ROMANI

| 30 ottobre 2003

Con il patrocinio della Soprintendenza Archeologica della Regione Lombardia, il Museo Civico di Manerbio presenta al pubblico i reperti romani rinvenuti a Como nel 1999, durante degli scavi archeologici eseguiti tra via Benzi e Viale Varese. 

Il ritrovamento – che ha portato alla luce un vastissimo sito archeologico di circa 6000 mq – è da considerarsi eccezionale poiché gli oggetti estratti dal suolo presentano un buono stato di conservazione e sono riconducibili ad un arco cronologico piuttosto ampio (dal I secolo a.C. al V secolo d.C.). Nonostante l’importanza della scoperta, purtroppo la vicinanza di una falda acquifera all’area archeologica non ne ha consentito il mantenimento “en plein air”. La mostra resta quindi la sola testimonianza della ricchezza del sito e del suo contenuto. Il lavoro degli studiosi ha individuato un intero quartiere posto fuori le mura della Comum romana e risalente all’epoca imperiale. Sul luogo ove sorgeva la mansio (albergo) sono state rinvenute stanze dotate di focolari, una sala da pranzo e un ambiente adibito a cucina; proprio qui sono stati ritrovati strumenti da lavoro, suppellettili domestiche, due mortai in pietra e una graticola per cuocere i cibi. Non molto invece resta dell’altro edificio, dalle proporzioni monumentali, e la cui funzione è ancora sconosciuta; forse si tratta della sede di una corporazione (collegium), forse è la biblioteca (citata in molte fonti) donata da Plinio il Giovane alla sua città.
Un discorso introduttivo va fatto invece per gli altri due rinvenimenti archeologici, le necropoli. La ratio di una mostra di oggetti rinvenuti a Como, ma esposti a Manerbio, risiede nella volontà di far emergere i tratti comuni tra le necropoli rinvenute in Lombardia e creare un parallelo tra quella di Como e, appunto, quella di Manerbio. Un modo che risulta necessario per fare maggiore luce sul II secolo d.C., periodo della storia romano-padana ancora poco noto. Le necropoli appartengono a due epoche distinte: la prima risale al I secolo a.C. e presenta resti di cremazioni; la seconda invece è molto recente (IV – V secolo d.C.) e testimonia l’usanza di inumare i morti sia nella nuda terra che in casse di pietra o laterizi. Anche in questo caso sono stati rinvenuti molti oggetti: si tratta dei corredi funebri che accompagnavano i defunti nel loro viaggio ultraterreno; maggiore era il prestigio sociale dell’individuo scomparso e maggiore era il valore del corredo. Nella necropoli di epoca tardoantica sono stati rinvenuti dei manufatti in vetro, oggetti di ornamento femminile (una catenina d’oro, dei bracciali, alcune perline), vasetti con balsami ed unguenti vari: da tutto ciò si ipotizza che le 50 tombe rinvenute appartengano alle famiglie più illustri della città.
Di particolare interesse risulta essere la tomba n. 15 nella quale è stata rinvenuta una lametta d’oro arrotolata: l’iscrizione visibile sul dorso reca una invocazione agli dei e attesta la diffusione di culti esoterici in quest’area. La mostra, alla cui realizzazione hanno partecipato l’Assessorato alla Cultura e il Gruppo Storico Archeologico di Manerbio, è complessivamente ben organizzata e fornita di ausili didattici che integrano riccamente il contenuto degli spazi espositivi. Che siate degli addetti ai lavori o degli appassionati di storia o dei semplici curiosi, uscirete dal Museo Civico di Manerbio con la soddisfazione di aver appagato un vostro interesse.

Di: Pier Andrea Marca

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