Speculazione in crisi: EVVIVA LA CRISI 

| 27 giugno 2015
Golfo_di_Salò

 

Riflessioni a margine di un convegno tematico organizzato dall’Ateneo di Salò.

Le difficoltà economiche del settore edile, con gli orchi del mattone distratti e a leccarsi le ferite da troppo ingordigia, per riportare il potere decisionale alle competenze professionali togliendolo alla speculazione.

Sfruttiamo la nebbia della crisi per recuperare la funzione etico progettuale riferita al rispetto di territorio, ambiente paesaggistico ed edificabile. Il momento è quello giusto. Speculatori senza legge assonnati nelle pieghe delle difficoltà di fare affari. Poco il tempo per bloccare iniziative che ne limitino efficacemente il potere altamente distruttivo. Ed allora, visto l’attimo di distrazione degli orchi del mattone, riportiamo il valore obbligatorio della regola estetica e di rispetto come centro di sviluppo essenziale di vera produttività da perpetuare e far progredire nel tempo.  Considerazioni aggiuntive in margine agli afflati sentimentali saldamente coesi verso la difesa del paesaggio gardesano. C’era forse qualche dubbio? Con riflessioni saggiamente promosse dal convegno “Il Lago di Garda: quale futuro per il paesaggio” recentemente realizzato a Salò nell’ambito delle celebrazioni dedicate al 450° anniversario dell’Ateneo. Fermate obbligatorie per un pensiero propositivo che naviga nel mare parallelo di un lontano al di là. Mentre la danza al di qua si presenta con l’angoscioso realismo che innalza, sempre e comunque, l’interesse – presunto economico – a contrappuntare negativamente il tutto. Però, vista la tragicità del momento soprattutto in ambito edilizio, forse è giunta l’ora di riportare in gioco la questione. Mettendo al loro posto competenze e funzioni. Con l’ambito tecnico – architetti – ingegneri – geologi eccetera –  a recitare un ruolo di potere decisionale  come competenza, progetto e responsabilità e quello di impresa e committenza, pubblica o privata che sia a sostenerne correttamente in chiave produttiva gli sviluppi realizzativi secondo le regole. In quella comune sintonia etica che apre al rispetto dell’ambiente – di cui il paesaggio è opera viva – sicurezza e qualità urbanistica. Uscendo dai luoghi comuni perversi banalizzanti che collegano a fantomatiche esperienze sul campo. Anche perché, rapportandone il contenuto ad altro settore, nessun amministratore o proprietario di clinica s’è mai sognato di indicare/obbligare ai medici tipologie terapiche o modalità di intervento chirurgico. Assunto professionale che diamo per scontato, visto che in ballo c’è la nostre pelle. Natura ed ambiente – ed il paesaggio gardesano ne è prova evidente – non godono del medesimo punto di osservazione che privilegia conoscenza e competenza. Eppure la vita scorre forte in questi spazi. Minacciata quotidianamente dall’evoluzione incontrastata dell’obbrobrio. Malattia grave che porta all’estinzione. Annullando tra l’altro quelle possibilità di sfruttamento economico tanto care, ma sconosciute nell’essenza profonda, all’occhio avido della speculazione. In questa fenomenologia della “urbanalizzazione” come l’ha definita durante il convegno Francesc Munoz, geografo docente all’Università di Barcellona, la constatazione dello studioso sul fatto che “Siamo la generazione che ha più parlato, scritto, fatto convegni sulla conservazione del paesaggio e siamo quella che più lo ha distrutto.” Ed ancora su il pensiero del paesaggio gardesano – che fa vivere gli abitanti sempre in un mutevole altrove –  si è soffermato  Cesare Lievi. Sottolineando il ruolo degli Austriaci nel cambiamento della vegetazione, cui hanno dato un’impostazione mediterranea. Prendendo poi come spunto il caso di Sirmione dove “Hanno ucciso Catullo”. Con l’invito a cercare di conservare il buono e ad avere il coraggio di distruggere il pessimo. “Per non far scappare coloro che questo lago hanno scelto come  Heimat (Patria)”. Connotando l’amor patrio con rispettosa, rivoluzionaria e produttiva attenzione al fascino Gardasee.  R.V.

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