Verona GUIDA ALLE OSTERIE DI VERONA

| 1 agosto 2003

“Dopo il denaro, il vino è la più importante delle cose”. Wolfgang Goethe 
Amanti del buon vino, unitevi! Finalmente, in edicola, una guida dettagliata che incuriosisce, non solo gli affezionati del “buon bere” ma a tutti coloro che amano la pittoresca rusticità, comune all’ambiente delle “Osterie”.

 La zona geografica presa in considerazione è il Veneto….C’era una volta l’osteria con le sedie impagliate, i tavoli di legno segnati dalle chiazze di vino traboccante dai bicchieri, le travi con chiodi esposti dai quali pendevano salami, dove si giocava alle bocce, dove si giocava d’azzardo alla morra o a braccio di ferro, dove si giocava a carte: briscola, tressette, scopa. Ma dove sono finite le osterie i cui tavoli di legno erano rigati dal temperino o, dal coltello dato dall’oste per mangiare, in cui si annotavano i punteggi delle carte, s’ immortalava un fugace pensiero? La guida offerta da Morganti, elenca alcune osterie veronesi, in cui è ancora possibile rivivere il clima appena descritto. E’ sicuramente piacevole leggere che, ancora esistono “taverne” in cui ci si può scaldare, nei freddi inverni, davanti ad una stufa o un camino, in cui l’oste diviene amico e complice, servo e padrone capace d’imbonire e coccolare i clienti. Tuttavia, tra le righe, si legge come, a dire il vero, la vera protagonista delle osterie, fosse l’ostessa, la moglie che, accoglieva i clienti, con un bicchiere di vino … E alla fine, tutti s’innamoravano di Erminia, Clara Maria insomma, di colei che faceva un po’ da madre a quei figli ereditati a suon di porzioni di cotechino e bicchieri di vino.Gli autori, trattano l’argomento “osteria veneta” sotto diverse prospettive: da un punto di vista sociale, ad esempio, considerandola luogo di socializzazione popolare dove, nel passato, la gente più abbiente, non disdegnava di mescolarsi fra la gente umile dell’ambiente plebeo, attirati dal brivido del proibito.Dalla barzelletta becera, alla storiella balzana; dalla chiacchiera accesa si arrivava talvolta alla riunione sovversiva che poteva sfociare in qualche sciopero.Sotto l’aspetto prettamente storico, ci viene meticolosamente narrato come Napoleone Bonaparte catalogò le osterie dividendole in: osterie; locande; bettole; tranì. Stabilì, inoltre, una relativa normativa comportamentale: ad esempio il divieto d’accesso per le madri e per le donne per bene che attendevano fuori i mariti barcollanti. Giacomo Casanova, Richard Wagner, Carlo Goldoni, Gabriele D’Annunzio ed altri erano assidui frequentatori di tali luoghi. Ancor oggi, alcune vie di Verona hanno preso il nome dall’osteria che, in loro aveva l’insegna. Le osterie del territorio veronese sono tuttora una gustosa giostra di sapori: in esse vengono cucinati minestroni di ortaggi, le rane fritte, frittate con le schie (gamberetti d’acqua dolce) lo stracotto di musso (asino tagliatelle e piselli) le aringhe di Parona, stracotto di cavallo, la testina di vitello, il cotechino con salsa di pane e pepe. La scenografia che vede il fumo di pipe, toscani e sigarette avvolgere i clienti in coltri di nebbia mentre giocano a carte, non è perduta col tempo ma, rivissuta tra le pagine della guida oltre che, nei 31 locali elencati. Tra osterie enoteche e trattorie sono descritte, inoltre, le ricette dei piatti tipici delle osterie veronesi, serviti oggi come un tempo. Il revival storico insieme all’esauriente corredo fotografico, del cibo e dei protagonisti dell’osteria, contribuiscono a far ritrovare al lettore della guida presentata, quell’atmosfera del tempo che fu…

OSTERIE di Verona Stefania Conte,
Michele Gragnato. Morganti Editori. Pag.92

Di: Angela G. Ferrari

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