Racconto dialogato fra ieri e oggi INTERVISTA AL MINISTRO L.

| 5 luglio 2003

SIGNOR MINISTRO, UNA DOMANDA…

– Un’altra offensiva ?- avrà pensato l’Alpino – Si,quasi di certo un altro attacco-
Ci sarà stato, forse, anche in quell’agosto,un cielo azzurro, e quel pulviscolo luminoso , che in montagna anticipatamente preannuncia l’autunno , il settembre. -Se il ministro venisse qui, in questo avamposto, glielo direi io cosa è un attacco . Io non voglio morire. A Roma, in Parlamento, parlano tanto, ci sono tutti quei motivi….Ma io ho paura,della morte. E se c’è il nulla , poi? Il nulla , niente, io più niente -Carlo G. , il potente Ministro, camminava senza affanno apparente davanti a me, precedendo il Cappellano, ed il medico, su per la china, tra i pini bassi,ancora non nel pieno sviluppo, dopo le battaglie.Si arrampicava lesto,su per il camminamento, verso il crinale dell’avamposto, la scorta rimasta giù,per sua autorizzazione,solo noi su per quella china,nel ventilato giorno di agosto, quando già il luminoso pulviscolo d’argento preannuncia la luce del settembre. Io ansimavo forte,ma continuavo a salire, perché lui non si fermava, aveva fretta di arrivare, come un’ansia.
La trincea,un avamposto nel Trentino,alpini italiani,le parole tra noi, i pensieri ( ma…attenti a quel che si dice, con i Carabinieri : non si tollerano obiezioni!) -Se il ministro, che parla di offensiva là in Parlamento, se venisse qui ……- In un giorno di guerra , in quella che sarà chiamata la prima guerra mondiale. Poi, prima che il sole tramonti del tutto ,sarà venuto un superiore.Di certo , come no? Come può non essere venuto, in guerra , ed aver detto : “Due uomini con me ,stanotte.Proviamo a scendere giù, verso Castel Romano.Andiamo a vedere dove sono esattamente le linee austriache, proprio sopra Castel Romano . Ecco: vieni te . E te.” Così, ho smesso di pensare a tutto, ho cominciato solo a prepararmi. Il fucile, vedere che sia ben pronto,la scorta di pallottole,le bombe a mano, le scarpe , che siano ben allacciate,la baionetta stretta alla mia cintola , qualche galletta ,potremmo restare intrappolati , scoperti , e fermi a lungo, ben nascosti, se si può ,fino alla notte dopo. Pronti dunque a scendere ,attaccarci ai rami resinosi dei pini più giovani, scendere piano piano, senza far cadere troppe pietre, nasconderci tra roccia e roccia, attenti a non scivolare, attenti ai cecchini austriaci: già il sole è poco più alto del crinale dei monti aldilà della valle, tra poco scenderà al di là del Cadria (che splendore deve essere il Garda laggiù, nel tramonto), la nostra discesa è lunga e pericolosa,dobbiamo cominciare a muoverci pian piano.
Mi aiutavo aggrappandomi ai rami giovani dei pini , sentivo la resina sulle mani, ed il suo vivo odore. Intanto l’orizzonte si allargava,vedevo sempre più giù i prati e l’ultima malga, e giù , giù in fondo la vale di Ledro. Penso la guardassero anche i soldati, nell’avamposto. Penseranno alle retrovie , al riposo dopo la battaglia,vicino al fuoco, nelle piccole valli laterali al di là del lago,magari a Pieve,in quello che gli Austroungarici chiamavano il Bersaglio,dove andavano a fare i tiri i Kaiserjeger , prima che scoppiasse la guerra, ai primi del novecento. Cominciamo a scendere.Speravo venisse un contrordine, speravo dicessero – Aspetta, attendi ! – . E invece, stanotte discendiamo. Ciao piccolo avamposto sicuro,piccola grotta con i miseri oggetti quotidiani di guerra,ciao miei pensieri. Vorrei davvero ci fosse il Ministro, lui e gli altri, là, di Roma . Gli direi tante cose. Gli direi “Signor Ministro,una domanda…” Ma non verrà mai qui. Chi vuoi che venga in questo avamposto…”Hei, attento a dove metti i piedi! Non far cadere sassi . Vuoi che ci sentano!” “ E non ansimare così” ride l’altro . Ma la discesa è ripidissima, si fatica molto,col fucile e lo zaino :sento solo l’ansimare del mio respiro. “Vanni, dove sei? Dai!” mi ha chiamato Don Umberto, io non lo vedo ma sento la sua voce arrivarmi già quasi dal crinale, devono essere già quasi arrivati ,vedo l’erba calpestata lungo il sentiero,forse le pietre sono consunte dai passi , a lato forse l’impronta di un capriolo : due piccole unghie ricurve impresse nella terra :deve essere passato da poco, o da tanto, non so , sento solo l’ansimare del mio respiro. “Carlo, dai,ma cosa vuoi salire ancora! Non c’è più nulla lassù.” “E’ tardi “ gli ha detto anche Daniele” Torniamo giù , prima che venga buio. Lo sai che ci aspettano per la cena,dalla Teresa” Ma l’amico Ministro, ed anche il Monsignore, non ci ascoltavano neppure,salivano, salivano, su per l’accennato camminamento, invaso dai cespugli, avanti, avanti, poi sono arrivati in cima, li sentivo parlare “ Che panorama splendido” e poi “ Ecco, ecco il riparo dell’avamposto” Poi siamo arrivati su anche noi, io, Daniele, c’è il Monsignore , da solo, ansima,” Dove è Carlo?” “ Ma, Ministro, che fai? E’ pericoloso! “ Ma lui è passato sotto una grande roccia sporgente, anzi è proprio saltato giù, si è fermato su una cengia : giù c’è il baratro verso la valle del Chiese, sino a castel Romano . Ecco , ecco : laggiù sono i forti degli Austriaci,vedi ? “Ma, ecco l’entrata . Ecco l’entrata dell’avamposto! Lo dicevo che era qui. Su, entriamo. Dai, Vanni, vieni ! Salta ! Allungami la mano …” La porta è spalancata sul buio.Carlo , il Signor Ministro , il nostro amico Ministro , è entrato nel rifugio . Non deve essere mai più entrato nessuno qui : è buio, all’interno, ma ci sono le cassette messe una sull’altra in ordine, la tavola , una rozza panca, ed anche degli oggetti alle pareti,in questo buio poco si distingue , qui dentro….. “Hai visto che l’abbiamo trovato?” “Si. Ma è tardi , molto tardi….” “Troppo tardi “ dice Carlo – Come troppo ? – penso io -Perché troppo tardi ?-

