Prato – “LEGATI DA UNA CINTOLA” – L’Assunta di Bernardo Daddi e l’identità di una città”

| 19 dicembre 2017
Cintola 1

Reliquia, oggetto tessile, indumento femminile

“(…) decretarono i pratesi che la Sacratissima Cintola sempre mostrare si dovesse da un prelato (…), e che sempre i priori e  ‘l gonfaloniere di Prato presenti fossero alla dimostrazione, e che alcuna persona, di qualsivoglia condizione ella fosse, ardire non avesse di toccare la preziosissima reliquia” (Giuseppe Maria Bianchini, “Notizie istoriche intorno alla Sacratiss(ima) Cintola di Maria Vergine che si conserva nella città di Prato in Toscana, 1772)

Un simbolo religioso e civile, fulcro delle vicende artistiche di Prato ed elemento cardine della sua identità: la “Sacra Cintola”, la cintura della Vergine custodita nel Duomo (Cattedrale di Santo Stefano) che per secoli è stata il tesoro più prezioso di Prato, è l’oggetto protagonista del nuovo allestimento del Museo di Palazzo Pretorio, il più importante centro espositivo della bella città toscana. La mostra “Legati da una cintola”, è aperta al pubblico negli spazi espositivi recuperati nell’attiguo edificio del Monte dei Pegni. Un tema, questo della reliquia pratese, che consente di ritornare su un periodo particolarmente florido per Prato, il Trecento, a partire dalle committenze ad artisti di primo ordine come lo scultore Giovanni Pisano e il pittore Bernardo Daddi, che diedero risonanza alla devozione mariana in quella città come vero e proprio culto civico. Questo progetto, promosso da Comune di Prato, Museo di Palazzo Pretorio con la collaborazione della Diocesi di Prato, a cura di Andrea De Marchi e Cristina Gnoni Mavarelli, prende spunto da quel prezioso simbolo dall’innegabile valore identitario per intrecciare i fili di un racconto che parla della città e del suo ricco patrimonio di cultura e bellezza custodito sul territorio da far conoscere anche al di fuor dei confini locali. L’origine del culto della “Sacra Cintola” affonda le sue radici nel XII secolo, la leggenda vuole che la cintura, consegnata a San Tommaso Apostolo dalla Madonna al momento dell’Assunzione, sia stata portata a Prato verso il 1141 dal mercante pratese Michele e da questi donata in punto di morte, nel 1172, al proposto della Pieve. Fra Due e Trecento la reliquia assurse al ruolo di vero e proprio segno dell’elezione della città, santificata da una così preziosa vestigia miracolosamente giunta dalla Terra Santa, e divenne motore delle vicende artistiche pratesi.                                    Una delle immagini più prestigiose di tutto il Trecento dedicate all’Assunta e al dono miracoloso della Cintola è la pala di Bernardo Daddi commissionata nel 1337-1338. L’opera nel tempo è stata smembrata e la sua complicata diaspora ha fatto sì che si perdesse la coscienza stessa della sua capitale importanza.  L’allestimento in corso a Palazzo Pretorio ci permette di ammirare nel suo complesso il monumentale lavoro dipinto dal Daddi, riunendo i suoi componenti che originariamente comprendevano una doppia predella con la storia del viaggio della cintola e del suo approdo a Prato (questa custodita nel Museo) e la parallela migrazione del corpo di Santo Stefano da Gerusalemme a Roma, perché si riunisse a quello di San Lorenzo (custodita nei Musei Vaticani), e una terminazione con la Madonna assunta che cede la Cintola a San Tommaso (conservata al Metropolitan Museum di New York). Intorno a questa ricostruzione viene illustrata la varia fortuna in Toscana dell’iconografia che univa la morte della Vergine e la sua assunzione in cielo. Alcune cintole due-trecentesche documentano la bellezza di questo genere di manufatti, fra cui quello riprodotto nell’elegantissima “Santa Caterina” dipinta da Giovanni da Milano nel polittico per lo Spedale della Misericordia, uno dei capolavori del Museo pratese. A lato delle due predelle del Daddi altre sue opere esaltano la felice vena narrativa di questo pittore della scuola giottesca.                                                       Una ricca serie di dipinti, sculture e miniature illustra poi le diverse elaborazioni del tema dell’Assunta che dona la cintola, iniziando dal prestito del rilievo eponimo del Maestro di Cabestany, scultore romanico attivo nel Roussillon e in Toscana, che per la prima volta scolpì il tema del dono della Cintola. Tutto questo in sette sezioni tematiche.                                                                                                                          1 – “Da Cabestany a Prato: genesi di un tema”                                                                                                                                                                     2 – “La pala pratese di Bernardo Daddi restituita”                                                                                                                                                               3 – “Bernardo Daddi narratore”                                                                                                                                                                                              4 – “La Sacra Cintola, le cinte profane e Giovanni da Milano”                                                                                                                                          5 – “L’Assunta e la Cintola: varianti nel Trecento toscano”                                                                                                                                               6 – “L’Assunta e la Cintola: la tradizione seguente”                                                                                                                                                            7 – “Il culto e l’ostensione della Sacra Cintola a Prato e in Toscana”

