Mantova – “FATO E DESTINO – Tra mito e contemporaneità”

| 3 gennaio 2019
Fato e Destino 1

Problemi eterni e universali

Fato e Destino 5

 

“Fato” = termine derivato dal verbo latino fari che significa “dire”, “parlare” e quindi fatum, participio passato neutro che vuol dire  “ciò che è detto” o “la parola detta (dalla divinità)” a cui ci si deve adeguare e alla quale è inutile tentare di sottrarsi. Con questo termine si indica l’essere sottoposti a una necessità che non si conosce, che appare casuale e che invece guida il susseguirsi degli eventi secondo un ordine non modificabile. “Destino” = può essere cambiato poiché esso è inerente alle caratteristiche umane: “faber est suae quisque fortunae” (Ciascuno è artefice della propria sorte): L’unico artefice del proprio destino è dunque l’uomo stesso.

Ancora tempo fino all’Epifania per recarsi a Mantova, e precisamente nella suggestiva Piazza Sordello e a Palazzo Ducale, antica residenza della Casata dei Gonzaga. L’esposizione, allestita nell’Appartamento della Rustica, ideato da Giulio Romano per il duca Federico II Gonzaga, è curata da Renata Casarin, (Vicedirettore Complesso Museale Palazzo Ducale Mantova), e Lucia Molino (Responsabile della Collezione Cariplo), in collaborazione con Michela Zurla, promossa dal Complesso Museale Palazzo Ducale di Mantova, da Fondazione Cariplo e dalla Fondazione Comunità Mantovana, partner Gallerie d’Italia.                                                              Questa rassegna presenta 70 opere, tra dipinti, sculture, grafiche e mosaici, provenienti dalla Fondazione Cariplo, da altre istituzioni pubbliche come il MAR di Ravenna e da collezioni private che indagano il tema del fato e del destino, così com’è stato declinato dall’antichità ai nostri giorni, da autori quali Domenico Fetti, Gustav Klimt, Adolfo Wildt, Angelo Morbelli, Mattia Moreni e molti altri.   Il percorso espositivo, suddiviso in dieci sezioni, si apre con Verità celate, ovvero quelle nascoste nel profondo di ogni uomo e quelle insite nei segreti del cosmo. La Sfinge, una scultura del I secolo d.C., proveniente dal Museo di San Sebastiano di Mantova, ben rappresenta questo tema: l’animale mitologico posto a guardia del palazzo di Tebe, che interrogava chi gli si presentava di fronte, segnala l’esigenza di ogni individuo di investigare se stesso. La rassegna prosegue con “Interrogare la sorte” che documenta l’attitudine di ogni essere umano ad acquisire il potere divino di conoscere il passato e di prevedere gli eventi che determineranno il futuro, attraverso opere come “Ritratto di donna con moneta”, dipinto da un pittore toscano nella seconda metà XVII secolo, “Il veggente” di scuola ottocentesca veneziana o “La cartomante” di Jules Jean-Baptiste Dehaussy. I testi biblici contengono molti brani in cui Dio chiama gli uomini a seguire la sua via. Nella sezione “Interrogare il cielo”, la predisposizione a seguire gli insegnamenti divini è ben esemplificata nell’inedito dipinto riferibile all’ambito di Pompeo Batoni che vede Maria Maddalena attenta ad accettare quanto le viene suggerito dall’alto, tanto che il suo viso è già trasfigurato dalla grazia. Tra sacro e profano si muovono Eva di Giovanni Maria Benzoni e lo Studio per un monumento funerario di Vincenzo Gemito, dove una giovane fanciulla rivolge preghiere a Dio per la salvezza dell’anima. Solo “I Puri nel Portfolio” di Adolfo Wildt potranno salire all’orizzonte più alto dell’albero, come gli umili il cui unico bene è l’amore familiare espresso in “Donna che cuce e due bambini” del “Maestro della tela jeans”.                                                                                         Nella sezione “Sfidare il destino” s’incontrano opere eterogenee per cronologia e per temi che enucleano il perenne desiderio dell’uomo di rapportarsi con gli dèi per riceverne aiuto o per entrare in conflitto con essi. In questo caso, si spiega la presenza dell’Argonauta e di Prometeo: sculture nelle quali Enzo Nenci, nel pieno Novecento, affronta soggetti classici ancora attuali. “Occasio et paenitentia” di ambito mantegnesco e “La parabola” del tesoro nascosto di Domenico Fetti mostrano come la fortuna debba essere sorvegliata dall’esercizio della virtù per poter ricercare, come fa Diogene nell’acquaforte del Grechetto, i supremi beni spirituali. La rassegna prosegue con un confronto tra la vita e la morte nelle opere di Angelo Morbelli delinea in “Sogno e realtà”, o “Trittico della vita”.               Il tema della vanitas, così diffuso in epoca barocca, viene analizzato in “Vita in un vaso” dove si possono ammirare sia nature morte floreali, sia dipinti dove il tema dell’abbondanza e della sua caducità trova connubio tra la figura umana e cesti di verdura. Anche la frutta esprime i medesimi significati di fertilità ed abbondanza, ma anche di consunzione del tempo.    È la Natura madre e matrigna che inquieta l’uomo del XVIII secolo, ovvero la natura che accoglie e nutre, ma che può far precipitare nell’horror vacui quanti la sfidano. È il caso del furore degli agenti atmosferici come nella drammatica “Tempesta marina” di Biagio Poli e il furore, di segno ben diverso, mostrato dalla Battaglia settecentesca di Francesco Simonini.                                                                          Stare supini significa attendere il trapasso; le opere della sezione “Tra sonno e morte” condividono, pur nella loro differenza, una postura che mima l’abbandono all’oblio, comune al sonno e alla morte. Il “Cupido dormiente”, proveniente dalla collezione di Vespasiano Gonzaga a Sabbioneta, mostra un bimbo abbandonato al sonno, ignaro del pericolo mortale costituito dai due serpenti che già lo serrano nella loro morsa; nel “Nudo di donna” di Klimt, una figura femminile è quasi riversa sul suo giaciglio eppure è sospesa in un mondo onirico che l’allontana sempre di più dalla vita. La risalita dalla terra al cielo, intesa in una prospettiva di speranza, sebbene non messianica, è resa visibile dalle opere che concludono il percorso espositivo.                                                                                                    L’Appartamento della Rustica costituisce, con la sua ricca decorazione cinquecentesca, un ulteriore elemento che accresce il valore dell’iniziativa: le stanze recentemente restaurate di quest’area di Palazzo Ducale si prestano infatti a un vivo dialogo con le opere antiche e moderne qui esposte. Il saggio in catalogo – pubblicato da Silvana Editoriale – della curatrice Renata Casarin enuclea questa prospettiva in una chiave che interpreta le opere d’arte alla luce del pensiero filosofico, estetico, religioso, psicanalitico, scientifico e storico lungo la traiettoria che procede dall’antichità all’età contemporanea.

