Riva del Garda (Trento) – Suggestive e interessanti “storie” artistiche al Museo Alto Garda
In questi giorni di inizio autunno viene voglia, in particolare nel fine settimana, di effettuare gite “fuori porta” in località collinari, campagna ed anche verso i laghi. Parlando del più grande d’Italia, il Garda, e più nel dettaglio, considerando la “contenuta” ma interessantissima area trentina, merita una visita la bella cittadina di Riva, che, tra altre caratteristiche e qualità ambientali, annovera uno degli spazi espositivi più variegati d’Italia: parliamo del Museo Alto Garda, ambiente strutturato su più livelli, una Pinacoteca permanente con preziose opere d’arte che spaziano dal 1300 al Novecento, una sezione archeologica, in particolare incentrata sui ritrovamenti attorno all’area gardesana e, ancora più nei dettagli, sugli sviluppi delle abitazioni palafitticole durante l’“Età del Rame” in zona Lago di Ledro e all’abitato di Fiavè (dove si può tra l’altro visitare un bellissimo ed importante museo dedicato). Quindi una qualificata sezione didattica per scolari ed insegnanti di ogni ordine e grado completa al meglio la proposta artistico-culturale qui svolta. Ogni anni, più o meno dall’inizio della primavera all’approssimarsi dell’autunno, al MAG si tengono esposizioni temporanee distribuite nelle varie sale, che spaziano soprattutto dall’arte moderna e contemporanea alla fotografia, considerando spesso anche quelle figure che hanno lasciato un certo segno del loro passaggio dedicando il loro lavoro agli ambienti circostanti. Fino al prossimo 4 Novembre è possibile visitare alcune particolari mostre di cui diamo sotto una compiuta sintesi. Iniziando da “Paolo Ventura. Racconti di guerra 2014-2018”, a cura di Giovanna Calvenzi. In continuità con i progetti del MAG dedicati alle visioni di artisti e fotografi contemporanei sul paesaggio dell’Alto Garda, per la ricorrenza del centenario della fine della Prima guerra mondiale si è scelto di proseguire l’esplorazione di questo territorio coniugandola con ricordi e interpretazioni che si intrecciano con la Storia, affidando al fotografo e artista Paolo Ventura la creazione di un ciclo di opere ispirate alla Grande Guerra e ambientate nella zona di quello che fu il fronte tra Italia e Impero Austro-Ungarico. Questa narrazione costituita da inediti racconti per immagini, raccolti sotto il titolo “Morte e resurrezione 2”, viene presentata qui insieme ai più recenti progetti dell’artista sul tema, quali “I Gemelli e Un reggimento che va sottoterra” del 2014, “Morte e resurrezione 1 e Il pittore futurista” del 2015, “Ex Voto” del 2017. “Da diversi anni Paolo Ventura – sottolinea la Calvenzi – sperimenta tecniche di narrazione che mescolano l’autoritratto, la fotografia, la pittura, il modellismo. Con una cura maniacale per gli abiti, per i dettagli e per i decori. Con una conoscenza profonda di ogni argomento che affronta. Dal 2014 si dedica alla realizzazione di brevi racconti per immagini dedicati alla Prima guerra mondiale. Per Ventura la fotografia è contemporaneamente un pretesto e uno strumento capace di dare forma al suo immaginario, al suo bisogno di raccontare, alla sua voglia di ripercorrere la Storia diventandone un volontario interprete. Per l’appuntamento con i “Nuovi Sguardi Gardesani” – che riprende una tradizione del MAG che risale al 1997 – Ventura ha recuperato progetti precedenti e messo in scena se stesso come duplice protagonista di un nuovo inedito racconto: Morte e resurrezione 2.” Alcune note biografiche. Paolo Ventura è nato a Milano nel 1968. Nei primi anni ’90 frequenta l’Accademia di Belle Arti di Brera che lascia quasi subito per interessarsi di fotografia. Nei successivi dieci anni, è fotografo di moda, di design e di paesaggio senza però avere grandi soddisfazioni personali. Decide quindi, di abbandonare la fotografia commerciale e di trasferirsi a New York. In un piccolissimo studio a Brooklyn, quasi uno sgabuzzino, inizia a ricostruire dei diorami relativi alla Seconda Guerra Mondiale in Italia, basandosi sui ricordi e le storie raccontate dalla nonna materna. Nel 2006 pubblica War Souvenir, il lavoro è un enorme successo al quale seguono numerose mostre in tutto il mondo. Negli anni successivi continua la sua ricerca artistica creando molti altri lavori tra cui Winter Stories, The Automaton e Short Stories. Il suo lavoro è stato inoltre d’ispirazione per la realizzazione di scenografie e costumi per diverse opere del Lyric Opera of Chicago e del Teatro Regio di Torino. Un altro interessante progetto espositivo è “No War No Peace”, di Raffaele Crocco, in collaborazione con “Associazione 46° Parallelo / Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo”, a cura di Andrea Tomasi e Claudia Gelmi con fotografie di Fabio Bucciarelli. Se il 1918 è ricordato come l’ultimo anno di guerra, come non interrogarsi su ciò