Salò ATTENTI A SCHPALMAN

| 1 agosto 2003


Sarà l’ultimo appuntamento musicale di rilievo della ricca estate gardesana. Un’occasione per quattro grasse risate prima di girare pagina e prepararsi all’autunno. Un rito che per molti non potrebbe aver miglior colonna sonora che le canzoni sbracate di Elio e le Storie Tese, che l’8 agosto saranno sul lungolago di Salò nella cornice sempre apprezzabile dei giardini Baden Powell. Se siete dei fans, sapete già cosa aspettarvi dalla serata: acrobazie stilistiche, qualche battuta di quelle che fan ridere anche se le conoscono già tutti, e le canzoni di un altro album dal titolo impossibile ed imbecille: “Cicciput”. E’ il disco che il gruppo ha lanciato poco prima dell’estate con un singolo che ha fatto venire l’infarto ai fans degli 883. Pensate un po’: Pezzali che canta di un tizio che va in giro a spalmare (anzi, a “shpalmare”) la merda in faccia ai cattivi. Non si era bevuto il cervello: era tutta colpa delle solite Storie Tese, che nelle loro imprese hanno sempre coinvolto i personaggi sulla carta più lontani dal loro mondo musicale, in nome di una trasversalità estrema che nessuno ha praticato come loro. Grazie a quella cazzatuccia di “Shpalman”, “Cicciput” è comunque risultato più gradevole rispetto alla media di Elio e delle storie, ultimamente un po’ appesantita. Stronzissima ma esilarante anche la marcetta parafascista “Litfiba tornate insieme”, che prende sanamente per i fondelli un’ex-istituzione del rock italiano. Prendere o lasciare insomma. Con Elio non ci sono mezze misure. E lo ha dimostrato lui stesso, rispondendo nei giorni scorsi sulle pagine di un settimanale nazionale alle accuse di Roberto Freak Antoni, leader degli Skiantos, i padri del rock demenziale italiano. Padri che non hanno mai voluto riconoscere in Elio un erede, per quanto degenere, puntualizzando in varie occasioni la differenza fra la vera demenzialità e la goliardia nella quale a dir la verità le Storie Tese hanno sempre sguazzato, facendone un’arma di provocazione. Risposta di Elio: “Caro depositario unico della canzone demenziale di qualità, perché non vai a rompere i coglioni a qualcun altro?”. Nulla da eccepire: davvero nemmeno a noi sembra il caso di tirare in ballo il rigore filologico quando si parla di canzone demenziale. E comunque, al pubblico di Salò l’ardua sentenza.

Di: Claudio Andrizzi

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