Verona – Palazzo Forti 2011: Dagli Asburgo al Regno d’Italia

| 3 giugno 2011
verona

Il Museo del Risorgimento di Verona è un museo “a episodi”: nato a Palazzo Forti nel 1938, in piena “era fascista” e inaugurato, nientemeno, che dal ministro Bottai, muore nel dopoguerra per le scarse risorse economiche. Un altro taglio del nastro nel 1953 in occasione del centenario della morte del patriota scaligero, Carlo Montanari ma, ancora una volta, durò poco: il restauro del Palazzo Forti iniziò nel ’58 e si concluse nel ’66 giusto per commemorare il centenario dell’annessione di Verona al Regno d’Italia. Però, già nei primi anni Settanta, il museo chiuse per lasciare,definitivamente spazio alla Galleria d’Arte Moderna. In concomitanza dei festeggiamenti per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, l’Amministrazione della Città, seguendo le direttive nazionali e regionali, ha ritenuto, anche per valorizzare uno dei luoghi veronesi nelquale è più evidente la presenza dell’impero austroungarico – l’ex Arsenale asburgico -di inaugurare una mostra di parte dei cimeli (circa un decimo) che costituiscono il patrimonio del Museo del Risorgimento. A questa mostra partecipano anche il Museo di Storia naturale (gli austriaci erano anche dei ricercatori e si occupavano, tra l’altro, di scavi archeologici), la Biblioteca Civica e il Museo Fioroni di Legnago. Nellapalazzina 20/1, sotto la direzione di Paola Marini, con la collaborazione scientifica di Ettore Napione e Federica Bommartini e l’allestimento di Alba di Lieto e Francesca Rapisarda, sono stati esposti 220 cimeli, armi, divise, documenti, busti, tele, monete, medaglie e perfino il menu (regolarmente in francese!) che Garibaldi, in occasione della sua venuta a Verona nel 1867, degustò al Due Torri. Verona, come tutto il Veneto, aderì all’Italia cinque anni dopo la proclamazione dell’unità, ma le voglie di indipendenza dall’Austria si erano già manifestate precedentemente: dapprima con l’anelito (uso un termine d’allora) di coinvolgere Pio IX, poi, visto il diniego (altro termine desueto!), furono i carbonari mazziniani a “dirigere i lavori”. Nella mostra si è cercato di dare sì importanza ai fatti storici testimoniati da reperti militari e civili, ma anche ai fatti marginali, ma pieni di significato “mondano”. Oltre al menu di Garibaldi anche, in occasione della visita del 1857, le litografie rappresentanti l’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe I d’Asburgo e, soprattutto, della moglie Elisabetta Amalia Eugenia di Baviera, quella Sissi resa famosa dalla numerosa filmografia dei nostri giorni (vi ricordate Romy Schneider?)! Altri reperti importanti e forse, poco conosciuti sono i nomi dei veronesi “garibaldini” che furono ben 23! La mostra, che fa parte di Invisibilia, si concluderà l’11 settembre 2011. Il catalogo edito da Silvana Editoriale è curato da Ettore Napione con la collaborazione di Federica Bommartini.

Info: www.comune.verona.it Tel 045/8062611

Di: Carlo Gheller

 

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