Reggiolo (Reggio Emilia) – PITTURA E SCULTURA DEL NOVECENTO EUROPEO

| 22 dicembre 2017
Reggiolo mostra 2017-18 - 1

R. Giorgi – E. Gilioli – C. Santachiara – Mostra antologica a cura di Franco Canova

A. R. Giorgi – Reggiolo, 1887-Reggiolo, 1883 – pittore, visse prevalentemente a San Benedetto Po (MN).   E. Gilioli – Parigi, 1911-Grenoble, 1977 – scultore, nato da padre reggiolese, trascorse l’infanzia e l’adolescenza dai nonni a Reggiolo; visse a Parigi e a Saint Marine de a Cluze in Alta Savoia. C. Santachiara – Reggiolo, 1937-Bologna, 2000), scultore, docente a Bologna e ivi residente. “Li lega un dato comune – afferma Ivo Bernardelli, ex Sindaco di Reggiolo – : la loro origine di appartenenza a Reggiolo e l’ispirazione di un sentimento comune: far conoscere la loro arte rendendola popolare e accessibile a tutti.”  Antonio Ruggero Giorgi, con la donazione al Comune di una quarantina di quadri, ha consentito un Museo a lui dedicato. Emile Gilioli ha donato il monumento al martire Dante Freddi e alla Resistenza, scultura in bronzo posta al lato orientale della rocca medioevale. Carlo Santachiara ha realizzato una scultura in bronzo, “Aereo in volo”, posta davanti alle Scuole Elementari della cittadina, e tre lastre in bronzo affisse nel 2000 al Monumento ai Caduti in Piazza Martiri.  Ora Reggiolo li accomuna nel 130° anno della nascita di Giorgi, nel 40° della morte di Gilioli e nell’80° della morte di Santachiara, con una mostra e un catalogo, molto più famosi di quanto, non solo il grande pubblico ma anche la critica specialistica non immagini se non in ambito locale. Il Prof. Roberto Pedrazzoli traccia la vita e l’arte di Giorgi citando i saggi critici di Mario De Micheli, studioso di fama internazionale dell’arte del Novecento, e di Francesco Bartoli, genio critico mantovano.  La scheda di Gilioli, famoso a livello mondiale, in particolare per la monumentale scultura-architettura sull’altipiano “des Glières” in   Alta Savoia presso Grenoble (dove esiste un museo con sue opere), è compito del curatore Franco Canova, da lui definito un artista che ha sentito battere in petto il richiamo dell’arte. Leggendo alcuni brani di Gilioli sul suo modo di essere scultore può essere paragonabile a Michelangelo che intravvedeva la scultura da realizzare già all’interno della massa marmorea che si accingeva a scolpire. Le sue opere sono esposte nei principali musei del mondo. Il grande merito di averlo portato a Castiglione delle Stiviere va allo scultore locale Ezio Mutti che lo conobbe a Parigi frequentando nel 1934 la “Grande Chaumière”; rientrato in Italia, lo presentò all’amico di sempre, il pittore e critico d’arte Oreste Marini. Quella con Marini diventò per Gilioli un’amicizia fraterna, consolidata dalle frequentazioni estive a Castiglione e a Forte dei Marmi. Per parlare di lui, sempre Marini cita un brano di Marcel Brion in “Art Abstrait – La scultura alla ricerca di forme e spazi nuovi” scrive: “La forma chiusa chiusa di Brancusi possiede un significato quasi religioso. Crea una qualità di misticismo, di volume, una concezione sacra dell’oggetto. Una simile preoccupazione si ritrova in Gilioli, con la stessa insistenza, lo stesso rispetto per l’Essenza originale. Estremamente solenne, anche la scultura di Gilioli è tutta penetrata di uno spirito religioso, ma di una religiosità molto singolare, a volte precristiana in quelle opere che ci ricordano i megaliti, e sono animate di una tenerezza fervente per la natura. (….) Erede degli scultori etruschi e romani, preso dalla forma al punto di lasciare al blocco quasi la forma che aveva all’uscita della cava, o