TERRA MADRE: UN PROGETTO PER ”GLI ALTRI”

| 1 agosto 2005

Prosegue il cammino dell’iniziativa, intrapresa da Slow Food lo scorso anno.

Il grande raduno di Torino, prima del Salone del Gusto, di 1200 comunità agricole di tutto il mondo, ha prodotto, oltre che solidarietà, anche curiosità per “gli altri”. Due delegazioni di agricoltori, dal Pakistan e dal Minnesota, sono venuti nel veronese, ad Isola della Scala, centro della coltivazione del Riso Vialone Nano, ospiti dell’Azienda Agricola Melotti per vedere cosa fanno e come fanno i nostri agricoltori nei riguardi del riso. Metodi di coltivazione e tecnologie sono al centro dell’interesse degli agricoltori di altri Paesi. Per quanto riguarda la rappresentanza pakistana, che proveniva dalla zona di Lahore, l’interesse era soprattutto rivolto ai metodi di coltivazione. Infatti le loro condizioni climatiche sono simili a quelle del nostro Paese e le tecnologie non sono molto interessanti in quanto tendono a far diminuire l’impiego di manodopera (l’azienda pakistana è strutturata in forma cooperativa ed occupa sette famiglie per un totale di circa 50 addetti, lavora 730 ettari con una produzione di 25.000 quintali di riso basmathi). Invece per quanto riguarda la rappresentanza della zona dei laghi del Minnesota la situazione è un po’ diversa. Infatti era composta da nativi americani della tribù Ojibwe che raccolgono il riso selvatico in una riserva del nord Minnesota. Quindi l’interesse era rivolto soprattutto alle tecnologie per la conservazione e la lavorazione del loro riso che è molto apprezzato anche nel resto degli Stati Uniti. La curiosità e la voglia di conoscere il nostro modo di produrre sono state soddisfatte pienamente anche grazie alla disponibilità dei titolari della Riseria Melotti (che hanno poi ospitato nella loro “risotteria” le delegazioni e i giornalisti) e grazie alla perfetta organizzazione dei membri di Slow Food, nazionali e locali, che hanno fatto anche da interpreti. “Terra Madre” ha dimostrato, ancora una volta, di essere un’iniziativa particolarmente azzeccata che produrrà effetti benefici sia ai paesi ricchi che quelli, cosiddetti, del terzo mondo: con la speranza che gli scambi siano “alla pari”.

Di: Carlo Gheller

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