CARNEVALE BRESCIANO BAGOLINO (BS) BALARÌ E MASCHÉR

| 1 febbraio 2004

Risalente al 16° secolo, il Carnevale Bagosso è noto in tutta la provincia per un aspetto particolare: il palpeggiamento come forma di dispetto o di saluto.
Autori del gesto sono i Maschér, identificabili nelle figure del vecchio e della vecchia, che si aggirano per il paese compiendo scherzi e dispetti a chiunque non susciti loro simpatia. Ovviamente è impossibile capire chi si nasconda dietro la maschera, in quanto ogni dettaglio (dalla voce in falsetto all’andatura barcollante, dai gridolini ai gesti sfrenati) è sapientemente studiato per evitare di essere riconosciuti – affronto terribile per un Maschér, al punto che “la spia” è punita con un bagno nella fontana. Originali sono anche i costumi, tessuti rigorosamente al telaio e diversi tra i sessi: gli uomini portano un abito nero, con camicia bianca, gilet, giacca e calzoni al ginocchio, mentre le donne vestono una lunga gonna scura, grembiule e scialle. Entrambi calzano gli “sgalber” (zoccoli di legno con suole chiodate) che producono un rumore terribile se trascinati sul selciato. A completare il costume intervengono poi guanti, cappelli, fazzoletti e foulard vari… I Balarì sono l’altra figura tipica del carnevale bagosso e, come suggerisce il termine, danzano lungo le strade del paese. Organizzati in varie compagnie fino ad un massimo di 100 uomini, i Balarì eseguono balli spettacolari seguendo il ritmo di melodie antiche; le ballate – che si richiamano a mestieri, persone, modalità di ballo (Ariòza, la più nota) – vengono suonate da orchestrine di cinque elementi che seguono nei loro spostamenti le compagnie dei ballerini. Il costume indossato dai Balarì, spettacolare e raffinato, viene tessuto manualmente e la lavorazione è tenuta segreta; si compone di giacca e pantaloni al ginocchio, calze bianche finemente ricamate, camicia bianca, cravatta e guanti. Ovunque pizzi, spalline, passamani e mostrine colorate. Il vestito si completa poi con uno scialle, la tracolla, un cappello e logicamente una maschera di tela bianca per nascondere il viso. E’ il copricapo, tuttavia, il pezzo più caratteristico del costume; composto da un cappello di feltro interamente rivestito da nastro rosso (sul quale vengono poi fissati i gioielli presi in prestito da amici e parenti), su di esso svetta un gran fiocco ottenuto arricciando circa 200 metri di seta variamente colorata.
Tanto sguaiati e trasandati i primi tanto eleganti e composti i secondi, verrebbe da pensare; in effetti è proprio così e come ogni carnevale che si rispetti, anche in quello di Bagolino la contrapposizione si basa su diversi aspetti: se i Maschér rappresentano i vecchi e l’inverno che sta per finire, i Balarì con i loro costumi colorati figurerebbero la gioventù e la primavera alle porte. Altra interpretazione identifica invece le due maschere nelle contrapposte classi sociali di epoche passate: il popolo e l’aristocrazia…Come si vede le interpretazioni sono tante, ma piuttosto che star qui a pensare, perché non andare ad un simile carnevale? Magari gridando “cua!”al primo Maschér che passa…

Di: Pier Andrea Marca

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