CROCE ROSSA SENZA FRONTIERE
Le polemiche sul nuovo emblema
Preoccupazione e dispiacere a Castiglione delle Stiviere e Solferino. Ma a cosa serve cambiare il simbolo?
Simboli che cambiano in chiave globalizzata. E croci importanti che spariscono. Parliamo della Croce Rossa in procinto di essere cancellata dal marchio ufficiale della società di soccorso più famosa nel mondo. Il dado non è ancora completamente tratto. Ma ci siamo vicini. E a Castiglione delle Stiviere e Solferino, antiche rogge della nascita ufficiale dell’organizzazione svizzera, qualcuno si interroga sul perché, manifestando sincero dispiacere per la sostituzione. “Cambiando il simbolo si perde il significato originario della scelta di Henry Dùnant – spiega Luigi Lonardi vice Sindaco di Solferino – pur comprendendo le tematiche che stanno alla base di questo cambiamento, avanzo al riguardo molte perplessità.”. Dispiacere anche da parte di Marco Savini Nicci, Direttore del Museo Internazionale della Croce Rossa di Castiglione “Le ragioni ufficiali sono quelle di un miglioramento in senso operativo della visibilità, ma le perplessità rimangono. Di “scelta sbagliata ” parla il Sindaco di Castiglione delle Stiviere Fabrizio Paganella : “è un parere personale, che collima con il dispiacere di molti volontari della Croce Rossa locale. Comunque ogni decisione dovrebbe riguardare i singoli comitati nazionali”. Queste le ragioni locali che indagano su un progetto che sembra sconvolgere l’armonica visione di quel pezzo di stoffa che sventola neutrale sui campi di battaglia nel mondo. E sta proprio nella neutralità svizzera, conclamata fin dal Cinquecento, l’idea portante di questa Croce inventata da Henry Dunant nelle campagne tra Solferino e Castiglione. Simbolo semplice: il negativo della croce svizzera, ovvero cinque cubi disposti in modo ortogonale. Successivamente all’immagine si era unita la Mezza Luna rossa ed ora il problema del ribaltone. Alla base probabilmente la questione dell’inserimento nel logo anche della Stella di Davide, per onorare la cultura ebraica. “Non ci avrei visto nulla di male – afferma Luigi Lonardi – personalmente vedrei bene anche l’apposizione del cerchio, a supporto della simbologia squisitamente orientale.” Fin qui lo spirito tollerante tipico della nostra cultura. Insieme a quello scettico e un po’ rassegnato della gente comune. E proprio di questa tolleranza è bene argomentare. Per farla vedere bene agli occhi di tutti. E magari per modificarla. Perché dunque, parere personale ultra laico, bisogna togliere la croce dall’emblema della società di soccorso? Per migliorare la visibilità? Per renderla più vicina agli occhi di tutto il mondo? Per eliminare ogni tipo di contaminazione confessionale? Mah? Permetteteci qualche scetticismo. Sembra di assistere a quei modi di fare che, per migliorare le cose, cambiano il nome o la ragione sociale ma non i contenuti. I quali, da par loro, restano sempre più uguali a se stessi, insieme ai loro problemi. Quindi proviamo il ragionamento contrario. E’ organizzata bene la Croce Rossa? Assolve con puntuale spirito di servizio il comandamento di soccorso? Gli aiuti a questa ormai consolidata associazione sono adeguati? Non sono questi i veri problemi che interessano l’opinione pubblica? Ma forse l’era della globalizzazione reclama le sue regole omologando anche i simboli. E c’è dell’altro. Chi piega le ginocchia è sempre questo occidente cristianamente tumefatto dai censori, ma sempre pronto alla trattativa. Per cui lasciateci la Croce Rossa che democraticamente già ospita la Mezza Luna. Aggiungeteci pure la Stella di David e il cerchio dell’Oriente per non lasciare dubbi e compromessi. Democraticamente invochiamo la globalizzazione della tolleranza.
Di: Giuseppe Rocca
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