Bergamo – VITTORIO BELLINI – Natura silente. Opere dal 1967 al 2007

| 2 gennaio 2017
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Uno sguardo poetico attento a uomo e natura

“L’arte è…E’ il frutto dei sentimenti e delle emozioni, vissuti nel corso dell’esistenza dell’artista” (Vittorio Bellini)

La Galleria Michelangelo, situata nello storico borgo di via Broseta, celebra il suo fondatore, l’artista, collezionista e gallerista d’arte antica e moderna Vittorio Bellini (1936-2009), con un affascinante percorso di inedite nature morte che ricopre un quarantennio di attività del maestro. Leggiamo qui di seguito il comunicato in sintesi delle figlie Raffaella e Beatrice, che portano avanti con passione e competenza l’attività del padre dopo la sua scomparsa. “Lo studio della natura nei suoi aspetti più delicati e poetici, caratterizza il primo periodo di Bellini (1967-1985); dipinti ricchi di una poesia fatta di sensibilità e di armonie tonali; opere in cui le vibrazioni del colore sono il riflesso delle vibrazioni interiori, dei sentimenti genuini e sinceri, della poesia più vera. In virtù di una rara sensibilità l’artista arriva ad un notevole lirismo espressivo, frutto di un’interpretazione attenta e colta. Esposte in mostra la poetica “Natura morta” del 1967, “L’ultima sonata” e “Pagine di diario d’artista” del 1972, La luna e la gioia di vivere del 1985. L’incontro con lo storico e critico d’arte Giovanni Testori (1983) segna una svolta nella pittura di Bellini che lo consiglia e lo incita verso un modo di dipingere più libero. Abbandonate le atmosfere post-romantiche, il suo stile è ora chiaramente espressionista, la materia diventa sempre più densa e abbondante, i colori violenti e contrastanti. Sconvolto dalle tragedie umane l’artista entra nel dipinto, lo soffre; nascono i cicli straordinari della “Via Crucis”, “L’esilio dell’umanità”, “La dissoluzione dell’essere”, “Bosnia”. E’ solo verso la fine degli anni novanta che la sua inquietudine si placa; Bellini abbandona la vena drammatica per dedicarsi ad una serie di nature morte che rappresentano un periodo di quietariflessione.Sono le raffinate opere del ciclo “La magia del silenzio” nelle quali l’artista studia il colore nella sua armonia ed eleganza compositiva, allo scopo di creare atmosfere suggestive di spazio e di silenzio, quasi un raccoglimento d’ammirazione di fronte a un luogo senza tempo. Questo momento introspettivo è la premessa che porta verso un nuovo periodo artistico, caratterizzato da un rinnovato entusiasmo; il pubblico avrà la possibilità di ammirare le sequenze di colori che Bellini armonizza sulla tela e la violenza delle tonalità che si susseguono senza un attimo di sosta. Eccoci quindi nel nuovo millennio, proiettati nel magico ed affascinante atelier dell’artista, dove grandi e gelide vetrate fanno da sfondo alle nature morte di libri, pennelli e barattoli traboccanti di colore. Tinte forti che si alternano a sfumature più delicate, sono “I colori della vita” che seguono lo stato d’animo dell’autore, allegro e gioioso, aggressivo o malinconico …La disposizione degli oggetti non potrebbe essere più armoniosa se a ciò si aggiunge un indovinato cromatismo ed abilità nell’uso della luce che solo un vero artista possiede. Con l’opera “Lo studio di Vincent” (2007)nella quale Bellini evoca con nostalgica ammirazione il maestro Van Gogh, si conclude il percorso della mostra.” Un luminoso esemplare di “natura morta” di Bellini è presente nella collezione tematica dal ‘600 al 2000 di Oreste Marini a Castiglione delle Stiviere (MN), pittore chiarista e critico