Sirmione (Bs): CHIESA DI S. PIETRO IN MAVINO, BLOCCO DEI RESTAURI
La chiesa di San Pietro in Mavino, con la sua armatura di pietra, il colore velato dei suoi affreschi, il suo soffitto di legno scuro, trasmette ai visitatori la forte emozione di entrare nel passato. Nel Medioevo Sirmione era villaggio di pescatori, insediamento privilegiato di signori longobardi e poi carolingi. San Pietro in Mavino vive e sopravvive nei secoli; ampliamenti e modifiche si stratificano sull’antica area cimiteriale, come i mattoni rossi e ocra si frammischiano ai ciottoli di lago nelle mura della chiesetta. A cinquant’anni di distanza dall’intervento del 1959, una nuova campagna di restauro ha interessato il piccolo edificio, nell’ambito di un progetto di recupero dei luoghi di culto della penisola, promosso dal parroco Evelino Dal Bon. Tra l’ottobre 2005 e l’aprile 2009 sono state realizzate quattro distinte fasi d’indagini archeologiche, coordinate sul campo da Alberto Crosato e Raffaella Tremolada, e dirette dal dott. Andrea Breda della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia. Inizialmente gli scavi hanno interessato la zona esterna, lungo i muri perimetrali, e in un secondo momento l’intera superficie interna della chiesa. All’esterno sono affiorate numerose sepolture, con corredi funerari, che hanno confermato l’originario utilizzo dell’area, almeno fino alla seconda metà del X secolo. I frammenti murari e i resti di una pavimentazione di laterizi, provenienti dalle Grotte di Catullo, hanno poi consentito d’individuare l’impianto iniziale della chiesa. Anche lo scavo interno ha portato alla luce un notevole numero di tombe, di diverso formato e prestigio. In alcune erano presenti elementi di abbigliamento e ornamenti, come fibule di cinture e crocette dorate. Sono emersi anche frammenti di arredo scultoreo, una teca per reliquie in muratura e un’area presbiteriale del V secolo, riconoscibile per la sua forma semicircolare. Sotto l’altare è stato poi rinvenuto un frammento di architrave, con inciso il verbo latino cogitate (pensate). Mentre gli scavi esterni, dopo opportuna catalogazione, sono stati ricoperti, l’interno della chiesa aspetta ancora il ripristino del pavimento originale e la messa in evidenza dell’area presbiteriale. La battuta d’arresto è stata causata principalmente dalla mancanza di fondi, dato che l’intero costo della campagna di restauro è stato sostenuto dalla parrocchia, senza nessuna sovvenzione statale. Nel giugno 2012 il Comune di Sirmione ha versato un contributo di 25.000 euro per la ristrutturazione del tetto, che è stata ultimata. Si dovrebbe ora procedere con il restauro degli affreschi, ma è difficile prevedere una data di fine lavori. E così, pur rimanendo incompleta, San Pietro in Mavino dovrà sopravvivere anche alla crisi di uno Stato, che forse è più culturale che economica.
Francesca Roman
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