RITRATTO DI UN IMPRENDITORE DI PROVINCIA

| 6 agosto 2013

Hermes Cavagnini è un giovanissimo regista di Lonato che ha ambientato a Bedizzole e in altre località bresciane il suo primo film, Ritratto di un imprenditore di provincia. L’abbiamo intervistato nel contesto suggestivo e prestigioso del maneggio La Caccia, dove parte del film è stato girato. Come mai hai deciso di dedicare proprio a questo tema il tuo primo film? Tutto è nato dalla mia passione per un certo filone cinematografico, in particolare per il racconto della storia dell’evoluzione di un personaggio. Quindi nel mio primo film volevo trattare un tema a me caro, quello dell’American Dream e rapportarlo alla realtà della provincia di Brescia. Per cui Ritratto di un imprenditore di provincia è una sorta di The Aviator in miniatura, che affronta le peripezie economiche, politiche e ambientali di un imprenditore che si trova a lavorare nelle nostre zone. Il mio riferimento stilistico è Martin Scorsese, per questo cito The Aviator, la storia di Howard Hughes. Ho cercato di ricostruire in piccolo il fascino di quello che è stato per me il film di Scorsese con Leonardo Di Caprio come attore… il protagonista del tuo film, Mario gandolfi, interpretato da giancarlo Previati, è un imprenditore che prima acquista un maneggio e poi cerca di creare il polo del lusso…cosa hai voluto comunicare con questo film? Volevo raccontare la storia di un piccolo imprenditore che è partito dal nulla per arrivare a costruire qualcosa che dal suo punto di vista rimanesse nella storia. Prima costruisce questo maneggio, il maneggio La Caccia di Bedizzole, con l’ambizione di creare il più grande centro ippico d’Europa, per poi dedicarsi alla costruzione di una cattedrale del lusso che sancisca la sua consacrazione nella top ten dei grandi costruttori. Lui crede profondamente nel suo sogno edilizio. Il suo ego vede le sue costruzioni come una sorta di auto affermazione della sua forza volontà. Si trova però invischiato in storie poco pulite, sempre di più, fino ai documentari e a questo lungometraggio. Hai solo 24 anni, quando ti è venuto in mente di diventare un regista? Il sogno è iniziato per me già da piccolo, ai tempi dell’asilo, quando ho visto Jurassic Park. E’ da allora che mi sono detto: devo assolutamente fare cinema anch’io, perché voglio anch’io il mio dinosauro in giardino! Quindi tutto è iniziato con esperimenti a livello delle scuole medie, quando facevo film horror o thriller con i compagni di classe e da lì, quello che era un hobby, un gioco estivo, si è tradotto prima in qualcosa di semi professionale per poi evolversi sempre di più, fino ai documentari e a questo lungometraggio. Ritratto di un imprenditore di provincia, dove è stato girato? Il film è girato principalmente all’interno del maneggio La Caccia, una parte è stata girata alle Tre Torri di Brescia e un’ultima parte in una cava di sabbia nella zona di Lonato. Tutti gli ambienti secondari sono stati ricavati all’interno del maneggio che essendo molto vasto e avendo una grande varietà di ambienti ci ha permesso di avere il nostro “backlot” in miniatura. Quindi avevamo a disposizione tutte le scenografie e gli ambienti necessari nel raggio di mezzo chilometro. Qual è stata la scelta delle musiche nel tuo film? Le musiche le ho affidate ad un mio caro amico, Alessandro Tommasi, anche lui di Lonato; e come riferimento, visto lo stile d’intreccio del film, gli ho suggerito The departed. Quindi lui ha lavorato ispirandosi anche a quei brani, rielaborati in chiave rock e attraverso una sua interpretazione personale, giungendo, grazie anche ad altri riferimenti e contributi musicali, alla colonna sonora che si sente nel film. A Lonato ci sono già state due presentazioni di Ritratto di un imprenditore di provincia… cosa hai fatto e cosa stai facendo per promuoverlo? Finora abbiamo fatto una “proiezione test”, il 23 aprile, riservata a un pubblico ristretto e pensata per valutare alcune questioni tecniche all’interno di una sala e per vedere la reazione del pubblico su scala ridotta; l’altra, il 9 maggio, era una conferenza stampa di presentazione del progetto. Si può dire che il film, vero e proprio, finito, non è ancora stato mostrato in pubblico. Attualmente lo sto promuovendo al Festival di Bruxelles a giugno e attraverso altri festivals europei e in giro per il mondo. A livello distributivo, sono stato a Cannes per le Marché du Film per cercare un distributore che possa distribuire il film anche all’estero. Sono in contatto con un’azienda britannica per la distribuzione inglese. il tuo prossimo film, invece, ti porterà in Texas… Il prossimo film, Waste Land, è pensato per essere girato in Texas e questa scelta è perché sarà un film molto arido, nello stile dei fratelli Coen di Non è un paese per vecchi o dei loro inizi, con film come Blood simple. Cercavo quindi una terra di confine e la scelta è subito ricaduta sul Texas anche per un interessante parallelismo con la provincia di Brescia, perché anche in Texas c’è la stessa mentalità: tutto deve essere grande, anche là c’è la stessa ostentazione della grandezza. Quindi ho potuto costruire dei personaggi italo-americani, di bresciani che si trasferivano in Texas, moltiplicando i piani narrativi, sia giocando sull’aridità dei personaggi che su questo scambio culturale tra Italia e Stati Uniti.

Elisa Zanola

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