Torino – I MACCHIAIOLI . ARTE ITALIANA VERSO LA MODERNITA’
“E fu detto che la forma non esisteva e siccome alla luce tutto risulta per colore e per chiaroscuro così si volle solamente la macchia ossia per colori e per toni ottenere gli effetti del vero” (Diego Martelli)
Torino, Maggio 1861; negli spazi della Promotrice delle Belle Arti, veniva organizzata una rassegna dove erano presenti alcuni pittori appartenenti al movimento dei “Macchiaioli”, così denominati in quanto nelle loro composizioni applicavano la teoria della ‘’macchia’’ sostenendo che la visione delle forme è creata dalla luce come macchie di colore, distinte, accostate o sovrapposte ad altre macchie di colore rendendo in tal modo l’artista più libero di rappresentare con immediatezza verista ciò che il suo occhio percepisce nel presente. Dette teorie si sviluppavano come reazione agli abituali dettami delle “Accademie” rapportandosi anche con i fermenti ideologici del “Risorgimento” nazionale e dei cambiamento geopolitici in voga in quegli anni. A seguito della sua proclamazione a Capitale del “Regno d’Italia” all’indomani di ben tre conflitti aspri contro l’Impero austro-ungarico (le celebri “Guerre d’Indipendenza Italiana”) la città di Torino – da cui, ricordiamo, erano originari i rappresentanti della Casata dei Savoia, che parte fondamentale ebbero sia nelle battaglie “sul campo” che nella costituzione del nuovo Stato – stava vivendo una stagione di particolare fermento culturale: risale proprio a questo periodo, e precisamente al 1863, la nascita della collezione civica d’arte moderna che aveva il compito di documentare l’arte allora contemporanea. L’attuale Galleria d’Arte Moderna, da anni sede di una importante collezione permanente, arricchitasi nel tempo, nonché di qualificati eventi espositivi temporanei, non a caso, forse, è stata scelta per ospitare una bella mostra intitolata “I macchiaioli. Arte italiana verso la modernità”, organizzata e promossa da Fondazione Torino Musei, GAM Torino e 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE, a cura di Cristina Acidini e Virginia Bertone, con la collaborazione dell’Istituto Matteucci di Viareggio, altra sede fondamentale per la divulgazione dell’arte italiana tra Otto e Novecento. Vediamo qui circa 80 opere provenienti dai più importanti musei italiani, enti e collezioni private, in un ricco racconto artistico sulla storia del movimento, dalle origini al 1870, con particolari confronti con i loro contemporanei italiani. Gli antefatti, la nascita e la stagione iniziale (e più felice) della pittura macchiaiola, ossia il periodo che va dalla sperimentazione degli anni Cinquanta del XIX secolo , ai capolavori degli anni Sessanta, sono i protagonisti di questa iniziativa che intende valorizzare il dialogo artistico tra Toscana, Piemonte e Liguria nella ricerca sul vero. Fu a Firenze che i giovani frequentatori del Caffè Michelangiolo misero a punto la ‘macchia’, coraggiosa sperimentazione che porterà ad un’arte italiana “moderna”, il cui “mentore non pittore” (parafrasando il termine sportivo “Capitano non giocatore”; tipico, ad esempio, nel Tennis con le squadre nazionali di Coppa Davis, e, restando nel mondo dell’arte contemporanea, potrei riferirmi ad Achille Bonito Oliva e gli interpreti della “Transavanguardia) fu Diego Martelli (Firenze, 1839-1896), che intuendone il valore, ospitò molti di loro nella sua tenuta di Castiglioncello, frazione di Rosignano Marittimo in provincia di Livorno. Occasione di proficuo dialogo con la pittura macchiaiola è la prestigiosa collezione ottocentesca della GAM, che favorisce un’inedita occasione di studio; In questa prospettiva un’attenzione particolare viene restituita ad Antonio Fontanesi, nel bicentenario della nascita (anticipiamo, per lui, l’omaggio che la Fondazione Palazzo Magnani di Reggio Emilia gli dedicherà dalla prossima