I MITICI ANNI ‘50 A DESENZANO

| 30 novembre 2006
Immagine

Parliamo sommessamente nella grande e raccolta sala di Aurora Perich. Si scambiano da prima domande e consigli sulla salute oppure osservazioni su un libro, su una mostra, ma poi il dialogo scivola sulla Desenzano amata. E tasselli staccati di un interminabile mosaico prendono luce.

La signorina Aurora, che parla quattro lingue e sa leggerne altre, a vent’anni fu chiamata a lavorare all’Azienda Autonoma di Soggiorno e qui rimase per ventisette anni come segretaria e poi come direttrice. Grazie a questa esperienza, in prima fi la ha assistito alla trasformazione del paese, ha visto operare personalità diverse, ha avvicinato desenzanesi e stranieri sempre con attenta riservatezza, con vigile discrezione. L’ Azienda Autonoma era nata nell’aprile del 1954 come diramazione dell’Ente Provinciale per il Turismo e aveva la fi nalità di promuovere l’attività turistica del territorio. Già a Desenzano operava una Pro Loco di cui era allora responsabile il signor Andrea Belloni, ma nuove esigenze stavano nascendo. Durante i primi anni ‘50 si vedeva una cauta espansione edilizia costituita da villette famigliari senza pretese lungo via Gramsci, via Mezzocolle, il viale della stazione e Villa del Sole, via Pace. Si guardava con una qualche perplessità alle ‘case Fanfani’, alla costruzione delle ‘case dei professori”, i primi raggruppamenti residenziali di un certo spessore. Ancora funzionava bene il Convitto, il Rio Pescala scorreva nel Vallone, i treni merci arrivavano alla Maratona. In Capolaterra a un lavatoio pubblico qualche donna faceva il bucato e all’offi cina Raimondi in via Rivali di sotto, là dove il corso del Rio compiva un salto, delle lavanderine del quartiere sciacquavano i panni, sostenendo che solo l’acqua corrente garantiva un vero risciacquo. Già si notavano però i primi segni di inquinamento del fosso, perché i laboratori al viadotto vi scaricavano i rifi uti. In questa Desenzano fortemente radicata al suo passato e con molte avvisaglie per un diverso futuro inizia a operare l’Azienda Autonoma per il Soggiorno. Primo presidente venne designato Narciso Bernardelli. Questi, pur essendo esponente di un partito, la Democrazia Cristiana, si mise all’opera impegnandosi con passione alla promozione turistica dell’area e a uno sviluppo curato del settore. Alcuni erano contrari al progetto, perché sostenevano che Sirmione, ma ancor più Gardone e Riva con Arco erano per tradizione luoghi di villeggiatura sul Garda, non Desenzano centro di commercio e di artigianato; per Desenzano c’erano sempre stati solo viaggiatori di passaggio senza pretese, quindi non era il caso di spendere impegno e denaro nel potenziamento di questa sfera economica. Di diverso avviso era Narciso Bernardelli. Alto, dal portamento elegante, curato nell’abito ingentilito da un papillon sulla camicia perfetta, veniva a piedi dalla bella casa in via Rambotti e scendeva agli uffi ci prima presso il Credito Agrario Bresciano, poi a Palazzo Todeschini. Acquisiva i problemi e li distribuiva nei seguenti ambiti: esame e divulgazione della risorsa turistica del territorio; rapporti con gli albergatori e i commercianti; offerta di spettacoli e di mostre innanzitutto per gli ospiti e quindi per la cittadinanza; ricerca di fi nanziamenti per sostenere le varie iniziative; rapporti con le diverse forze politiche o pubbliche in genere, a garanzia della sicurezza del disegno. Per la promozione di Desenzano come meta turistica non solo frequentava o faceva partecipare suoi impiegati a meeting specifi ci, ma inviava un incaricato nei diversi stabilimenti di Milano, perché durante la pausa mensa proponesse come allettante una gita al lago. Riguardo agli operatori del commercio e degli hotel riuniva e fi ssava con loro i prezzi e i momenti di incentivazione del richiamo turistico. Per l’intrattenimento pensò a spettacoli musicali, essenzialmente del repertorio di opere liriche e di sinfonie classiche, cari agli ospiti di lingua tedesca. A