Desenzano del Garda – L’IRONICO TESTAMENTO: cacatoi e parafulmini per la città
Carlo Macchioni, eccentrico personaggio dell’ottocento, ospitò Garibaldi nel suo bel palazzo di capolaterra a Desenzano del Garda. Lasciò poi una cospicua eredità alla comunità vincolando la pubblica amministrazione con curiose clausole molto precise
Carlo Macchioni è stato un desenzanese tipico dell’800. Nato nel 1805 e morto nel 1886, discendeva da una ricca famiglia di commercianti all’ingrosso nel settore dei prodotti di drogheria. Diversamente da altri studenti del tempo, per lo più frequentanti le facoltà di Legge o di Medicina, si è laureato in Matematica e Scienze Naturali. Imparentato con i Rava, altra famiglia colta e benestante del paese, abitò la loro bella e grande casa di Capolaterra, che ha l’ingresso principale su via Garibaldi e guarda la strada in discesa di via Vittorio Veneto. Tra i nipoti dei suoi vicini di casa si racconta che in famiglia lo ricordavano come parecchio stravagante. Amava molto gli animali e seguiva con curiosità di studioso i fenomeni naturali. Quando morì un suo gallo dalle penne superbe, volle che gli fosse fatto il funerale e che gli altri pennuti e quadrupedi del brolo formassero un corteo per accompagnarlo alla sepoltura. L’orto-giardino della casa era allora vasto, con piante e aiuole rigogliose; un fossato dall’acqua corrente costeggiava il lato sud della proprietà. Un grande cancello, poggiante su piloni di pietra bianca, si apriva per lasciar passare i carretti e il calesse padronale. Carlo Macchioni amava la macchina fotografica, da quando erano comparse le prime a Desenzano, e ne seguiva i perfezionamenti. Faceva fotografie, ma lui stesso si lasciava riprendere solo di schiena. Esiste ancora qualche immagine che vede le donne di famiglia sedute serie e composte davanti all’obiettivo, mentre lui se ne sta a spalle girate. Per un certo periodo fu chiamato a far parte del Consiglio Comunale in pieno tempo d’amministrazione asburgica, poi il suo nome scomparve dagli elenchi dei verbali municipali. Lo ritroviamo invece nelle cronache del 1862, quando durante il viaggio di inaugurazione, nei vari borghi della Lombardia, dei poligoni del tempo, chiamati allora Tiro al bersaglio, arrivò a Desenzano Giuseppe Garibaldi. Carlo Macchioni, che era il Presidente del circolo, voleva accaparrarsi ogni momento delle giornate trascorse in paese dall’eroe dei due mondi e nacquero alcune polemiche con l’amministrazione comunale, che a sua volta voleva festeggiare Garibaldi. Infine si venne ad un accordo, ma l’ospite illustre dormì le notti del 29 e del 30 aprile in casa Macchioni. Ancora relativamente giovane, Carlo Macchioni scrisse il suo testamento, poi depositato presso il notaio Giovanni Rambotti. Lasciava una cifra considerevole, perché si innalzassero dei parafulmini sui luoghi pubblici più significativi della comunità, che secondo lui erano l’ospedale e il teatro civico. Qualora ciò non avvenisse a tempo debito, si mettessero a disposizione della popolazione dodici cacatoi, vale a dire dei vespasiani, in muratura nei luoghi più frequentati del paese. Si faceva obbligo al Municipio di sostenere le spese di manutenzione e di pulitura giornaliera degli stessi. Il testamento termina con questa affermazione: “Dichiaro che nessun testamento posteriore a questo possa essere valido, se non richiama espressamente e specialmente la clausola derogatoria: ‘Ed egli avea del cul fatto trombetta.’” Non sappiamo come andarono le cose quanto all’ottemperanza di queste volontà. Desenzano a suo tempo, come tutti i paesi e le città, ebbe i suoi vespasiani in metallo, eliminati poi negli anni ’60 dello scorso secolo, date le nuove idee in fatto di igiene urbana. Qualche vecchietto se ne dispiacque.
Di: Amelia Dusi
Tags: Capolaterra, Carlo Macchioni
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