Venezia – Léger – 1910-1930. La visione della città contemporanea

| 11 giugno 2014
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 “Se l’espressione pittorica è cambiata, è perché la vita moderna lo ha richiesto…La vista dal finestrino della carrozza ferroviaria e dell’automobile, unita alla velocità, ha alterato l’aspetto abituale delle cose. Un uomo moderno registra cento volte più impressioni sensoriali rispetto a un artista del diciottesimo secolo…La compressione del quadro moderno, la sua varietà, la sua scomposizione delle forme, sono il risultato di tutto questo”.      (Fernand Léger, 1914)

Tornato a Parigi dopo il servizio militare nella prima guerra mondiale, Fernand Léger (1881-1955) incontra una città cambiata, infusa di una nuova energia chiassosa che lo avrebbe ispirato per creare uno dei suoi dipinti fondamentali, la monumentale “La Ville”, era il 1919, l’opera è oggi custodita al Philadelphia Museum of Art. La creazione di questo lavoro segnò l’ inizio del periodo più sperimentale per Léger , gli anni  Venti, nei quali l’artista contesta e ridefinisce la pratica della pittura, portandosi verso un impegno attivo nelle arti popolari e urbane.  Realizzata in stile post – cubista, questa opera, secondo il curatore, “vuole trasmettere visceralmente la densità e la complessità spaziale dell’ambiente urbano e allora realizza l’opera come un “murale”, enorme e capace di parlare a tutti.” Con la sua composizione caratterizzata da montaggi, incroci, tagli di scena e drammatici “close-up”,         “La Ville” emula il più popolare dei moderni intrattenimenti urbani, il cinema. Ed è noto che ad un certo punto, negli anni ’20, Leger avesse intenzione di abbandonare la pittura a favore della settima arte. L’opera influenzerà un’intera generazione di artisti, facendosi manifesto della pittura dedicata al tema della città contemporanea. C’è tutta la frenesia delle città nell’opera, ci sono le architetture composte di assemblaggi cubo-futuristi, e i suoi abitanti, uomini meccanici, una sorta di robot, armoniosamente integrati nel dinamismo della nuova “macchina urbana”. Ma questa è solo uno dei grandi capolavori che abbiamo potuto ammirare al Museo Correr per l’importante evento espositivo dedicato ad uno dei più particolari e versatili artisti del ventesimo secolo internazionale, realizzato in collaborazione tra i Musei Civici Veneziani e il Philadelphia Museum of Art, Istituzione americana dove ha in precedenza ottenuto ottimi riscontri. Sono stati proposti altresì una serie d’importanti opere provenienti da collezioni pubbliche e private europee e statunitensi. Il pittore francese, influenzato dal cubismo, dal futurismo, dal costruttivismo e dal neoplasticismo, rappresenta l’avanguardia di inizio Novecento, quando gli artisti figuravano nuove realtà testimoniandone i cambiamenti della loro epoca. Questa prima grande esposizione sull’opera del pittore francese tenuta in Italia, a cura di Anna Vally e con la direzione scientifica di Gabriella Belli e Timothy Rub (direttore del MPA di Philadelphia) e il progetto espositivo di Daniela Ferretti, con ben 60 opere di Lèger, è stata incentrata sulle teorie dello spazio in relazione al progresso. Centrale è l’idea della città dopo la Grande Guerra, abitata da uomini automi e da architetture metalliche simili ad ingranaggi. Cinque sezioni: “La metropoli prima della Grande Guerra”, “Il pittore della città”, “La Pubblicità”, “Lo Spettacolo”, “Lo Spazio”. La ricca produzione di Léger ha “dialogato” qui idealmente con preziosi capolavori di autori di quel periodo, tra cui Duchamp, Picabia, Robert Delaunay, El Lissitzky, Mondrian, Le Corbusier, tutti artisti che come lui hanno contribuito a rinnovare l’idea della rappresentazione urbana, attraverso una sperimentazione che va dal cubismo al futurismo, dal costruttivismo al neoplasticismo di De Stjil. Alla mostra è abbinato un catalogo edito da Skira. www.mostraleger.it

Fabio Giuliani

 

 

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