Verona VINITALY

| 4 aprile 2005

Il made in Italy diVino 


Palati raffinati ed ugole assetate di nettare degli dei: ecco l’appuntamento immancabile per i cultori del bel bere.Dal 7 all’11 aprile Verona ospita, come annuale ed attesissima consuetudine, il 39° Salone Internazionale dei Vini e dei Distillati. Le cinque giornate dei sensi saranno ricche di appassionanti eventi come le degustazioni guidate, aggiornamenti e seminari sui vini di tutto il mondo, assaggi con abbinamenti inediti e curiosi, il tutto in sale insonorizzate e dotate di illuminazione ad hoc per gli amanti dei D.O.C. Ma anche fuori dalla Fiera…
Noi di Dipende, visto che questa edizione riserverà una viva attenzione anche alle migliori ristorazioni in materia di vini, abbiamo rivolto alcune ghiotte domande ai rappresentanti di tre realtà distinte per palato e provincia, sulla situazione vissuta dagli chef al di fuori della fiera, quando Verona, Mantova e Brescia, ed il Lago di Garda in generale vivono una splendida invasione dei cultori di Bacco.
Per Verona c’è per noi Giuseppe Bruni di Cà dell’Ebreo (cucina tipica locale), per Mantova Enzo Fogaroli, Al Dorè di Ponti Sul Mincio (pesce), per Brescia Marco Ottaviani, La Frasca di Desenzano sul Garda (cucina tipica locale):
Partiamo alla grande: qual è il vostro piatto forte e con che vino lo accompagnate?
Sig. Giuseppe (Presidente dell’Associazione Dei Ristoratori della Provincia di Verona): Il nostro ricco carrello di bolliti misti, accompagnati dal cren (radice di rafano) dalla mostarda di pere e dalla salsa verde. Il tutto servito con un delizioso Bardolino del 2003 o un pregiato Amarone del ’99.
Sig. Enzo: Una freschissima aragosta catalana bagnata di Sauvignon del Collio del 2002.
Sig. Marco: Dei maccheroncini con lo stracotto, accompagnati da un buon Barbera del 2000.
Arriva il Vinitaly, nuovi clienti anche esteri?
Sig. Giuseppe: Per Verona si tratta di uno degli eventi più significativi, per il mondo della ristorazione veronese, poi, è importantissimo. Clientela cosmopolita, comprese nuove culture, come quella cinese.
Sig.Enzo: Moltissimi norvegesi ed americani. Palati finissimi ed esigenti, una grande soddisfazione per chi fa il nostro mestiere.
Sig. Marco: Mi basta la presenza di una cantina per riempire il locale. Molti inglesi ed americani vengono a provare sapori inediti per la loro conoscenza eno-gastronomica.
Quali sono i vini più graditi?
Sig. Giuseppe: Finalmente le degustazioni non sono frustrate dai costi, spesso proibitivi per molte tasche, di certi grandissimi vini. Qualità in assoluto e Valpolicella a fiumi.
Sig. Enzo: I miei piatti sono a base di pesce quindi, parlando principalmente di bianchi, i Lugana ed i grandi protagonisti del Friuli e della Toscana. Anche se si difendono bene i vini siciliani, pronti anche in corso d’annata, molto apprezzati. Senza dimenticare le bollicine dei Franciacorta, i cui fan stanno aumentando negli anni.
Sig. Marco: Direi i grandi toscani come Montepulciano, Nobili.
Parliamo di buongustai…conferiamo la palma agli italiani?
Sig. Giuseppe: A prescindere dalle provenienze,parlerei più di un culto sempre più esteso del vino e del buon cibo locale. Una riscoperta, anche da parte di giovani coppie raffinate, di sapori semplici, ma di grande tradizione.
Sig. Enzo: Chi ama il pesce e la cucina curata non ha una nazionalità precisa. Il cliente di oggi è esigentissimo, molto più preparato ed estremamente attento a tutto, conosce gli abbinamenti, li richiede e sa scegliere.
Sig. Marco: Confermo che per il mio tipo di cucina, così particolare e dai sapori che richiedono palati capaci di interpretare oltre che gustare, il buongustaio è doverosamente nostrano.
Amici lettori dalla forchetta sensibile, sentite già un certo languorino? Missione compiuta…se vedemo a Verona!




Di: Elena Pellegrini

Commenti

×