VERDENA IL SENSO TRAVOLGENTE DEL NUOVO ROCK

| 1 aprile 2004

Potrete catturarli dal vivo, questo mese: vi offriranno torrenzialità elettriche e la sensazione di un rock arrivato in qualche territorio mai battuto prima. E tutto questo partendo nientemeno che dalle valli bergamasche!! 

Perché è da lì, da una provincia amniotica come tante altre, che la vicenda dei Verdena ha inizio. Vicenda convulsa, passata dal semi-anonimato che caratterizza un po’ tutti i giovani gruppi all’esordio fino alle lodi sperticate della critica e alla conquista, questa sì davvero inaspettata, delle classifiche. Esplosi un paio d’anni fa, con un album intitolato “Solo un grande sasso”, i Verdena degli esordi esprimevano canzoni di rabbia implosa fra limiti tecnici fisiologici e una forte voglia di dire, maturata nel corso di un’adolescenza marchiata a fuoco da una profonda predilezione per il rock: quello di oggi, ma anche quello di ieri, come dimostra l’abitudine del gruppo di proporre cover di pezzi storici (come “Harvest” di Neil Young, che è stata inclusa nell’ep che ha anticipato l’uscita del disco nuovo). Fin dall’inizio hanno goduto dell’appoggio di Mtv, che ha fatto del clip di “Valvonauta” un vero e proprio hit della propria programmazione. E nel breve volgere di pochi mesi i Verdena sono diventati qualcosa di più di una delle tante belle e vane speranze del rock italiano. Ora sono tornati in scena con una delle prime uscite discografiche italiane di rilievo dell’annata: un album che subito ha guadagnato la top ten delle classifiche di vendita (il primo singolo estratto dall’album, “Luna”, è arrivato addirittura al primo posto: davvero una bella soddisfazione, nel paese che si lascia colonizzare persino dalla dance rumena!), lasciando intravedere la possibilità di consolidare ed allargare ulteriormente il culto per una giovane formazione rock fra le più personali ad aver calcato le scene nazionali negli ultimi anni. “Il suicidio del samurai”, questo il titolo del nuovo disco, è un lavoro carico di suoni e immagini, che vanno a riempire un set di canzoni compiute e mature, che consentono ai Verdena di compiere quel salto di qualità necessario ad aggirare elegantemente l’etichetta di emuli dei Nirvana. Nonostante la giovane età media e l’ancor fresca esperienza, il gruppo ha voluto il controllo totale di questa opera chiedendo ed ottenendo di gestire anche la registrazione e la produzione artistica. Compiti che nei due precedenti album erano stati affidati alle mani esperte di Giorgio Canali per l’album d’esordio e a Manuel Agnelli degli Afterhours per il secondo. Qui invece i Verdena hanno fatto tutto da soli. Il lavoro infatti è stato scritto, registrato, arrangiato e prodotto unicamente dal gruppo in un vecchio pollaio in Val Seriana trasformato nel loro personale studio di registrazione. “E’ una cosa che in fin dei conti abbiamo sempre desiderato – raccontano loro -. E ad essere sinceri per molti aspetti ci siamo trovati meglio. Abbiamo avuto l’occasione di lavorare più direttamente sui suoni, e soprattutto abbiamo potuto registrare come se fossimo a casa nostra, in piena tranquillità e serenità. Qua e là nell’album c’è anche qualche traccia di questa pace che ha avvolto le session: lasciavamo qualche microfono appositamente fuori per catturare i rumori della valle”. Da questa esperienza è uscita una collezione che gli autori stessi definiscono come il frutto di due forze contrapposte: come una cappa d’ansia tenuta a bada dal ricorso ad una distaccata ironia. “E’ un disco molto diverso dal precedente, perché in generale ci stanchiamo presto di quel che facciamo nell’arco di un tour -spiegano- Sentiamo sempre il bisogno di sperimentare qualcosa di nuovo.  Ora siamo arrivati a questo punto, ma il nuovo album potrebbe  essere  completamente differente’ Nell’attesa, se volete catturare i Verdena come sono ora, attenzione alle date: il 2 sono al Buddha di Orzinuovi, Brescia, il 9 al Thunder Road di Codevilla, Pavia, il 28 al Rainbow di Milano.

Di: Claudio Andrizzi

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