Bergamo – RAFFAELLO E L’ECO DEL MITO

| 14 marzo 2018
Raffaello e il mito 1

Da fanciullo geniale a pittor divino

Nel 2020 ricorrerà il quinto centenario della morte di Raffaello. L’Accademia Carrara ha pensato di portare il proprio contributo alla ricerca sul Maestro creando un progetto espositivo in connessione con la sua collezione museale. Infatti è in questa presente un dipinto cruciale della giovinezza di Raffaello: il “San Sebastiano” che nel ‘800 fu donato all’Accademia dal collezionista bergamasco Guglielmo Lochis. Intorno a questo capolavoro è stata creata un’esposizione che in primo luogo prosegue l’indagine sulla formazione dell’ artista caratterizzata da una precoce capacità di innovare i canoni del suo tempo; in secondo luogo l’analisi della sua influenza sulla pittura nei secoli seguenti fino ad oggi. Raffaello dipinse “San Sebastiano” ad appena 18 anni nel 1483. Innanzitutto egli segue la rivoluzione iconografica iniziata dai leonardeschi Marco D’Oggiono, Boltraffio, Agostino da Lodi che dipingono il martire non trafitto da tante frecce, ma simbolicamente tenendone una nella mano. Quanto alla sua formazione gli storici dell’arte se ne occuparono dal ‘500 in poi: Vasari innanzitutto, nel ‘800 il Cavalcaselle, nel ‘900 Roberto Longhi. Raffaello nasce ad Urbino nel 1483 da Giovanni Santi, pittore, che muore precocemente nel 1494 (del quale è qui esposto “Madonna con il Bambino e due angeli”,1481-1489 circa, proveniente dal Museo Statale delle Belle Arti “A.S. Puskin” di Mosca). Indubbiamente dal padre egli ebbe i primi insegnamenti; in seguito il Vasari scrive: “Studiando le fatiche de’ maestri vecchi e quelle dei moderni, prese da tutti il meglio”: Pintoricchio prima e poi il Perugino di cui si intravede la dolcezza nel San Sebastiano; proprio Cavalcaselle nel suo testo descrive dettagliatamente le influenze reciproche fra il maestro allora più famoso d’Italia e il giovanissimo e dotatissimo allievo; leggiamolo quando ci parla dell’alunnato nell’anno 1495): “In tal tempo della sua vita il Perigino entrò in un nuovo periodo della sua vita artistica…egli s’immerse nella fons iuventutis alla quale Raffaello parve invitarlo e ne usci invigorito e giovane. Ora verso la fine del secolo il suo colorito acquistò bellezza e insolito splendore ed una dolcezza meravigliosa nel fondere le tinte.” Roberto Longhi, partendo da questa tesi aggiunge che dalle composizioni prospettico-architettoniche il Perugino passa a figure classicamente ancheggiate su un solo piano d posa e semplificanti campiture di cielo e di paese. Aggiunge inoltre che: “Tra il maestro e scolare dovettero avvenire le conversazioni robbiane e fino a Luca che nel ‘400 toscano è il creatore di una classica naturalezza senza retorica quale solo Raffaello saprà rievocare nelle sue Madonne fiorentine.”  Sono ora qui in mostra 14 lavori di Raffaello, anche da grandi musei internazionali, tra cui il ritratto di Elisabetta Gonzaga, seguiti da opere di artisti suoi contemporanei italiani e stranieri a confronto. Il secondo scopo dell’esposizione, narrare il mito del pittore “divino” che giunge fino a noi, viene svolto in due sezioni: la prima riguarda l’800 italiano e straniero dove vediamo, ispirati dai suoi dipinti, lavori di David, Ingres, Mengs, Palagi, Bezzuoli, Faruffini, dove sono citati sia l’autoritratto che la “Fornarina”, cosi come nei contemporanei De Chirico, Ontani, Salvo, Vezzoli, Omar Galliani. Giulio Paolini ha realizzato per l’occasione: “Studio per l’estasi di San Sebastiano” per lo spazio lasciato libero in Accademia a causa dello spostamento in mostra alla GAMeC del dipinto di Raffaello. Infine Mario Cresci ha fotografato il dipinto “La Fornarina” dopo averlo cosparso di farina bianca, ottenendo un’immagine diafana, fuori dal tempo, sogno di donna . La mostra a cura di Cristina Rodeschini , Emanuela Daffra e Giacinto Di Pietrantonio è accompagnata da un catalogo edito da Marsilio-Electa ricco di saggi. Un cenno all’Accademia Carrara. Fu istituita nel 1796 per volontà del conte Giacomo Carrara che intendeva “promuovere lo studio delle belle arti onde giovare alla Patria e al Prossimo”. Complesso unico di scuola, Pittura e Pinacoteca in cui confluì la sua straordinaria raccolta di dipinti. Nel corso di oltre 200 anni si è arricchita grazie ai lasciti di grandi conoscitori come Guglielmo Lochis, Giovanni Morelli e Federico Zeri. Memoria e simbolo del collezionismo italiano, la Carrara custodisce capolavori assoluti della storia dell’Arte di cinque secoli con Pisanello, Foppa, Mantegna, Giovanni Bellini, Botticelli, Bergognone, Raffaello, Tiziano, Baschenis, Frà Galgario, Ceruti, Tiepolo, Canaletto, Hayez, Piccio e vanta tra i più importanti corpus al mondo di opere di Lorenzo Lotto e Giovan Battista Moroni. Nel 2015 è nata la Fondazione Carrara , ora promotrice della mostra.

GAMeC Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea – Via San Tomaso 53, Bergamo; Fino al 6 Maggio 2018; orari: tutti i giorni, tranne martedì, 9.30-19; Tel. 035 270272; www.raffaellesco.it

Fabio Giuliani

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