Valerio Scarano, violinista

| 4 agosto 2023
Valerio Scarano 1

E’ stato il più giovane solista ad aver suonato al Teatro Grande di Brescia (vi esegue a 7 anni il concerto di Oskar Rieding).

Oggi 19enne, il violinista Valerio Scarano aggiunge nuove tappe al suo già brillante percorso artistico (concerti in Norvegia, Spagna, Belgio, Olanda, Germania; membro fondatore dell’Ede String Quartet; collaborazioni con l’Orchestra di Padova e del Veneto, la Severoceska Filharmonie Teplice della Repubblica Ceca). Ha appena suonato in Svizzera: come solista alla Fondazione De Wolff di Sion; con altri quattro virtuosi cameristi alla Fondazione Louis Moret di Martigny; come orchestrale al Festival Musikdorf di Ernen, sotto la bacchetta di Sylvain Jaccard. A gennaio è stato selezionato, con soli altri 7 partecipanti, alla Masterclass dell’Erben Music Festival, unico italiano tra una 50ina di domande arrivate da tutto il mondo. Nel 2019 ha vinto l’audizione con l’orchestra giovanile del Concertgebouw di Amsterdam e oggi è Ambassador di questa compagine sinfonica (la promuove e la rappresenta in varie occasioni pubbliche). Valerio parla cinque lingue, ha vinto tutti i concorsi cui ha partecipato, è figlio d’arte: il padre, Alfonso, direttore d’orchestra, da 13 anni dirige l’Orchestra Filarmonica della Tailandia, compagini sinfoniche in Ungheria, Israele, Corea, Russia, Turchia (più di 40 orchestre sono passate davanti alla sua bacchetta).

«Alla HEMU di Losanna, dove mi sto perfezionando con Francesco De Angelis, primo violino di spalla del Teatro alla Scala di Milano, la cosa più  impressionante è la qualità degli studenti – spiega Valerio Scarano –. Le selezioni sono molto severe: tra i docenti (violinisti), spiccano i nomi di Janine Jansen, Renaud Capucon, Tomo Keller, fra gli altri. Ho frequentato molte masterclass, soprattutto in Germania, e mi ha colpito il fatto che gli insegnanti si passino gli allievi tra di loro. E’ normale che uno studente della classe di Julia Fischer faccia lezione con Christoph Poppen e viceversa, in Italia questo non accade».

Quali maestri, incontrati in questi anni, ricorda con piacere?

«Arndt Auhagen, mio tutor dell’Orchestra del Concertgebouw, è un musicista meraviglioso e una persona di un’umanità incredibile, mi ha aiutato tantissimo. Ho spesso anche suonato con Julian Rachlin, che ritengo uno dei migliori violinisti al mondo. Mi piace ugualmente citare il direttore Pablo Heras Casado: nel mio primo giorno ad Amsterdam, ha osato chiedere alla RCO Young (musicisti di età compresa tra i 14 e i 17 anni, provenienti da 27 paesi della Comunità Europea, insieme per la prima volta) di eseguire da capo a fondo l’intera Quinta Sinfonia di Tchaikovsky. Alla scuola di Losanna mi sto perfezionando anche con Regis Pasquier, 77 anni, un pozzo di cultura violinistica: ha studiato con Nathan Milstein e lavorato con Itzhak Perlman, Isaac Stern, Leonid Kogan, Yehudi Menuhin. Infine, voglio menzionare un altro maestro che ritengo eccezionale, Christoph Poppen: molti violinisti oggi in carriera, da Augustin Hadelich a Isabelle Faust, fino all’attuale primo violino dei Berliner Philharmoniker, Noah Bendix–Balgley, hanno studiato con lui. Parafrasando il Conte Waldstein, anch’io, in grazia di un lavoro ininterrotto, spero di ricevere dalle loro mani lo “spirito” di quelle immense personalità».

ENRICO RAGGI

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