Pavia: DA DEGAS A PICASSO – Capolavori dalla Johannesburg Art Gallery

| 30 marzo 2015
Johannesburg Art Gallery

Complice l’arte, un ponte fra popoli

Il nuovo appuntamento espositivo di primavera per i Musei Civici di Pavia presenta oltre 60 opere realizzate dai principali protagonisti della scena artistica internazionale dalla metà del XIX fino al secondo Novecento: il percorso espositivo, diviso in sezioni cronologiche e tematiche, permette ai visitatori di percorrere un viaggio nella storia dell’arte spaziando dall’Europa agli Stati Uniti fino al Sud Africa in un racconto che si sposta tra momenti storici, luoghi e linguaggi artistici diversi. La prima opera che incontriamo è un ritratto: “Lady Phillips”, eseguito dal pittore italiano Antonio Mancini nel 1909. Ma per capire meglio il motivo di questa scelta occorre tornare un po’ indietro nel tempo, ai primi anni del 1900. Lady Florence Phillips, moglie del magnate inglese dell’industria mineraria Sir Lionel Phillips, entrambi di origini inglesi, vivevano a Johannesburg, quasi all’estremo sud del Continente africano. Donna dal grande fascino, con la passione del collezionismo d’arte, convinta che la sua città dovesse avere un museo d’arte, ella persuase il marito ed alcuni magnati dell’industria a investire nel progetto. Determinata a portare avanti la sua idea, venderà poi un diamante azzurro regalatole dal consorte per acquistare i primi lavori; sin dalla sua apertura, avvenuta nel 1910, quella sede museale presentava una selezione di opere di straordinaria qualità e modernità, un nucleo arricchitosi poi negli anni grazie a nuove acquisizioni e donazioni, anche per merito dei consigli e suggerimenti di Hugh Lane, altra grande personalità della scena culturale anglosassone. La Johannesburg Art Gallery è situata in Joubert Park, nel quartiere centrale degli affari della Capitale della Repubblica Sudafricana. L’edificio, progettato da Sir Edwin Lutyens, si compone di 15 sale espositive e giardini con sculture all’aperto. Ospita collezioni di dipinti olandesi del 17mo secolo, arte britannica ed europea del Settecento e dell’Ottocento, arte sudafricana dell’Ottocento, una vasta collezione d’arte contemporanea locale ed internazionale del Novecento e un armadietto di stampe contenente opere dal 15mo secolo ai tempi nostri. Proprio questa importante istituzione museale ha concesso dopo una prima sezione dedicata all’800 inglese con capolavori di Millais, Hunt, Alma-Tadema, Turner e del “preraffaellita” Dante Gabriel Rossetti, questa esposizione continua con un capitolo interamente dedicato all’ “Impressionismo”: dalle prime opere anticipatrici della corrente, come l’incantevole paesaggio di Corot, si passa alle iconiche “Due ballerine” di Degas, arrivando poi alla scena post-impressionista con Cézanne, Gauguin, Van Gogh, Toulouse-Lautrec, Bonnard e Vuillard attraverso opere che già aprono la strada alla modernità. Una modernità che però Lady Phillips non fece in tempo a conoscere e che anche Sir Hugh Lane non frequentava. Le prime acquisizioni o donazioni d’arte moderna infatti arrivano alla J.A.G. piuttosto tardi, ed oggi la collezione vanta capolavori firmati dai più importanti protagonisti delle avanguardie come Derain, Matisse, Picasso, Modigliani, Pechstein; quindi uno studio di Francis Bacon, un carboncino di Henry Moore, un’opera di Lichtenstein, un triplo ritratto di Joseph Beuys di Andy Warhol, e il poligonale acrilico su tela di Noland datato 1978. Ma la parte della mostra pavese più interessante per noi europei è l’ultima breve sezione dedicata al Sudafrica, una sala conclusiva che lega due mondi sotto il segno universale dell’arte che non conosce confini. Da subito la nobildonna espresse il desiderio che il suo museo non fosse un luogo destinato solo ad un’élite, ma aperto a tutti, soprattutto aperto all’arte locale. Ci volle molto tempo però perché l’intento di Lady Phillips fosse realizzato. La prima opera black fu infatti acquistata nel 1940: fu un dipinto di Gerard Sekoto. Ma fino al 1972 fu l’unica, a causa del regime dell’apartheid, e si dovette aspettare fino al 1986, grazie ad una legge di portata internazionale, preludio poi alla liberazione, dopo anni di progionia, di Nelson Mandela, per vedere cambiare sensibilmente grazie alla creazione dell’Anglo American Johannesburg Centenary Trust. E ora si può dire che la sezione di arte sudafricana sia tra i punti di forza dell’intero museo. Nell’esposizione pavese possiamo vedere opere di Irma Stern, una delle più importanti autrici sudafricane del Novecento, dalle ascendenze espressioniste, che ha conosciuto il successo prima in Europa e poi nella propria terra. Quindi un ritratto firmato da Maggie Laubser che sembra far stringere la mano a due mondi raffigurando una ragazza dai tratti africani in uno stile espressionista. Si continua con le contaminazioni con l’arte europea attraverso un’opera di Maude Summer, per poi indagare l’arte locale con Selby Mvusi che rappresenta il versante più contrastato e doloroso della scena artistica sudafricana soffocata dall’apartheid. Chiude questa sezione – e quindi l’intera mostra – George Pemba, che nella sua arte racconta le tradizioni locali, la vita urbana e la realtà dell’apartheid, con uno stile del tutto personale. La mostra è ideata, prodotta, organizzata da ViDi in collaborazione con il Comune di Pavia e con il patrocinio del Consolato Generale del Sudafrica di Milano e realizzata con la consulenza scientifica di Simona Bartolena. Per tutta la sua durata è prevista una serie attività didattiche e visite guidate per bambini e adulti che permettono di approfondire le bellissime opere esposte nelle sale delle Scuderie del Castello Visconteo. Anni difficili e cambiamenti, politici, sociali e, di riflesso anche culturali: la tradizione musicale autoctona, “capitanata” dalla compianta cantante Miriam Makeba (morta tra il 9 e 10 Novembre per un attacco cardiaco dopo un concerto italiano a Castel Volturno); la passione sportiva: dalla storica vittoria nella Coppa del Mondo di Rugy 1995 della rappresentativa sudafricana dopo una finale appassionante contro gli allora favoritissimi neozelandesi “All Blaks” alla presenza di Mandela; l’organizzazione dei Campionati Mondiali di Calcio 2010 (ricordiamo le folkloristiche, e per molti famigerate, “Vuvuzelas”, semplici trombette di plastica che, suonate all’unisono producevano un sottofondo continuo per tutta la durata di un incontro). Questo Stato, questo territorio deve essere ora ricordato anche per il fattore artistico; quindi grande merito va alla Johannesburg Art Gallery, esempio importante e vitale proveniente dal Sud del Mondo.

 

Scuderie del Castello Visconteo – Viale XI Febbraio 35, Pavia

Fino al 19 Luglio 2015; orari: lunedì al venerdì 10-19; giovedì 10-22; sabato, domenica e festivi 10-20

(La biglietteria chiude un’ora prima)

Informazioni e prenotazioni Tel:+39 0382 33676; Tel:+39 02 36638601 (lunedì-venerdì 9-13.00 e 14-18)

 

Fabio Giuliani

 

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