Anche il Duomo di Prato è parte integrante di un percorso che consente ai visitatori di entrare nella Cappella della Cintola, abitualmente preclusa alla visita, per ammirare il ciclo di affreschi realizzati da Agnolo Gaddi, che illustrano le storie della Vergine e di quelle della Cintola nelle opposte pareti, un racconto per immagini che si fonde insieme nell’affresco frontale (in parte perduto) dell’Assunzione della Madonna, con il dono di quella Cintura a San Tommaso apostolo. Essi rappresentano per questo spazio, insieme alla delicata statua della Madonna con il bambino di Giovanni Pisano che la adorna, il centro e il cuore, il punto di riferimento storico e spirituale. La Cappella è aperta tutti i giorni dalle 10.30, visite ogni ora fino alle 16.30, la domenica apertura alle 13.30). Il biglietto di ingresso alla mostra, oltre alla visita guidata alla Cappella della Cintola, permette uno sconto sulla visita al bellissimo ciclo di affreschi di Filippo Lippi nel Duomo stesso. L’ “Ostensione” pubblica del Cingolo dal pulpito avviene solo cinque volte all’anno: Pasqua, 1° Maggio, “Assunzione di Maria”    (15 agosto), “Natività di Maria” (8 Settembre) e Natale (25 Dicembre). Rare le occasioni di un uso diverso, sempre legate alla presenza di personaggi di eccezionale importanza come Papa Giovanni Paolo II (19 Aprile 1986) e Papa Francesco (10 Novembre 2015).                      “Legati da una Cintola” è titolo appropriato – come afferma il Vescovo della città – perché tutti, in particolare le giovani generazioni e i nuovi concittadini pratesi, possano conoscere la storia del luogo dove abitano attraverso le espressioni artistiche che descrivono una pagina antica ed attuale della città. Il bellissimo catalogo che correda la mostra, con vari contributi critici, è pubbicato da Mandragora.   Il volume illustra, oltre naturalmente alla reliquia solitamente conservata nella cappella di Agnolo Gaddi nel Duomo, la serie di dipinti, sculture e miniature in mostra, che testimoniano le varie elaborazioni del tema dell’Assunta che dona la propria cintola. In aggiunta, testi e foto propongono lo studio della cappella affrescata da Gaddi, la prepositura di Santo Stefano, le ostensioni che abitualmente avvengono a Prato e la storia del suo culto nei secoli.                                                                                                                                                                    Alcune note sulla sede espositiva. Il palazzo, nelle sue forme attuali, nacque a cavallo del XIII e XIV secolo dalla fusione di tre palazzi distinti, dalla cui trasformazione vennero creati i locali per ospitare le sedi del Podestà, della magistratura locale e delle prigioni.  I diversi materiali da costruzione usati nei distinti edifici ci permettono ancora oggi di distinguere le sagome delle torri primitive. La parte più antica è la casa-torre ancora distinguibile a destra (XIII secolo), già appartenuta alla famiglia dei Pipini, con un porticato al pian terreno con pilastri di pietra alberese poi tamponata ma ancora visibile, e acquistata nel 1284 dal capitano del popolo Fresco dei Frescobaldi per insediarvi il governo comunale. Dal portale a piano terreno si accede ad una serie di ambienti in parte affrescati (Bettino di Corsino, 1307; Pietro e Antonio di Miniato, 1425), mentre l’ampio scalone esterno conduce al piano principale. Nei secoli successivi,     a causa dell’aumento delle mansioni governative, gli ambienti interni furono suddivisi in molti piccoli vani. Il Granduca Pietro Leopoldo di Lorena nel 1788 espresse l’intento di creare una scuola del gusto per i futuri artisti, che sfociò nella creazione nel 1858 di una prima collezione ospitata inizialmente nel vicino Palazzo Comunale. Il 26 giugno 1899 l’edificio subì alcuni danni a seguito della scossa del terremoto della Valle del Bisenzio, che in città raggiunse l’intensità del VII grado della Scala Mercalli. Dal 1912 nelle stanze di Palazzo Pretorio è ospitato il Museo che raccoglie molte opere d’arte che spaziano dal Medioevo all’Ottocento. Chiuso per restauri dal Marzo 1998, il Palazzo è stato riaperto al pubblico nel Settembre 2013.                                                                                                                                Arte antica strettamente connessa con quella moderna del Pecci, Centro Regionale per le arti contemporanee e con la creatività che trova piena realizzazione nella moda, rappresentata qui al meglio dal Museo del Tessuto. Da secoli per le produzioni di filati e tessuti di lana Prato è uno dei più grandi distretti industriali italiani ed uno dei centri più importanti del mondo. Per questi motivi vale certamente una visita.

Museo di Palazzo Pretorio – Piazza del Comune, Prato; fino al 25 Febbraio 2018; orari: 10.30-18.30 tutti i giorni   (eccetto il martedì non festivo); la biglietteria chiude alle 18; Biglietti: intero 8 Euro, ridotto 6 Euro; informazioni: Tel. 0574 19349961; www.palazzopretorio.prato.it

Fabio Giuliani

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