Verona IL CODICE DANTESCO TORNA IN ITALIA
Il Presidente d’Ungheria porta il Codex Italicus a Verona dove fu stampato nel trecento
Dante Alighieri fece una sorta di profezia, affermando che la sorte del mondo sarebbe stata migliore se il re d’Ungheria – Carlo Martello d’Angiò – non fosse morto così giovane. Mentre i contemporanei davano per spacciata quella nazione, Dante le prediceva un futuro certo, temendo solo che venisse mal governata. Il culto nutrito dai letterati ngheresi per il “divin poeta” non è solo l’universalmente condivisa ammirazione per il suo genio, ma ha radici storiche ben più profonde e, leggendo gli irraggiungibili versi del Paradiso, le appassionate parole che Dante riserva al giovane sovrano rappresentano una solida argomentazione. Ed è proprio sulla scia di tale legame fra due culture, per altri versi, profondamente differenti che, dopo tre anni di intenso lavoro, si è compiuta una straordinaria iniziativa editoriale. Stiamo parlando della riproduzione fotografica del codice trecentesco della Commedia di Dante, manoscritto conservato nella biblioteca universitaria di Budapest – Il Codex Italicus 1. Il codice è di origine veneta, elemento dedotto non solo dalla presenza dello stemma della famiglia Emo, ma anche dalla patina linguistica e dall’apparato delle illustrazioni presenti. Il manoscritto giunse in Ungheria per far parte della celebre biblioteca del re Mattia Corvino (1443-1490). Successivamente fu trasportato a Costantinopoli, nella biblioteca del sultano (intorno al 1526) per poi essere restituito, nel 1877, alla Biblioteca Universitaria di Budapest, insieme ad altri preziosi manoscritti già appartenenti all’Ungheria.
La riproduzione fotografica è stata realizzata da Grafiche SIZ di Verona e corredata da un volume di Studi e Ricerche a cura di Gian Paolo Marchi e Jószef Pál.
La preziosa iniziativa è il risultato dei fecondi rapporti di scambio culturale fra l’Università di Verona e quella di Szeged e proprio a Verona, in visita ufficiale, il Presidente della Repubblica di Ungheria, László Sólyom, ha ricevuto dalle mani del Magnifico Rettore dell’ateneo veronese, Alessandro Mazzucco, la prima copia riprodotta dell’opera.
L’eccezionale evento si è svolto l’8 novembre scorso davanti ad una platea gremita di autorità, giornalisti e studenti, dove i togati, con tanto di ermellino, hanno accolto la delegazione ungherese. Unico appunto: tranne che in occasione del discorso del Presidente, mancava il traduttore! Quindi, eccezion fatta per il docente e studioso Jószef Pál, che si è espresso in un impeccabile italiano, gli interventi degli altri luminari non sono stati compresi, fra gli striscianti e sussurrati dissensi dei giovani, accorsi in confortante numero.
Di: Elena Pellegrini
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