Vicenza: Quattro “Veronese” venuti da lontano

| 3 ottobre 2014
Veronese - a

Le Allegorie ritrovate

Il 2014 per il mondo dell’arte italiana con visibilità internazionale può essere senz’altro considerato l’anno di Paolo Veronese; la ‘parte del leone’ è assegnata a Verona con il principale evento espositivo in corso a Palazzo della Gran Guardia, ma sul territorio regionale sono state pensate altre importanti iniziative per celebrare uno dei più grandi protagonisti della storia dell’arte di ogni tempo. Anche la città di Vicenza fa la sua parte; e qui occorre fare un passo indietro… Paolo Veronese ha vent’anni meno di Andrea Palladio ma si afferma come artista quando l’altro riscuote i primi grandi successi come architetto. È Palladio stesso a definire “Pittore eccellentissimo” l’autore delle decorazioni nelle sale di palazzo Porto, nato a Vicenza nel 1552 ad opera del grande architetto. Sin da allora fra i due si stabilisce un rapporto di stretta e creativa collaborazione che vedrà il suo punto più alto nelle architetture dipinte di villa Barbaro a Maser. Nell’ex Palazzo Barbaran da Porto, ora Palladio Museum, è in corso una mostra che presenta quattro tele del Veronese che hanno dietro una storia particolare quanto interessante da raccontare. Tre di queste in mostra contengono frammenti architettonici antichi, ma non è solo questo il motivo per cui i dipinti sono stati riuniti da collezioni distanti tra loro 10.000 Km. Da tempo si ipotizzava che i dipinti conservati al Los Angeles County Museum of Art (“Allegoria con astrolabio piano” e “Allegoria con astrolabio lineare”) facessero parte di una serie di quattro, ma solo ora sono state scoperte in Italia le due tele mancanti. A Vicenza, per la prima volta, queste ultime, che il restauro appena concluso ha restituito allo splendore cromatico originale (“Allegoria con sfera armillare” e “Allegoria della Scultura”), sono affiancate alle “gemelle” statunitensi con le quali formerebbero un ciclo per una destinazione ancora allo studio; tutte quante con misurazione di 205×114 cm circa. L’eccezionale ritrovamento è dovuto al lavoro scientifico nelle università di Milano e di Padova dei docenti Giovanni Agosti, Jacopo Stoppa e Vittoria Romani e della giovane studentessa Cristina Moro. È stata quest’ultima, impegnata in una tesi guidata da Agosti sulla collezione di Villa San Remigio a Verbania Pallanza, ora proprietà della Regione Piemonte, a porre interrogativi su due tele genericamente definite come “veronesiane” patrimonio della dimora, con un valore venale stimato, l’altro, appena 7000 Euro. Si tratta invece di due splendidi originali di mano del maestro e non certo opere di bottega.   L’esposizione, curata da Giovanni Agosti, Guido Beltramini e Vittoria Romani, accanto alle tele veronesiane ricostruisce quanto è possibile raccontare della storia collezionistica dei due dipinti ritrovati a Verbania Pallanza, attualmente in affidamento alla la Reggia di Venaria, impegnata allo studio sul rapporto Palladio-Veronese, in previsione di una grande mostra in proposito. I due dipinti pervennero nella celebre Villa San Remigio, costruita in occasione del matrimonio che nel 1896 coronò la contrastata storia d’amore fra il marchese partenopeo Silvio della Valle di Casanova e Sophie Browne, pittrice e scultrice di origini irlandesi. I due, che erano cugini, raccolsero nella villa una straordinaria collezione d’arte e la circondarono con un complesso di giardini tematici affacciati sul lago Maggiore, di sapore romantico e passatista, che attrasse personaggi come Umberto Boccioni e Bernard Berenson. Per evocare tale contesto,  in mostra a Vicenza, accanto a preziose immagini d’epoca, fotografie d’inizio Novecento che ritraggono la villa, i proprietari e la loro collezione d’arte antica e moderna, possiamo vedere due splendidi dipinti che Boccioni realizzò durante il soggiorno in Villa San Remigio: il “Paesaggio” e il “Paesaggio (con montagne e lago)”, entrambi del 1916, oggi di proprietà privata. Altrettanto importanti e preziose sono alcune prime edizioni di libri risalenti a metà Cinquecento che aiutano a leggere i quadri nel contesto culturale dell’epoca, come “Allegoria delle Arti”, in Daniele Barbaro, “I dieci libri dell’architettura” di M. Vitruvio, Venezia, Francesco Marcolini, 1556, concessi per l’occasione dalla Biblioteca del CISA Andrea Palladio; così come splendidi esemplari di strumenti di misura in uso nel Rinascimento: una “Sfera armillare” (ottone; diametro 360 mm; altezza 500 mm) ed un  “Astrolabio” (ottone; 360 x 306 x 37 mm) dall’ Università degli Studi di Padova, Dipartimento di Fisica e Astronomia ‘Galileo Galilei’. Il catalogo della mostra, a cura di Vittoria Romani (Università di Padova), raccoglie scritti della stessa, di Xavier Salomon, Cristina Moro, Carlotta Crosera, ed è pubblicato da Officina Libraria.

Palladio Museum – Palazzo Barbarano, Contrà Porti 11, Vicenza; Fino al 5 Ottobre 2014; orari: da martedì a domenica 10-18 (ultimo ingresso 17.30)

ingresso con il biglietto del museo che garantisce l’ingresso ridotto alle altre mostre di ‘Scopri il Veneto di Veronese’; Tel. +39 0444 32 30 14; www.palladiomuseum.org

Fabio Giuliani

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