Venezia – HIERONYMUS BOSCH E VENEZIA

| 4 maggio 2017
Bosch - Venezia 1

Da Venezia trasferta e ritorno di sublimi capolavori

“Che cosa significa, o Hieronymus Bosch, / il tuo sguardo attonito, che cosa / il pallore del tuo volto? Come se tu / avessi visto svolazzare dinnanzi a te i Lemuri, / gli spettri dell’erebo! Per te, io credo, si sono / aperti i recessi / di Dite impenetrabile / e le dimore del Tartaro: poiché la tua mano / ha saputo dipingere bene ogni segreto anfratto dell’Averno.” (Dominicus Lampsonius, 1572)

Hertogenbosch, meglio nota come Den Bosch, è bella località olandese, certamente molto meno conosciuta di altri centri dei Paesi Bassi, a partire dalla Capitale Amsterdam, o Rotterdam e L’Aia. Ma è famosa e citata nelle enciclopedie e in particolare sul libri di Storia dell’arte per avere dato i natali (e poi visto la sua scomparsa) a Hieronymus Bosch (1453-1516), uno degli artisti più singolari ed enigmatici di ogni tempo, operante nel cuore del Rinascimento, del quale, nel 2016 sono caduti quindi i 500 anni dalla morte.

Per celebrare questa importante ricorrenza , sempre qui, presso il Noordbrabants Museum dall’11 Febbraio all’8 Maggio 2016 si è tenuta la mostra “Hieronimus Bosch. Visions of genius”, terminata con 421.700 visitatori, tre volte tanto gli abitanti della cittadina stessa; evento espositivo (ed enorme successo) poi replicato a Madrid al Museo del Prado dal 31 Maggio all’11 Settembre dello stesso anno con “El Bosco: la exposición del V centenario”. In entrambe le tappe erano presenti, e fondamentali tra i numerosi prestiti internazionali, anche il “Martirio di Santa Liberata”, le “Quattro Visioni dell’Aldilà” e i “Tre Santi Eremiti”, unici tre lavori conservati in Italia, facenti parte delle collezioni delle Gallerie dell’Accademia di Venezia e recentemente riportati all’antico splendore da un magistrale restauro. Anche la celebre città italiana ha inteso partecipare attivamente all’anniversario, e dopo un anno di assenza, gli stessi capolavori, tornati in laguna, sono oggetto di una mostra-studio allestita a Palazzo Ducale presso gli Appartamenti del Doge. Secondo quanto affermato da Gabriella Belli, (Direttrice della Fondazione Musei Civici veneziani) non è solo un omaggio alla fantasia e alla perizia di un originalissimo interprete del Rinascimento europeo, ma anche un’immersione nel gusto cinquecentesco per l’onirico e il bizzarro, che trovò una delle sue massime espressioni nella collezione del Cardinale veneziano Domenico Grimani, figlio del Doge. Fondamentale, nella ricostruzione del rapporto tra Bosch e Venezia, risulta la testimonianza precocissima di Marcantonio Michiel, conoscitore e critico d’arte, il quale nel 1521, nel descrivere la collezione “lagunare” del detto Cardinale, nomina, accanto a una straordinaria serie di dipinti nord europei, tre opere di Bosch con mostriciattoli, incendi e visioni oniriche: opere che l’Alto Prelato, alla sua morte, due anni più tardi, lascerà in eredità alla Serenissima Repubblica, insieme ad altre pitture e sculture. Casse piene d’opere rimasero nei sotterranei di Palazzo Ducale fino al 1615, quando un nucleo fu recuperato ed esposto nella residenza dogale. La mostra si sofferma molto sulla figura del Grimani (effigiato in un tondo di Palma il Giovane insieme al nipote Marino e nella bellissima medaglia realizzata dal Camelio) e sui suoi interessi collezionistici con opere di grande importanza come alcune statue greche e soprattutto la placchetta argentea con la “Flagellazione di Cristo”- prestato alla mostra dal Kunsthistorisches Museum di Vienna – e l’eccezionale “Breviario Grimani” con le sue 110 miniature (1515-1520 c.), probabilmente il più bello e il più importante tra i manoscritti miniati prodotti nelle Fiandre durante l’estrema fioritura dell’ “ars illuminandi”, in un tempo in cui i libri a stampa erano ormai accessibili e le opere manoscritte una rarità. Visioni inquietanti, paesaggi che sembrano frutto di allucinazioni, creature immaginarie dalle forme grottesche furono ricercati lungo tutto il secolo e oltre per la loro capacità di suscitare stupore e fornire spunti di discussione nei cenacoli eruditi. Secondo il curatore, Bernard Aikena, esperto dei rapporti artistici tra Nord e Sud Europa, le immagini di demoni e mostri non deriverebbero da Bosch. Meraviglia e ricerca procedono di pari passo: all’irresistibile fascinazione per gli universi surreali di Bosch, il progetto unisce nuove acquisizioni sui suoi rapporti con l’arte e la cultura italiana, sulle origini e il significato delle opere di un artista enigmatico che non ha mai smesso di suscitare curiosità. Per tale motivo ai tre capolavori sono accostate circa 50 opere coeve, fra cui dipinti, incisioni, sculture e rari manoscritti miniati. Straordinari disegni e bulini di Albrecht Dürer, Pieter Bruegel, Lucas Cranach si uniscono a fogli del corpus grafico leonardesco e al celebre “Sogno” di Marcantonio Raimondi, al “Satiro che beve” di Andrea Briosco detto il Riccio e al “Calamaio” in forma di mostro marino di Severo da Calzetta, piccoli oggetti mostruosi richiestissimi per ornare gli studioli dell’epoca. E poi dipinti dei numerosi epigoni di Bosch, che riempirono l’Europa ormai barocca di un insieme di visioni infernali e creature deformi, oggi in arrivo da importanti musei di Bruxelles, Vienna e Basilea. Al termine del percorso, un’installazione di realtà aumentata invita il pubblico a immergersi negli anfratti dell’Inferno e del Paradiso delle Visioni dell’Aldilà, per un emozionante incontro ravvicinato con l’artista e con le sue chimere. In mostra, un’infilata di anonimi seguaci del grande artista presenti in laguna ci dà conto della nascita di un mito; così come la diffusione dei motivi boschiani anche nella grafica è testimoniata da un nucleo di prestiti importanti dalla Koninklijke Bibliotheek van Belgie di Bruxelles.

