POETI E SCRITTORI DEL GARDA E DINTORNI IL TERREMOTO RIBOLLE: Roberto Maggi

| 1 ottobre 2010

Terremoti, alluvioni, disastri naturali che travolgono vite umane e patrimoni artistici con la loro devastazione: la cronaca di questi avvenimenti accaduti sul Lago di Garda ma non solo, nei due volumi di Roberto Maggi, Un minuto a mezzanotte e Con l’acqua alla gola…

CON L’ACQUA ALLA GOLA

Roberto Maggi, Con l’acqua alla gola, 80 pagg. 2007, Tipografia Bortolotti, Arti grafiche, Salò. In copertina: l’ingresso della zona dei Due Pini (“i castelletti”) il 30 ottobre 1976. Foto di Pierangelo Del  Mancino

Ricorda soprattutto il nubifragio del 30 ottobre 1976 ma anche altri eventi catastrofici che nello stesso anno coinvolsero l’area salodiana e altre zone d’Italia. Tra questi, l’incendio che bruciò, il 3 aprile 1976, la pineta di Salò; insieme al disastro è documentato anche il lavoro fatto dagli scout per ripiantare gli alberi della pineta. Nello stesso anno, a maggio e in settembre, fu il terremoto a colpire: e fu il Friuli il suo bersaglio. Sammardenchia fu uno dei paesi terremotati, particolarmente caro all’autore che insieme al gruppo degli scout di Salò, contribuì alla sua ricostruzione. Lo stesso anno, giustamente definito dall’autore, funesto, fu caratterizzato anche da una grande siccità, che provocò l’esplosione di un reattore, in Brianza, con la fuoriuscita di nubi tossiche. Dopo la siccità, fu la volta dei nubifragi. Anche la zona bresciana fu colpita e l’autore ricorda il panico nella scuola elementare di Salò e la sua evacuazione. A testimonianza di questo fatto drammatico, l’autore riporta le parole del direttore scolastico e degli studenti di allora, insieme a significative immagini dell’evento. Fu soprattutto l’area salodiana dei Due Pini a venire allagata, ma anche Le River, Muro, la zona di Salò chiamata Brianza, la via Pietre Rosse, il Lungolago e anche il santuario di Madonna del Rio, a Renzano, non lontano da Salò. Nel dicembre dello stesso anno, un terremoto colpì la zona gardesana, facendo franare, a Garda, anche parte della scogliera. Un forte fragore scosse anche Brescia, ma in quel caso non fu il terremoto, ma una bomba esplosa in piazzale Arnaldo. Terminata la narrazione degli eventi terribili del 1976, l’autore propone alcune soluzioni(come allargare il letto del torrente Rio) per evitare future alluvioni a Salò e ricorda le grandi inondazioni che vessarono l’Italia, come quella del Polesine del 1951 o quella del 1966 che distrusse molti tesori artistici a Venezia e soprattutto a Firenze. In appendice Roberto Maggi riporta le sue ricerche sull’alluvione di Salò del 30 ottobre 1960 e sull’esondazione del Po del 2000 che afflisse soprattutto il Piemonte.

UN MINUTO A MEZZANOTTE

Roberto Maggi, Un minuto a mezzanotte, 84 pagg. 2005, Tipografia Bortolotti, Arti grafiche, Salò. In copertina: Casa parzialmente demolita in via Agro, Vobarno. Foto di Mauro Tibon

E’ dedicato invece alla memoria del terremoto del 24 novembre 2004 che colpì in particolar modo Salò, Gardone Riviera, Toscolano Maderno, Vobarno, Sabbio Chiese, Preseglie, Pompegnino e Clibbio. Buona parte del territorio bresciano venne martoriata e scossa dall’evento sismico. Lo stesso autore del volume era in casa con le sue figlie e sua moglie quando il sisma avvenne e fu proprio in quell’occasione che iniziò a raccogliere le annotazioni e i pensieri che hanno dato vita a questo libro. In cui sono raccolte anche alcune fotografie del disastro, che testimoniano i danni a chiese, scuole e abitazioni ridotte in macerie. Nella prima parte del volume sono riportati i pensieri di Roberto Maggi in merito al dramma del terremoto, con un contributo poetico in dialetto di Fabrizio Landi, Èl campanìl l’è mot, L’altra metà del libro è invece dedicato alle testimonianze sul terremoto degli studenti della scuola media di S.Felice del Benaco, nelle quali gli edifici vengono paragonati a birilli e dove la paura domina molti dei loro scritti. In appendice viene ricordato il terremoto di Salò del 30 ottobre 1901 ed è raccolta una cronaca dei terremoti che colpirono l’Italia da allora al 2004. Quello dell’Aquila del 2009 è escluso, essendo avvenuto in seguito alla stampa del volume. E così si susseguono i terremoti in Calabria del 1905 e del 1907, quello di Messina del 1908 ricordato anche da Salvatore Quasimodo nella poesia Al padre: “Il terremoto ribolle/ da tre giorni, è dicembre d’uragani/ e mare avvelenato.” Seguono, in questa cronologia drammatica, i terremoti d’Irpinia del 1910 e del 1930, quello della Marsica del 1915, quello della Valle del Belice del 1968, quello di Tuscania del 1971, quello del 1972 di Ancona, quello del 1976 del Friuli, del 1980 in Irpinia, del 1983 nella provincia di Parma, del 1984 in Umbria, del 1990 vicino a Bologna e a Siracusa, del 1997 di nuovo in Umbria, con i danni alla basilica di S.Francesco d’Assisi, del 2002, a S.Giuliano, in Puglia… su quest’ultima tragedia, dedicata ai bambini che ne sono state vittime, l’autore scrive anche una poesia che conclude il libro:
“l’orologio era fermo./ Le lancette ancora indicavano quell’ora lontana./
E per le strade deserte/ sembrava di poter toccare con mano il dolore”.

Di: Elisa Zanola

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