Varese – Villa Panza di Biumo: “Natura naturans”, Roxy Paine e Meg Webster

| 2 febbraio 2016
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“Arte visiva che si fa arte di vivere” (Angela Vettese)

Relazioni uomo-natura: autoconservazione o autodistruzione?

“Il titolo in latino della mostra, ‘Natura naturans’, deriva direttamente dal pensiero filosofico spinoziano, dove la sovrapposizione dei concetti di Dio e Natura è stata esplicitata per la prima volta con dei sottili distinguo. La Natura voluta da Dio sarebbe la ‘natura naturata’ e quindi perfetta e immutabile, statica e compiuta in quanto atto della volontà divina. Ma all’interno di questa perfezione la natura può anche assumere un volto mutevole e dinamico (ben espresso dall’osservazione dei suoi aspetti microscopici e degenerativi, che meglio ne svelano il funzionamento), un volto non per questo imperfetto. Tale espressione provvisoria del disegno divino s’inquadrerebbe come ‘natura naturans’ (il carattere meccanico ed evolutivo dei fenomeni naturali.” Con queste parole Anna Bernardini, Direttore Villa e Collezione Panza, qui anche in veste di co-curatrice insieme ad Angela Vettese, esordisce nel suo commento alla mostra attualmente in corso a Villa Menafoglio Litta Panza, da alcuni anni gestita dal FAI-Fondo Ambiente Italiano, donata all’ente dall’ultimo proprietario, il conte Giuseppe Panza, per tanto tempo appassionato collezionista, spesso anticipatore di tendenze artistiche e di autori praticamente sconosciuti in Italia, ma che, proprio in seguito ad acquisizioni permanenti o esposizioni temporanee in quegli ambienti, suscitarono maggiore interesse anche da parte della critica e una conseguente valorizzazione sul mercato. Ora gli artisti considerati sono Roxy Paine e Meg Webster, americani, di due generazioni diverse e differenti linguaggi creativi ma accomunati dall’idea della natura come ciclo continuo di crescita e decadimento, con rimando quindi al titolo assegnato alla mostra.    Dei due possiamo vedere 28 grandi opere ed installazioni prodotte dal 1982 al 2015, sia all’interno che appena fuori dalla villa formando così un particolare e riuscito equilibrio tra la struttura e la collezione permenente. Alcune di esse sono stati appositamente create sul posto mentre altri provengono da istituzioni museali internazionali come il Solomon R. Guggenheim Museum, il The New School Art Collection e il Whitney Museum of American Art di New York, il Museo Cantonale di Lugano l’Israel Museum di Gerusalemme, da collezioni private e dalla Panza Collection di Mendrisio. Roxy Paine (New York, 1966) ha studiato al College of Santa Fe in New Mexico, poi al Pratt Institute di New York; dal 1990 ad oggi gli sono state dedicate numerose collettive e personali in musei e gallerie di tutto il mondo. Le sue opere più conosciute (presenti in Fondazioni e musei europei ed americani) sono i “Dendroids”, iniziate nel 1999, sculture-albero fatte di tubi ed acciaio inossidabile. Uno di essi, “Maeltrom”, è stato installato nel 2009 nel giardino sul tetto del Metropolitan Museum of Art di New York. Nella mostra attuale vediamo alcuni lavori della serie “Replicants”, iniziata nel 1997, realizzati a mano con resine sintetiche, lacche, polimeri e vernici industriali con cui crea alghe, funghi velenosi, muffe e fiori, disposti nello spazio in veri e propri “campi”, sia in orizzontale, sul pavimento, che in verticale, sulle pareti. Quindi “Dinner of Dictators” (1993-1995), un “convivio del male” in cui incontriamo i grandi dittatori della Storia – da Gengis Khan a Napoleone, Hitler, Mussolini, Suharto – con il loro piatto preferito. Come afferma nel suo saggio Angela Vettese, lo scopo dell’arte per l’autore è offrire mezzi di aiuto alla consapevolezza. Meg Webster (San Francisco, California, 1944), neworkese di adozione, ha studiato in Virginia e alla Yale University. E’ scultrice e creatrice di installazioni, esegue anche disegni ed opere su carta. Utilizza spesso elementi naturali come sale, acqua, muschio, cera vergine, arbusti, vetro e rame, ma la materia preferita è la terra, allo stato primordiale, tramite lavori all’aperto o in ambienti chiusi. E’ questo il caso di “Slipped Cone with Flat Top”, opera inserita nella collezione permanente di Villa Panza, voluta ed installata tempo addietro nelle Scuderie dallo stesso conte, che così ebbe ad esprimersi: “(…) I suoi tumuli non fanno pensare al sepolcro e alla morte, ma alla nostra madre, alla natura che ci nutre con i suoi frutti (…). E’ un omaggio alla sua silenziosa umile presenza. Esiste da sempre. Dimentichiamo la sua importanza, senza di lei non potremmo vivere (…). Usare la terra per fare arte è un evento unico, non ricordo qualcosa di simile avvenuto in passato.” Ora, a Villa Panza, l’artista esprime con le sue opere l’utopia di un paesaggio più confortevole per tutte le creature. Il progetto espositivo ha avuto l’importante supporto di JTI (Japan Tobacco International) partner istituzionale di Villa e Collezione Panza, con cui la Fondazione ha avviato una collaborazione pluriennale con lo scopo di valorizzare e promuovere le attività culturali di questo straordinario bene, assicurandone l’accessibilità ad un pubblico ampio e diversificato. Il doppio catalogo (uno per ciascun artista) è pubblicato da Silvana Editoriale. Durante il periodo della mostra sono previste attività collaterali dedicate a famiglie e bambini, visite speciali ed attività didattiche per le scuole. Niente di meglio, in questi ultimi weekend, di una visita a questa mostra, fra le più intense manifestazioni collegate ad EXPO 2015, onde continuare a riflettere sui temi proposti: “Nutrire il Pianeta. Energia per la Vita”.

Villa e Collezione Panza – Piazza Litta 1, Varese; fino al 28 Febbraio 2016; orari: tutti i giorni, tranne i lunedì non festivi, dalle 10 alle 18; Per informazioni rivolgersi al FAI, Tel. 02 467615219; Sito Internet: www.naturanaturansvillapanza.it

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Fabio Giuliani

 

 

 

 

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