In arrivo per l’occasione, da Vienna e Basilea, visioni infernali e allucinanti spettacoli, come l’enorme tela di Jacob Isaacz van Swanenburgh, mostrano l’apoteosi seicentesca di Bosch in patria, mentre nella città dei Dogi sarà Joseph Heintz il Giovane (in laguna per oltre cinquant’anni, dal 1625 fino alla morte) a far rivivere con i suoi “stregozzi” l’universo cupo e onirico, le creature deformi e grottesche di Bosch, in perfetta sintonia con il clima negromantico e gli interessi di molti esponenti dell’Accademia degli Incogniti.

Il catalogo, ricco di studi e ricerche, edito da Marsilio, ci illumina su questo inestimabile patrimonio veneziano, giunto qui nel primo Cinquecento e qui sempre rimasto, a dimostrare una Venezia aperta alle realtà più innovative ed insolite al di fuori dei suoi confini.

Le opere leggendarie di Jheronimus Bosch sono al centro di Percorsi attivi e Laboratori per Scuole, Adulti e Famiglie.

Un evento espositivo importante, questo, da non perdere nella Venezia pre-Biennale, con la quale, dopo le inaugurazioni del 10 Giugno, convivrà per circa un mese, permettendo quindi al grande pubblico esperto ed appassionato di arte contemporanea di “studiare” un grande protagonista ed un periodo fondamentale di arte antica, e ai maggiori fruitori di quest’ultima di “infarinarsi” e di “viaggiare” nelle nuove tendenze dell’attualità artistica internazionale.

Palazzo Ducale (Appartamento del Doge); Piazza San Marco, Venezia; fino al 4 Giugno 2017; Orari: 8.30-19 (chiusura biglietteria un’ora prima); biglietti: intero 12 Euro, ridotto 10 Euro; Prenotazioni: Call center dedicato: 041 86 27 167 attivo dalle 9 alle 16.30, dal lunedì al venerdì; http://palazzoducale.visitmuve.it/it/mostre/mostre-in-corso/mostra-bosch/2017/01/17792/jheronimus-bosch-e-venezia/

Fabio Giuliani

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