Poi, la cena è nel suo pieno, nella nostra casa di Pieve di Ledro,nell’agosto del 2002. E’ già notte avanzata, le pietanze si sono succedute una dopo l’altra , sulla tavola gioiosa ,ed anche i vini, i buoni vini trentini , la Schiava,il Nosiola, parliamo animati, nel calore della compagnia , il Ministro, seduto accanto a me,gli amici, anche i carabinieri di scorta, tutti insieme, parliamo della passeggiata di oggi , su fino a Cima Palon ,all’avamposto degli alpini. “Mamma mia ! Carlo era sempre davanti, pareva aver fretta di arrivare, la salita non finiva mai , l’avamposto lo ha raggiunto lui per primo, c’era un silenzio , lassù, solo qualche impronta di animale selvatico, il lago era piccolo e già scuro , qui in fondo, e di là si scendeva a precipizio sino a Castel Romano. “C’erano gli Austriaci , laggiù” “Eh già. Laggiù c’erano loro , il fronte è rimasto fermo lì per tutti i quattro anni. Eppure si ammazzavano lo stesso tra loro : i cannoni, i cecchini, la mitragliatrice, le pattuglie in perlustrazione….” “Carlo , loro , insomma quelli che erano lì, ti avrebbero voluto parlare…, ma sei arrivato troppo tardi ….” E già :” interviene qualcuno “ novant’anni dopo!” “Allora , Carlo, te la faccio io una domanda , per loro . Secondo me, loro avrebbero voluto farti questa ….si , io penso di si . Guarda , mi è quasi difficile chiederlo anche io a te, eppure ci conosciamo da tanto tempo…” “Dai, parla” “In quella specifica guerra , con tutto quello che è successo poi, insomma l’Europa unita , tante cose …” “E dai, vai avanti, Vanni !” “Insomma , ecco : valeva la pena ? Valeva la pena di morire , in quella guerra ? Vale la pena che io muoia ? Ti avrebbe chiesto quel soldato. Si , credo che questo ti avrebbe chiesto.” Carlo tace, ferme le posate sul piatto . Guardo la Teresa : anche lei è ferma, attenta . Poi mi dice : “ Ci penso spesso, Vanni. Penso , se io, o uno al mio posto allora, fossi andato da loro,  con loro, poi , forse , avrei potuto , al Governo , cercare di cambiare, forse avrei…” “Signor Ministro, mi scusi , la chiamano sul portatile , è dal Parlamento …” si inserisce un carabiniere della scorta, mi guarda scusandosi con gli occhi , fa un gesto di scuse“ Pronto , sono G.” dice il Ministro

Dio mio ,siamo arrivati troppo tardi a quell’avamposto , Signor Ministro.E tu , Carlo, lo hai detto : troppo tardi . Ma ,forse ,nessuna risposta era possibile , allora come stasera ,come sempre: la ragion di stato, l’economia, le reciproche responsabilità,le promesse agli alleati, la produzione nazionale , lo sforzo sopportato,non si può tornare indietro,povero alpino, devi scendere verso le linee austriache, la tua paura del niente, è lei davvero niente : sono forze immensamente più grandi di te che si muovono e ti spingono, te, il capoposto , i generali, anche il Ministro ,qui , nel tuo avamposto dell’anno di guerra 1915 o 16 o 17 o 18 , oppure ora nell’anno duemilaedue , qui alla tavola della casa amica,un tempo detta il Bersaglio dai Kaiser Jaeger , minima luce nelle notte alpina . E forse, tuttavia….tra i tuoi pensieri , i miei i nostri, la mano del Ministro che si tende verso la tua, c’è pochissima distanza, quasi nulla , ti abbiamo quasi raggiunto, prima che tu scenda giù per il ciglio scosceso, gli stessi luoghi, lo stesso sfavillare dell’estate e del settembre, le stesse tue domande sulla tua bocca e sulla mia . Quasi : ti abbiamo quasi raggiunto : aspetta, attendi! E invece , c’è tra noi l’inesorabile lama del tempo, così sottile che i nostri pensieri si confondono e la varcano , stasera. Ma essa è invalicabile : non si può passare . Solo i nostri pensieri la attraversano , ma non il nostro sangue pulsante, le nostre emozioni di viva carne, le disperate domande. Le risposte , non giungeranno più a rincuorarti.

Di: Vanni Mariotti

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