perlomeno dandogli solo dei contorni semplici e più intensi. Gilioli possiede questo senso del monumentale come il suo compatriota Michelangelo e quella suprema economia di mezzi che apparteneva agli egiziani delle antiche dinastie, per i quali la statua doveva offrire le minori sporgenze possibili. E’ in questo senso che Michelangelo diceva che perché una statua fosse perfetta bisognerebbe che si potesse farla rotolare dall’alto verso il basso di una montagna senza che alcuna delle parti principali si rompa. Le sculture di Gilioli ci danno l’impressione di qualcosa di non toccato.” E qui mi piace ricordare la bella mostra “Oreste Marini/Emile Gilioli. Le Armi dell’Arte”, curata da Chiara Marini, dedicatagli nel 2009 dal Comune di Castiglione delle Stiviere all’interno del Museo Internazionale della Croce Rossa, nel cui giardino è conservata una delle sculture sue più significative, “Apparizione architettonica”, ispirata da una madre che, con le mani giunte sulla testa, nella Cattedrale di Notre Dame a Parigi, invoca Dio di salvare il figlio in guerra; nella sua astrazione è simbolo di tutte le madri che, secondo un detto latino, detestata le guerre (“Bella Matribus Detestata”). Per il dono di questa importante opera il Comune di Castiglione delle Stiviere (MN), complici gli amici Ezio Mutti ed Oreste Marini, già da tempo ha dedicato a Gilioli una Via. Passiamo a Santachiara con la scheda di Francesco Piero Franchi che scrive: “Robustamente nutrita dalla grande cultura figurativa italiana, e perciò formalmente umanistica, quell’arte respirava in una visione ideale di opposizione alla brutalità del reale, e alle sue corrive interpretazioni compiaciute della corrosione….quella tradizione figurativa è stata fatta rivivere senza retorica e senza stanchezza perché la sua serietà e intransigenza d’artista gli hanno consentito di dare sempre alle sue opere la carica etica che gli era propria.”Il catalogo è pubblicato da “E. LUI” Editore, Reggiolo (RE), 2017. Alcuni cenni sulla sede ospitante la mostra.   Imponente ed armonioso Palazzo situato a Brugneto, sulla Provinciale per Guastalla, a 2 Km da Reggiolo, Villa De Moll-Pavarini ha la sua origine in un fortilizio ristrutturato alla fine del Cinquecento quando sulla zona signoreggiava la famiglia Torello, originaria di Mantova e imparentata con i signori di Guastalla. Vi si riconoscono influssi ispirati ai lavori mantovani di Giulio Romano. Il palazzo fu rinnovato e ristrutturato dal 1804, lasciando però intatta la facciata originaria del ‘600, rivolta a nord sul parco retrostante la Villa. Notevoli all’interno gli affreschi di Felice Campi sul soffitto della Sala del Sole. La Villa deve il suo nome alla famiglia dei Baroni De Moll, che la abitarono tra la fine dell’Ottocento e la metà del secolo successivo. Destinata a residenza estiva della famiglia, iniziò intorno al 1955 un periodo di lento declino poiché gli ultimi proprietari, i Marchesi Ferrero residenti in Veneto, non se ne curarono. Dal 1972 è proprietà della famiglia Pavarini che la restaurò e ne ha adibito le ampie sale a mostra di mobili antichi. Lo splendido portico d’ingresso neoclassico presenta affreschi a “trompe-l’oeil” in due nicchie laterali. Nel parco, dietro la villa, sono presenti statue mitologiche, iscrizioni lapidee ed una ghiacciaia.

Villa De Moll – Pavarini, Brugneto di Reggiolo (Reggio Emilia); fino al 28 Gennaio 2018; orari: festivi e prefestivi 10-12 e 15.18;   Per informazioni: Franco Albinelli, Assessore alla Cultura e Ricostruzione del Comune di Reggiolo: Tel. 329 2105972

Fabio Giuliani

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