Milano – FAUSTO MELOTTI . “SUL DISEGNO”

| 2 marzo 2018
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Approfondimenti e nuova “luce” sul Melotti “grafico”

“Ogni composizione musicale nasce con una prima nota e ogni disegno con una prima linea. A quella nota, a quel segno, ne seguono un secondo, un terzo e via via l’opera si compie in continuazione di equilibri e invenzioni. Alla fine si palesa una legge, sintesi degli equilibri che, se ne sei degno, ti viene rivelata.” (Fausto Melotti)

Di Fausto Melotti, grande protagonista dell’arte italiana ed internazionale nel XX secolo, sono conosciute maggiormente le sue sculture particolari, metalliche, spesso a forme “sottili”. Ma non è da sottovalutare la sua variegata produzione “grafica”, per diversi aspetti e significati peculiari ora oggetto di approfondita indagine attraverso una mostra in corso presso la Galleria Tonelli, curata da Marco Meneguzzo, dove vediamo venti disegni di Fausto Melotti (1901-1986) databili ai primi anni Settanta, uno dei periodi più fecondi dell’artista trentino. Il percorso espositivo è inoltre arricchito da una ventina di sculture e ceramiche, come il “Vaso Sole” del 1950, i “Bambini” del 1953, il “Cavallino” del 1960, “Il grande Contrappunto Piano”, nella versione unica, del 1973, uno dei suoi lavori più famosi ed importanti, o ancora vasi, ciotole e altre ceramiche degli anni Cinquanta/Sessanta. L’occasione per focalizzare l’attenzione sul disegno di Melotti è data dalla recentissima acquisizione di un gruppo di disegni molto omogeneo: dei venti esposti, ben diciassette sono stati utilizzati per accompagnare la pubblicazione dei due quaderni di “Linee” (1975) e “Linee secondo quaderno (1978) per la casa editrice Adelphi. Sono raccolte di aforismi acuti, pungenti, lirici e talvolta amari che l’artista aveva voluto raccogliere sinteticamente dopo quarant’anni di lavoro, e alla vigilia dell’ultima, felicissima stagione di attività. In questo contesto di rinnovata creatività, la pratica del disegno – come della grafica – diventa fondamentale: non tutti sono progetti di sculture, ma tutti possiedono quella particolare atmosfera di sottile narratività, e stilisticamente si ricollegano ai disegni d’anteguerra, molto più di quanto non si possano ricondurre le sculture degli anni settanta e ottanta a quelle degli anni Trenta. A questo proposito, è stato anche realizzato un ampio volume bilingue (italiano-inglese, Silvana Editoriale) sul disegno melottiano, e sui metodi di comparazione tra disegni e sculture, alla ricerca di temi e stilemi sia comuni che peculiari al disegno e alla scultura: oltre centocinquanta pagine,un lungo saggio introduttivo del curatore sulla pratica del disegno, precede le singole ampie schede – sempre curate da Meneguzzo – che mostrano apparentamenti e temi ricorrenti nella sua poetica dell’artista, attraverso l’accostamento visivo di disegni e sculture concettualmente vicini a quelli esposti; una biografia “raccontata” curata dalla storica dell’arte Sarah Boglino, dalla quale traiamo una breve nota. Fausto Melotti, ingegnere, scultite, scrittore, musicista, nasce a Rovereto (Trento) nel 1901. Dopo gli studi scientifici a Pisa e al Politecnico di Milano dove si laurea nel 1924. Fin da giovane dimostra un’inclinazione alla ricerca dell’ordine matematico nelle composizioni musicali e visive. Imbocca la strada artistica a Torino frequentando lo studio di Pietro Canonica, scultore e compositore musicale, dove lavora lo zio Carlo Fait; ma il vero apprendistato avviene a Milano con la frequentazione, nel 1928, del corso di Scultura di Adolfo Wildt a Brera, proseguendo il suo percorso verso l’antinaturalismo: in particolare assimila il linearismo e la costruzione della materia che diventerà sempre più rarefatta. Nel 1936, alla sesta “Triennale” di Milano espone “Costante uomo”, installando 12 manichini in gesso, misure-uomo metafisiche, prendendo la strada verso la smaterializzazione. Dal ’40 partecipa alla grandi rassegne nazionali. Dopo il secondo conflitto mondiale si dedica quasi esclusivamente alla ceramica, per cui viene insignito di numerosi premi con Medaglie d’oro. Dal 1974 al 1986 assume uno spazio rilevante la produzione grafica con diverse pubblicazioni. Muore nel 1986. Alla Biennale di Venezia nello stesso anno la Giuria conferisce il “Leone d’Oro alla Memoria” a questo artista che aveva conquistato il mondo con la leggerezza e la fragilità delle sue creazioni. Un’accurata bibliografia completano questa importante pubblicazione.

Galleria Tonelli – Via Aurelio Saffi 33 (angolo Corso Magenta); fino al 28 Febbraio 2018; Orari: da lunedì a sabato 10-13 e 14-19.45; domenica su appuntamento; ingresso libero; Tel. 02 4812434; 333 1426971; www.galleriatonelli.it

Fabio Giuliani

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