Venezia – MARINO MARINI – “PASSIONI VISIVE”

| 24 aprile 2018
Marino Marini 1

Un “grande campione” della storia dell’arte del ventesimo secolo

Marino Marini

Sarebbe stata felice Peggy Guggenheim di presenziare all’inaugurazione che ha aperto a Palazzo Fabroni le celebrazioni di Pistoia, Capitale Italiana della Cultura 2017, della retrospettiva dedicata a Marino Marini, suo illustre concittadino, ed ora ospitata a Venezia in Palazzo Venier de’ Leoni, dove lei visse a lungo. La collezionista, infatti, fu da sempre una fan dell’artista, tanto che, nel 1948 collocò l’ “Angelo della città” tra i cancelli della sua dimora affacciata sul Canal Grande. Ora, la mostra, organizzata dalla Fondazione Marino Marini-Pistoia, e dalla Fondazione Solomon R. Guggenheim-Venezia, curata da Barbara Cinelli e Flavio Fergonzi, con la collaborazione di Chiara Fabi, è approdata qui per perseguire lo scopo di situare Marino Marini organicamente nella storia della scultura. Infatti, il Direttore della Fondazione, Maria Teresa Tosi, scriveva: “Manca ancora, nella vicenda espositiva e nella letteratura scientifica su Marini un serio lavoro di contestualizzazione storica e stilistica della sua ricerca di scultore… l’unica che può restituire all’artista la sua posizione di assoluto rilievo nella vicenda del modernismo novecentesco internazionale.” L’esposizione quindi ripercorre tutte le fasi della creazione artistica del Maestro dagli anni Venti agli anni Sessanta, dove le sue invenzioni vengono poste in relazione diretta con i grandi scultori del Novecento e con alcuni esempi di scultura dei secoli passati, dall’antichità egizia a quella greco-arcaica ed etrusca, dalla scultura medioevale a quella del Rinascimento e dell’Ottocento che furono consapevolmente recuperati da lui. Vediamo quindi dialogare Pomone, guerrieri, giocolieri, ritratti e gli apprezzatissimi, dalla critica attenta, cavalieri. Tutti i materiali sono stati da lui impiegati: gesso, bronzo, legno policromo, ceramica, terracotta. La rassegna è anche sintomatica delle vicende della sua vita; durante il secondo conflitto mondiale e il suo esilio in Svizzera l’artista sembra guardare con particolare attenzione al drammatico realismo di Donatello,    da cui una vena espressionista. La ricerca post-bellica lo riporta ad indagare in forme più astratte il tema del cavallo e cavaliere che lo porta al vertice della scultura contemporanea. In una sala apposita i cavalieri sono messi a confronto con cavalli e cavalieri della civiltà del Mediterraneo e dell’antica Cina. Chiudono la mostra i piccoli e grandi “Guerrieri” e le “Figure coricate” degli anni Quaranta/Sessanta ed il relativo inatteso confronto con l’antica tradizione toscana di Giovanni Pisano. Nelle 10 sale sono presenti, fra gli altri, i capolavori “Nuotatore” (1932), “Icaro” (1933), “Ritratto di Stravinsky” (1951), dell’amico critico Lamberto Vitali e dello scultore Fausto Melotti. Va ricordato che Marini fu, oltre che scultore, anche pittore (qui non rappresentato), di cui riporto il commento, ai tempi, di Franco Russoli che mi pare comunque valga anche per la scultura: “Marino sente il dipinto come immagine che trasforma la sostanza fisica dell’oggetto in puro simbolo figurale, e ne traduce gli elementi sensoriali, in ‘valori’ cromatici, plastici e lineari. Il significato dell’opera è sempre chiaro ed esplicito nei suoi termini di rappresentazioni, e non affidato ad analogie o evocazioni “informali” di ordine materico o psicologico. (….). Marino Marini è nato a Pistoia nel 1901 ed è morto a Viareggio nel 1980. Di lui hanno parlato i maggiori critici nazionali ed internazionali.                                                                                                                                                                                                     La mostra è corredata da un catalogo, nelle versioni italiana ed inglese, pubblicato da Silvana Editoriale, che contiene vari testi critici, cronologia, bibliografia ed esposizioni. L’evento espositivo è realizzato grazie al sostegno di Lavazza in qualità di Global Partner della Fondazione Solomon R. Guggenheim. Tale collaborazione, nata quattro anni fa, evidenzia come l’avanguardia sia un valore innato e fonte d’ispirazione per Lavazza fin dalla sua fondazione a Torino nel 1895.

Collezione Guggenheim – Palazzo Venier de’ Leoni – 701 Dorsoduro (fermata Vaporetti 1 e 2, Accademia); Fino al 1° Maggio 2018;    orari: tutti i giorni tranne martedì 10-18; Tel. 041 2405440/419; www.guggenheim-venice.it

Fabio Giuliani

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