d’arte, dono dell’artista a Marini stesso che presentò, accompagnato da un testo, una sua bella mostra. Alcuni cenni biografici. Vittorio Bellini nasce a Vertova (Bergamo) nel 1936. La sua passione è la pittura, inizia gli studi all’Accademia Carrara, allora retta da Trento Longaretti. Dal 1960 partecipa a numerosi Premi, fra cui il “Torri” alla Permanente di Milano. Nel 1966 con l’opera “Natività” vince il Primo Premio Lecco, seguito, nel 1968, dal Primo Premio Sarnico. Questa prima fase è legata alla Nuova Figurazione dove si evince la grande attenzione di Bellini verso i più deboli e i più poveri. Segue il momento della Pop Art e della Poesia Visiva. Pubblica “Bellorio, Dipinti e poesie”, in cui Bellorio è il suo pseudonimo. Nel 1974 vince il Primo Premio Giorgio Oprandi al Palazzo della Ragione di Bergamo. L’anno seguente un viaggio in Unione Sovietica gli permette di scoprire una nuova realtà dalla quale resta affascinato. Ritornerà sempre più spesso, stringendo profondi legami d’amicizia e collaborazione con alcuni importanti artisti, con loro dal ’76 espone a Mosca ed ottiene il Primo Premio del concorso “Natura e noi” nel 1979. Nel 1983 conosce lo storico e critico d’arte Giovanni Testori che lo avvia verso l’arte religiosa, presentando al “Meeting” di Rimini la “Via Crucis” di Vertova che trova spunto nella “Processione” vivente del Venerdì Santo. La figura di Cristo sarà fondamentale. Inizia il suo periodo espressionista con cicli straordinari, fra cui “L’esilio dell’umanità” e “La dissoluzione dell’essere” dedicata al sanguinoso conflitto in Bosnia. Nell’occasione Bellini riceve il Premio Arte e Solidarietà 1994. L’amore per la letteratura e la poesia francese lo porta nel 1994 alla creazione di una serie dedicata a    “Les fleurs du mal” di Beaudelaire, con cui egli attualizza la critica alla moderna società, al capitalismo, al consumismo, all’ipocrisia. Con sguardo attento alla realtà dipinge il dramma dei profughi oppressi e dell’immigrazione clandestina. Nel 1998 Flavio Caroli presenta un momento introspettivo di Bellini con una serie di nature morte colte nel silenzio del suo studio. Nel 2000, con il titolo “Pathos” presenta a Bergamo una mostra di sculture realizzate con gesso, juta e sabbia, materiali poveri, per lanciare gli archetipi del dolore. Nell’Aprile del 2004 l’opera “Crocifissione” (1989) è scelta per la mostra “Omaggio a Testori. Gli artisti ‘di frontiera’ tra Milano e Ticino” presso la Fondazione Roberto Longhi di Firenze. “Les couleurs de la vie”, oeuvres 2001-2004” è la mostra con cui debutta a Parigi, dove a volte, e nel tempo sempre più spesso, dividerà la sua attività con Bergamo. Negli ultimi lavori realizzati per la mostra “Graffiti Expressionism 2006-2007” presenta alla “sua” Galleria Michelangelo nel 2007 indirizza la sua attenzione sul mondo dei bambini dipingendo i loro elementari disegni su opere espressioniste da lui stesso create o su spessi strati formati da cartoni, collages di riviste e giornali. In occasione della Pasqua 2009 i Frati Domenicani della Chiesa San Bartolomeo a Bergamo scelgono di celebrare l’evento presso il Centro Culturale da loro gestito con un’installazione di sculture sacre dell’artista. La mostra dal titolo “Il dolore, dopo” è corredata da un catalogo con la prefazione del Prof. Franco Moro. Qualche tempo dopo, avverrà la sua morte.

Galleria Michelangelo – Via Broseta 15, Bergamo; fino al 14 Gennaio 2016; Orari: da martedì a sabato 9.30-12.30 e 15.30-19; Tel. 035 221300; www.galleriamichelangelo.it

Fabio Giuliani

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