ELOGIO DEI VINI DA BERE

| 28 marzo 2011
vinitaly

Ritorno ai vini “da bere”, quelli che nascono per stare insieme con il cibo, con la cucina.

È stata un’infatuazione collettiva e ancora se ne vedono le conseguenze. A partire dagli anni Ottanta si è imposto nel mondo del vino il cosiddetto “gusto internazionale” che piaceva e tuttora piace agli americani e che ha finito per omologare la produzione vinicola dagli Stati Uniti alla Francia, dall’Australia al Cile, dal Sudafrica all’Italia. Tutti a produrre vini rossi carichi di colore, muscolosi e potenti, alti di alcol, tannici. Vini “da concorso”, vini da degustazione. Ma poco adatti alla tavola. Ora finalmente sembra che le cose stiano cambiando. Si sta tornando ai vini “da bere”, quelli che nascono per stare insieme con il cibo, con la cucina. Che è poi la collocazione “naturale” del vino. Personalmente, questi vini, con una parola che ad alcuni piace e ad altri non va giù, li chiamo i “vinini”, perché sono l’alternativa agli altri, i “vinoni” premiati dalle guide e dai buyer internazionali. Ci ho scritto anche un “manifesto”. Dice così: “Nell’epoca del dominio globale dei vini concentrati, tannici ed alcolici, rivendichiamo il diritto alla piacevolezza dei vini da bere. All’estetica autoreferenziale della degustazione anteponiamo l’immediatezza appagante della freschezza fruttata e della sapidità. Alla razionalistica dittatura della valutazione centesimale opponiamo l’umanistica vocazione alla convivialità del vino, simbolo della condivisione e della fraternità. Rifiutiamo l’omologante gusto internazionale nel quale è smarrita ogni specificità, sostenendo l’unicità del vino che interpreta il sapere gastronomico d’un territorio. Rifuggiamo dall’ossessiva ricerca della perfezione enologica, preferendo il vino nel quale si sostanzi l’irripetibile comunione dell’ambiente naturale e dell’ambiente umano. Promuoviamo l’onesto piacere del vino come risposta all’incultura dell’eccesso ed alle opprimenti teorizzazioni del dilagante neoproibizionismo”. Sarà piccola cosa, ma mi piace stare col vino che invita alla convivialità, alla tavola. Il vino della tradizione. Quella nostrana. Quella migliore.

Di: Angelo Peretti

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