questo proposito si chiamarono cantanti che poi vennero contattati dal teatro della Scala. Ma dalla cittadinanza atteso e molto partecipato era il festival internazionale del folclore. L’Azienda scritturava compagnie dell’Austria, dell’Ungheria, della Russia, della Spagna, dell’Olanda, dell’Jugoslavia; esse erano tenute nel pomeriggio a una sfi lata con i loro abiti coloratissimi, che partendo dal Castello proseguiva per via Castello, via Roma, il lungolago, la piazza dell’imbarcadero, via A.Papa e piazza Malvezzi; alla sera si esibivano nel repertorio loro, assai applaudito. Inoltre volle fossero organizzate ogni anno competizioni sportive: di nuoto o di sci nautico o equitazione. Si adoperava perché fossero tutte manifestazioni di alto livello, in modo da superare il tradizionale localismo per una maturazione culturale. Ad esempio per lo sci nautico fu invitato l’atleta brasiliano Ramirez, un campione mondiale della specialità. Amava certo la storia della Riviera gardesana e i suoi tesori artistici oltre che ambientali, in questo supportato dal dott. Belli e dall’avv. Fondrieschi, ma voleva una Desenzano dal respiro più grande. Per poter sostenere le spese delle varie iniziative i primi due anni, quando il bilancio ancora registrava entrate assai limitate, Narciso Bernardelli faceva approntare un elenco di possibili sostenitori e, dato il personale generoso contributo, chiedeva fi nanziamenti ai privati non disdegnando le piccole offerte. Ogni due mesi circa convocava il Consiglio dell’Azienda Autonoma di Soggiorno, formato dai rappresentanti di diverse forze politiche e sociali: il Comune, la Provincia, gli albergatori-commercianti, le forze dell’ordine, un insegnante, il medico ecc., che costituivano i consiglieri e i revisori dei conti. E’ a questo riguardo che l’azione del Presidente è rimasta nel ricordo di Aurora e degli interessati come eccellente. Infatti riuscì con equilibrio e saggezza a far collaborare persone dalle diverse età, conoscenze e interessi come gli storici albergatori Adolfo Caccia, Paolo Mayer, Vittorio Zaccher, i giovani politici Luigi Laini e Giacomo Fondrieschi, gli operatori per diverse categorie Antonio Saglia e Tommaso Antonioli, il medico Rubens Samaja. Si avvaleva poi dei consigli delle persone stimate, anche le più semplici. Corrisponde questa, nel ricordo, all’età dell’oro dello sviluppo del turismo a Desenzano. Già dal 1960 scompariranno uomini di prima grandezza del paese e matureranno grandi diatribe, liti sullo scenario della convivenza pubblica cittadina. Ma di questo non si vuol parlare e si ritorna invece a immergersi nell’atmosfera del passato decennio, quando percorrendo via A. Papa si sentiva l’odore del pane appena cotto del fornaio Martori, il sentore di caffè della Torrefazione Martini, il profumo di paste della Pasticceria Dolciaria. In piazza Malvezzi la drogheria Andreis era piena di colori e sapori, la salumeria Bertazzi offriva insaccati e formaggi prelibati. Allora le ragazze del centro portavano gli abiti impeccabili delle ultime sarte del paese e li sfoggiavano disinvolte alle feste oppure nelle passeggiate sotto i portici o sul lungolago, certe di non sfi gurare con le signore alla moda delle città. La giovane signorina Merico serviva con grazia ai tavolini del Bar Bosio che con la madre gestiva. Risoluti artigiani entravano e uscivano in un vivace andirivieni dal Colorifi cio Zacchi o dalla ferramenta Loda. La Piera del pesce al mattino mostrava cassette luccicanti di pescato d’argento che alle 11 erano già vuote. Il perdurare di una generazione o di più generazioni negli stessi esercizi creava una famigliarità cordiale per le vecchie strade del centro storico, dove il vigile Francesco Salin richiamava per ogni sguaiataggine. Purtroppo però Desenzano negli anni ‘50 non era solo una piccola Salisburgo da cartolina, c’è gente che porta ancora amarezze legate a quegli anni, ma per le memorie fugaci di un pomeriggio va bene anche questo mito.

Tags: , , ,

Commenti

Salvato in: Storia locale
×