che determinò quel “dopo”, e se sia corretto definirlo con il termine “pace”? La fine di un conflitto, tanto più se delle dimensioni appunto della cosiddetta “Grande Guerra”, produce la pace oppure le sementi per un nuovo conflitto stanno già germinando? Questa esposizione intende fermare il pensiero sulle tracce di una guerra che è stata, ponendo in relazione i confini ridisegnati allora con le ferite rimaste aperte nel corso del Novecento e con gli stati di “non pace” dell’oggi. L’attenzione volge verso la fragilità insita nel termine “pace”, a cento anni da allora, a diciotto anni dalla fine del “secolo breve”: non sempre infatti la pace è conseguente – come crediamo – alla fine di una guerra. Sono decine, negli ultimi anni, le guerre cessate che non hanno però determinato la pace. Esattamente come accadde cent’anni fa la fine della Prima guerra mondiale non creò una pace duratura, ma gettò le basi per la brutale guerra successiva, l’Europa degli ultimi decenni è disseminata di tristi esempi di stati di pace non raggiunti. Il piano terra del Museo di Riva del Garda si trasforma così in una scenografia per un percorso che vuole rendere conto della guerra con una visione che affonda le radici nel primo conflitto mondiale per interrogare i concetti di ricostruzione, pace e confine in dialogo e corrispondenza tra ieri e oggi, in un’Europa dal destino incerto e dalle prospettive precarie. Cosa rimane “il giorno dopo” gli armistizi, nelle guerre che si dispiegano fino a oggi? Cosa accomuna questi “dopo” che sono subito “oggi”, se non già dimenticati “ieri”? Queste sono alcune suggestioni che l’ambiente-mostra evoca. Le installazioni presenti in mostra richiamano i diversi e così simili “dopo” che accomunano i momenti della fine dei conflitti, raccontano la contraddizione della fine della guerra senza costruzione della pace, in una linea di continuità e di rimandi che si dispiega per un intero secolo. Ma le iniziative del Museo Alto Garda non terminano qui. Sotto tale denominazione, oltre allo spazio di Riva è compresa la Galleria Civica “Giovanni Segantini” nella vicina cittadina di Arco (località che, ricordiamo, diede i natali al grande Maestro del “Divisionismo” nel 1858) ospitata nel Palazzo dei Panni, edificato da Giovambattista d’Arco verso la fine del Seicento e collocata in prossimità delle pendici della rocca sulla cui sommità si stagliano i resti di un antico Castello. A partire dalla primavera 2015 un rinnovato allestimento ed un programma espositivo e di ricerca confluiscono nel progetto “Segantini e Arco”, realizzato in collaborazione con il Mart Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto e curato da Alessandra Tiddia. Con tale iniziativa le due istituzioni museali intendono contribuire a valorizzare la città di Arco come luogo segantiniano attraverso l’attività espositiva e di ricerca, con l’obiettivo di posizionare la città natale di Segantini al centro di un circuito internazionale che fa capo a musei ed istituzioni pubbliche in tutto il mondo che possiedono opere dell’artista. Il sito web dedicato www.segantiniearco.it mette a disposizione tutti gli strumenti di ricerca, gli approfondimenti e le pubblicazioni del progetto. L”allestimento si compone di una parte espositiva tradizionale con dipinti, opere di grafica e documenti storici sull’artista e di una parte interattiva. Il display espositivo si apre con la “Segantini Map”, una postazione che consente di “interrogare” tutte le collezioni pubbliche nel mondo che possiedono opere di Segantini, “navigare” nei siti di questi musei e visualizzare a pieno schermo i capolavori dell’artista ivi conservati. Le “Segantini Doc” sono invece postazioni che utilizzano la tecnologia “multitouch” per offrire strumenti e materiali che concorrono a ricostruire la vicenda artistica del Maestro inquadrandola nel contesto culturale contemporaneo all’artista. “Segantini e i suoi contemporanei.Temi e figure dell’Ottocento” è la mostra attualmente in corso qui che propone dipinti, sculture ed opere su carta relative a Segantini e agli artisti trentini suoi contemporanei, opere provenienti dalle collezioni del Mart, del MAG e della Provincia autonoma di Trento, ma anche dalla generosità di privati cittadini, qui uniti in un’azione di valorizzazione del grande artista nato ad Arco, ma soprattutto nell’impegno a sostanziare un progetto che riunisca in sé tutte le potenzialità di ricerca relative a fonti e documenti provenienti da archivi diversi, intorno ad una parola chiave: Segantini.
Museo Alto Garda – Piazza Cesare Battisti 3, Riva del Garda (Trento); esposizioni fino al 4 Novembre 2018; orari: 10-18; Tel. 0464 573869; Galleria Civica “Giovanni Segantini – Via Segantini 9, Arco (Trento); fino al 13 Gennaio 2019; orari: 10-18; Tel. 0464 583653; www.museoaltogarda.it
Fabio Giuliani
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