RIAPERTURA SCUOLE

| 2 ottobre 2006

    Settembre. Si cominciano ad indossare maglie con le maniche più lunghe, si vedono le prime foglie cadere, la tranquilla allegria estiva lascia il posto ad un velo che aleggia indisturbato sulla testa della gente, un velo a metà tra la malinconia dell’estate appena passata e il rintontimento dato dall’inesorabile inizio della stagione lavorativa.
E con la vendemmia e l’equinozio d’autunno arriva anche lei. Lei, contestata, amata, scivolata, calpestata, riparata, rimorchiata (?!), imbrogliata… Ebbene si, la scuola! E le montagne di compiti da finire, le interrogazioni, le verifiche, i professori…ma anche la sveglia che si sposta dalle 2 del pomeriggio alle 6 del mattino, i compagni (nel bene e nel male)…e tutto ciò che ne consegue. Si sentono già, i soliti commenti, quelli che come tutti gli anni fanno da contorno al prelibato ritorno nelle classi:”Quest’estate è volata…” “Si, davvero, adesso chi ha voglia di tornare a studiare?” “Oddio, ma tu i compiti li hai finiti?” “No, anzi, se prima di giovedì riesci a passarmi quegli esercizi di matematica…” “Io a scuola domani non ci torno! Scappo!” “Ma non dire cavolate va, e comincia a studiare che se no ti segano stavolta!”…ritornello deprimente. Chissà perché, nonostante succeda inevitabilmente tutti gli anni, sono pochi quelli che si riescono a rassegnare a ricominciare la scuola col sorriso sulle labbra. E i pochi giorni prima dell’inizio si continua a svegliarsi tardi, si continuano a rimandare gli ultimi compiti, si continua a sperare in un misterioso e miracoloso intervento divino che all’improvviso ritardi l’apertura delle scuole di qualche mese…E i genitori magari ci provano, ti dicono che non sarà poi così male, che rivedrai tutti i tuoi compagni, che ti servirà nella vita, che poi quando comincerai a lavorare non vorrai altro che tornare indietro, ti dicono di prenderla bene…e poi, stufi di vedere la tua faccia mogia, ti mandano a quel paese e non ci provano più.(E giustamente, anche).
“La vita senza una meta è vagabondaggio”, diceva il grande Seneca…
Certo, terminare l’anno scolastico con dei voti almeno decenti è una buona meta…ma vagabondare è poi davvero così male? Forse Seneca si era scordato dello stress dato dai compiti, dai test, dallo studiare ogni giorno, della costanza che ci vuole per riuscire a fare tutto, e senza avere cali durante l’anno… Ahinoi, forse in una visione complessiva della nostra vita capiamo che alla fine sarà utile per noi, che ci servirà, e che dopotutto ci sono anche dei lati positivi nell’andare a scuola…Ma sarà questo a darci la forza di alzarci presto la mattina, infilarci un pesante zaino sulle spalle e andare in classe a farci massacrare a suon di interrogazioni?
No, quello che ci dà la forza di alzarci ogni mattina e prendere quel pullman (o quella bicicletta, o quella macchina, o quel treno, o quel motoscafo, o quel ciuchino) non è altro che il clima che si respira, a scuola. Perché alla fine è giusto andarci per noi stessi, per il nostro futuro, per i professori, per la nonna tanto orgogliosa di noi, ma soprattutto perché siamo tutti sulla stessa barca! Perché non si è da soli, in quella classe, ma si è con una ventina di altre persone che provano quello che provi tu, che vivono con te quelle stesse prove, quelle paure, persone che ti sostengono e che tu sostieni, in una sorta di cosmica solidarietà scolastica…
Per questo alla fine ogni anno, dopo la fine delle vacanze, quella fatidica mattina ci alziamo dal letto, tiriamo un respiro profondo e ci prepariamo per tornare a scuola. Perché non c’è niente di più forte della cosmica solidarietà scolastica!
Luk’90

Di: Luk’90

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