Parma: FUOCO NERO – Materia e struttura attorno e dopo Burri

| 3 marzo 2015
Fuoco Nero 1

…e con lui la plastica si fece arte

Partiamo dal titolo: “Fuoco nero” perché si mette a confronto la sequenza di Aurelio Amendola che fotografa Burri mentre crea una “Plastica” col fuoco con il grande “Cellotex” di Alberto Burri, appunto nero, punto di partenza di una mostra davvero interessante in corso nel Salone delle Scuderie nell’ambito del complesso della Pilotta, curata da Arturo Carlo Quintavalle che propone oltre 70 dipinti, altrettante fotografie ed un gruppo di opere grafiche per un totale di 172 pezzi. Lo CSAC (Centro studi e archivio della comunicazione dell’ Università di Parma) ha ricevuto in dono, circa 40 anni fa, un importante “Cellotex” (1975) di Alberto Burri. Attorno a questa opera, in occasione anche dell’approssimarsi del centenario della nascita dell’artista (1915-1995), si è pensato di chiedere, negli ultimi due anni, a significativi pittori, scultori, fotografi, giovani e meno giovani, almeno un’opera che essi pensassero comunque collegata o riferibile alla ricerca del maestro. A questo invito hanno risposto generosamente, e con importanti opere, in molti.  Fra essi Bruno Ceccobelli e Nunzio, Mimmo Paladino e Luca Pignatelli, Marcello Jori e Alberto Ghinzani, Pino Pinelli e Giuseppe Maraniello, Giuseppe Spagnulo e Emilio Isgrò, Attilio Forgioli e Mario Raciti, Medhat Shafik e Franco Guerzoni, Luiso Sturla e Renato Boero, Raimondo Sirotti e Davide Benati, Concetto Pozzati e Enzo Esposito, Gianluigi Colin e William Xerra. Agli artisti è stato anche chiesto di illustrare le ragioni per cui l’opera donata si collegava alla ricerca di Burri; anche queste loro parole appaiono un contributo storico significativo. Si è poi ritenuto di ricostruire, almeno per poli, dalla Lombardia a Napoli, dalla Liguria all’Emilia, le proposte di alcuni dei molti protagonisti della ricerca sulla materia, ed ecco quindi, fra le altre, le opere di Tavernari e Spinosa, di Pierluca e Morlotti, di Mandelli e Bendini, di Arnaldo Pomodoro e Zauli, di Mattioli e Padova, di Zoni, di Lavagnino e Ruggeri, di Olivieri e Vago, di Guenzi e Carrino, di Ferrari, Repetto, Chighine. In mostra la fotografia ha una parte piuttosto significativa, oltre le già citate di Amendola vediamo quelle di maestri del settore come Nino Migliori, Mimmo Jodice, Giovanni Chiaramonte, Mario Cresci, quella concettuale di Brigitte Niedermair e quella attenta alla lingua dell’astrazione di Gianni Pezzani. Una bella iniziativa, questa, per ricordare un fondamentale maestro del ‘900, ormai apprezzato a livello mondiale. Doverose, quindi, alcune note biografiche in sintesi della sua lunga attività lavorativa. Nato a Città di Castello nel 1915 e morto a Nizza nel 1995, Alberto Burri, ufficiale medico durante la Seconda Guerra Mondiale, iniziò a dipingere durante la sua prigionia negli Stati Uniti d’America nel primi anni Quaranta. Tornato in Italia nel 1946, si trasferisce a Roma, dove l’anno successivo tiene la sua prima personale alla galleria La Margherita. Nel 1948, espone sempre nella stessa galleria, le prime opere astratte: “Bianchi” e “Catrami”. Nel 1950 partecipa alla fondazione del Gruppo Origine, insieme a Mario Ballocco, Giuseppe Capogrossi ed Ettore Colla. Nel 1954 realizza piccole combustioni su carta. Continua a utilizzare il fuoco anche negli anni successivi, realizzando “Legni” (1956), “Plastiche” (1957) e “Ferri” (1958 circa). Nel 1955 espone all’Oakland Art Museum e alla VII Quadriennale Nazionale d’Arte di Roma. Agli inizi degli anni Sessanta si segnalano in successione ravvicinata, a Parigi, Roma, L’Aquila, Livorno, e quindi a Houston, Minneapolis, Buffalo, Pasadena, le prime ricapitolazioni antologiche che, con il nuovo contributo delle “Plastiche”, diverranno vere e proprie retrospettive storiche a Darmstadt, Rotterdam, Torino e Parigi (1967-1972). Nel 1964 vince il premio Marzotto. Nel 1973 inizia il ciclo dei Cretti e su questo filone si colloca il sudario di cemento con cui rivestì i resti di Gibellina terremotata in un famoso esempio di Land Art. Nel 1976 inizia a lavorare ai “Cellotex”. Nel 1973 Burri riceve dall’Accademia Nazionale dei Lincei il “Premio Feltrinelli” per la Grafica. Nel 1977 espone un’importante antologica al Solomon R. Guggenheim Museum di New York dal titolo “Alberto Burri. A retrospective View 1948-77”. Al 1979 risalgono i “Cicli”, che domineranno tutta la sua produzione successiva. Nel 1981 viene inaugurata la Fondazione Burri in Palazzo Albizzini a Città di Castello, con una prima donazione di 32 opere. I lavori del Maestro sono esposti principalmente in due musei a Città di Castello. Il primo, a Palazzo Albizzini, ha una superficie di 1660 m² inaugurato nel 1981. Il secondo ospitante i “grandi cicli pittorici” dell’artista, inaugurato nel 1990, è un’area industriale inutilizzata, gli “Ex Seccatoi del Tabacco” recuperata architettonicamente. Nel 1984, per inaugurare l’attività di Brera nel settore del contemporaneo, viene ospitata un’esaustiva mostra di Burri. Il 10 dicembre 1994 vengono ricordate le donazione di Burri agli Uffizi in Firenze: un quadro Bianco Nero del 1969 e tre serie di grafiche datate 1993-94. Le sue opere sono esposte in alcuni fra i più importanti musei del mondo: il Centro Georges Pompidou a Parigi, il Solomon R. Guggenheim Museum di New York, la Tate Gallery di Londra, la Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma, Il Castello di Rivoli (TO),il Museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto. Burri muore a Nizza nel 1995, un mese prima del suo ottantesimo compleanno. Nel decimo anniversario della scomparsa (2005), sono le Scuderie del Quirinale a rendere omaggio al grande Maestro italiano, con una mostra volta a testimoniare come la sua opera abbia dato un profondo contributo all’arte del XX secolo in ambito internazionale. La mostra intitolata “Burri. Gli artisti e la materia”, a cura di Maurizio Calvesi e Italo Tomassoni, realizza un interessante confronto fra grandi e ospita tra gli altri opere di Robert Rauschenberg (probabilmente influenzato dal Maestro italiano in alcune composizioni degli anni sessanta e ’70), Antoni Tàpies, Lucio Fontana, Afro Basaldella, Joseph Beuys, Piero Manzoni, Anselm Kiefer, Damien Hirst ed altri.  Il CSAC per l’occasione ha pubblicato un importante catalogo, edito da Skira, con le schede di tutte le opere esposte e dei loro autori.

Salone delle Scuderie, Palazzo della Pilotta – Piazzale Bodoni 1, Parma (PR); Orari: da martedì a domenica dalle 10 alle 18;

Per informazioni e prenotazioni: Tel. 0521033652-347007; ingresso gratuito; CSAC – Viazza di Paradigna 1, Parma (Tel. +39 0521033652)

Fabio Giuliani

 

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