metà di Aprile), agli artisti piemontesi della Scuola di Rivara (Carlo Pittara, Ernesto Bertea, Federico Pastoris e Alfredo D’Andrade), sostenuti da Giovanni Camerana, e ai liguri della Scuola dei Grigi (Serafino De Avendaño, Ernesto Rayper), individuando nuovi e originali elementi di confronto con la pittura di Cristiano Banti, Giovanni Fattori, Telemaco Signorini, Odoardo Borrani, protagonisti di questa cruciale stagione artistica. Il percorso di visita inizia con il racconto della formazione dei protagonisti, necessario per far apprezzare a pieno il contributo innovativo dei macchiaioli all’interno della storia dell’arte. Dalle opere di pittori e maestri accademici di gusto romantico o purista, come Giuseppe Bezzuoli, Luigi Mussini, Enrico Pollastrini, Antonio Ciseri, Stefano Ussi, ai giovani futuri macchiaioli come Silvestro Lega, Giovanni Fattori, Cristiano Banti, Odoardo Borrani: attraverso il confronto delle opere si dimostra la loro educazione tradizionale, rispettosa dei grandi esempi rinascimentali. Viene dato particolare risalto alle prime rassegne, dalla già citata Promotrice torinese e all’ Esposizione nazionale di Firenze del 1861; sullo sfondo è la visita all’Esposizione Internazionale di Parigi del 1855, un avvenimento decisivo per i giovani macchiaioli che suscita grande curiosità ed emulazione nei confronti della nuova visione “oggettiva” e diretta; in proposito, verrà sostenuto negli anni a venire, tendenza anticipatrice – se pure con differenze – di quelle che saranno, di lì a poco tempo, le caratteristiche principali di una nuova pittura francese, anch’essa, nei primi tempi, oggetto di scherno e della terminologia dispregiativa di “Impressionisti”, così come erano stati definiti i toscani “macchiaioli”. (Rimando, su quanto appena esposto, agli studi e commenti di Fernando Mazzocca e Carlo Sisi in una bellissima mostra da loro curata, tra 2003 e 2004, “I Macchiaioli. Prima dell’Impressionismo” alla Fondazione Bano in Palazzo Zabarella, Padova.) Si affronta quindi la sperimentazione della macchia applicata al rinnovamento dei soggetti storici e di paesaggio, con opere degli anni Cinquanta e dei primi Sessanta, durante i quali talvolta gli amici si trovavano vicini a dipingere lo stesso soggetto da angolature di poco variate, così da evidenziare il loro percorso comune. A seguire si propongono le scelte figurative dei macchiaioli dall’“Unità d’Italia” a Firenze capitale e gli ambienti in cui maturò il linguaggio macchiaiolo: dalle movimentate estati trascorse a Castiglioncello, nella tenuta di Martelli, ai più pacati pomeriggi autunnali e primaverili a Piagentina, nell’immediata periferia fiorentina, ove gli artisti si erano ritirati a lavorare al riparo dalle trasformazioni della Firenze moderna, accentuate dal 1865 dal suo ruolo di Capitale dell’Italia unita. L’ultimo capitolo del viaggio affianca alle opere l’esperienza cruciale di due riviste: il “Gazzettino delle Arti del Disegno”, pubblicata a Firenze nel 1867, e l’“Arte in Italia”, fondata due anni dopo a Torino, che accompagna le vicende artistiche italiane sino al 1873. In conclusione, questa bella mostra rappresenta l’occasione non solo per ammirare capolavori assoluti della pittura macchiaiola, ma ne permette una migliore comprensione sottolineando il dialogo che ha unito gli artisti di varie parti d’Italia nella ricerca tesa alla modernità. La mostra è corredata da un elegante catalogo prodotto da 24Ore Cultura.
GAM Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea – Via Magenta, 31 Torino; Fino al 24 marzo 2019; orari: da martedì a domenica 10-18 (la biglietteria chiude un’ora prima, uscita 10 minuti prima della chiusura museale); biglietti: Intero € 13, Ridotto € 11; Per tutte le informazioni riferirsi al sito Internet www.gamtorino.it
Fabio Giuliani
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