IL PROGETTO ARTGATE DELLA FONDAZIONE CARIPLO                                                                                                                                       Dal 2007 Fondazione Cariplo promuove il progetto “Artgate”, un insieme di interventi volti alla divulgazione della propria Collezione d’arte (766 dipinti, 118 sculture e 53 arredi e oggetti) e articolato in varie proposte culturali, quali l’allestimento di un sito dedicato (www.artgate-cariplo.it), l’esposizione permanente del nucleo ottocentesco presso Gallerie d’Italia-Piazza Scala (Da Canova a Boccioni),   i prestiti di opere d’arte a prestigiose mostre in Italia e all’estero, la partecipazione ad altri eventi culturali in sinergia con altre istituzioni e in attività didattiche rivolte alle scuole (ArtL@b). In questo scenario si colloca “OPEN”, un’iniziativa che con “Artgate” apre alle Fondazioni di Comunità e al territorio. Un tour di eventi espositivi, costruiti a partire dalla Collezione Cariplo, che mettono in primo piano e testimoniano l’incessante impegno delle Fondazioni di Comunità a favore del benessere e della crescita culturale della propria comunità. “Siamo da sempre convinti che le occasioni legate ad iniziative culturali creino opportunità di lavoro, realizzino la coesione sociale e facciano crescere le persone – dice Giuseppe Guzzetti, Presidente di Fondazione Cariplo – (…). La bella esposizione Fato e destino rappresenta l’esempio tangibile delle possibili esplorazioni di una storia comune che attraversa le diverse realtà territoriali grazie al legame profondo che esiste fra le opere e i luoghi. E vuole testimoniare un’appartenenza e una memoria condivisa che ci auguriamo possano durare a lungo nel tempo.”

Palazzo Ducale (Appartamento della Rustica); Piazza Sordello 40, Mantova; Fino al 6 Gennaio 2019;

Orari: martedì-domenica, dalle ore 10 alle ore 18, Ingresso libero; Informazioni: Complesso Museale Palazzo Ducale di Mantova; Biglietteria: Tel. + 39 0376 224832; Museo: Tel. 0376 352100; http://www.mantovaducale.beniculturali.it/

Fabio Giuliani

Fato e Destino 7    Fato e Destino 2   Fato e Destino 6

 

 

 

Commenti

Salvato in: MOSTRE
×