Desenzano del Garda, Monte Corno: PIC-NOTES DI BLOC-NIC

| 1 aprile 1993
Paramica dal Belvedere

Itinerantemente

Sbuchiamo fuori dai tombini. Oggi ripuliti a Desenzano da pompe che funzionano sempre. Gettiamo uno sguardo alla aria libera. E pensiamo al Lunedì di Pasqua. Equazione generica per il desenzanese tipo che perviene al risultato chiamato monte Corno. Estremo lembo del territorio comunale che si estende verso Padenghe. Lo chiamano monte ed è solo collina. Ma montagna inviolabile nell’identità locale. Una specie di totem della memoria storica. Un angolo di verde che ha scampato i mille pericoli del cemento organizzato. Ci si arriva da varie direzioni. Partendo dal “Massadrino” crocevia importante di una strada Romana che arrivava da Maguzzano. Oppure dal Vo’. Lasciando le barche di lago per esplorare l’entroterra. Non è una grande fatica salire in vetta. Un sorriso si stampa sul volto di chi si esprime in questo modo per definirne la sommità. Ma a Desenzano molti Reinhold Messner hanno affrontato le insidie del monte per antonomasia. E tutti l’hanno violata quella cima circondata da cipressi. Prominenza gentile senza voglie di bufere. Attenta ai venti da Nord e bisognosa di compagnie festose. Il Lunedì si spazzola la chioma. Attende le uova ed il salame conditi in insalata. Spera sempre in tempi miti per ospitare meglio i desenzanesi. Ma anche il turista viene attratto da questo picco morenico. Sarà il nome ? Legato alla scaramanzia che vuole il corno portafortuna ? Non si sa. Bisognerebbe chiederlo agli “Amici del Monte Corno”. Associazione che si impegna a tutelarne l’immagine. Strofiniamoci comunque nelle piccole valli macchiate dagli olivi che arrivano sul monte. Terapeutico o no ne trarremo dei benefici. Rinoceronte di verde non ancora estinto. E dalla sommità di questo novello portafortuna, incrociando le dita come napoletani consumati, guardiamo tutto il golfo. Un angolo dolce di Mediterraneo dove arrivare, partire e ritornare.

Rocchinson Crusoe

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