Padova – JOAN MIRO’: MATERIALITA’ E METAMORFOSI

| 13 maggio 2018
Mirò 1

“L’incontro con lo strumento e con la materia produce uno shock che è cosa viva e penso che si ripercuoterà sull’osservatore”              (Joan Mirò, 1959)

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85, tra quadri, disegni, sculture, collages ed arazzi costituiscono la grande mostra, di respiro e di interesse internazionale, organizzata dalla Fundação de Serralves-Museu de Arte Contemporânea di Oporto, dedicata all’artista “surrealista” catalano Joan Mirò. Questa straordinaria collezione di opere del Maestro, di proprietà dello Stato portoghese, non era mai uscita dai confini lusitani prima di oggi, e l’onore di ospitarla in “prima” mondiale è stato assegnato all’Italia e alla città di Padova, e, più nel dettaglio, alla Fondazione Bano, da anni Ente promotore di eventi espositivi di alta qualità presso Palazzo Zabarella. Ma prima di addentrarci nel percorso di visita vero e proprio occorre fare una premessa. Le opere arrivate qui furono di proprietà del Banco Português de Negociós, che tra il 2004 e il 2006 le aveva acquistate da una importante collezione privata giapponese, e prima ancora appartenute al figlio di Henry Matisse. Il Banco nel 2008 venne nazionalizzato dallo Stato portoghese che, in fase di forti difficoltà economiche, decise di mettere sul mercato la prestigiosa Collezione. Incaricata della vendita fu Christie’s, la notissima Casa d’ Aste che, nel 2014, decise di porla all’incanto presso la sua sede di Londra. Ciò ha portato a una protesta immediata, e l’asta è stata prima rinviata e poi cancellata, così le opere di Miró sono rimaste in Portogallo. Sono state esposte pubblicamente per la prima volta al Museo Serralves di Porto, tra ottobre 2016 e giugno 2017, in una mostra che ha avuto oltre 240.000 visitatori. Prima di raggiungere Padova, la collezione è stata ospitata anche dal Palazzo Nazionale Ajuda a Lisbona con lo stesso titolo, “Joan Miró: Materialità e Metamorfosi”. Fulcro della mostra, che spazia lungo sei decenni di attività, è la naturalezza fisica dei supporti impiegati dall’artista, nonché l’elaborazione dei materiali come fondamento della pratica artistica. Nella sua esplorazione della materialità, in cui – secondo certa critica – fu eguagliato forse solo da Paul Klee, Miró allargò in maniera decisiva i confini delle tecniche di produzione artistica del Ventesimo secolo. Nel corso della sua lunga carriera, terminata sui novant’anni, egli ribadì sempre l’importanza della materialità come fondamento del proprio operare. Ciò non significa che i materiali gli imponessero tutti gli aspetti della raffigurazione: in diversi momenti egli produsse elaborati bozzetti preparatori anche per le opere più spartane e apparentemente spontanee. Ma è fuor di dubbio che il rapporto tra mezzo e tecnica abbia influito su tutti gli aspetti della sua produzione. Oltre a questa esplorazione dei materiali, sviluppò un linguaggio dei segni innovativo, che modificò il corso dell’arte moderna. In un processo di trasformazione morfologica, nell’arte di Miró gli oggetti assumono il “ruolo” di segni visivi: negli arazzi le matasse di filo possono sostituire schizzi di colore; il fil di ferro dei primi collages rappresenta spesso la linea disegnata; talvolta la carta riformula le caratteristiche fisiche della tela in quanto supporto. Per comprendere meglio le caratteristiche compositive e mentali del suo linguaggio artistico, riporto la parte finale del saggio di Robert Lubar Messeri pubblicato per la prima volta in “Joan Miró: Materialidade e Metamorfose”, catalogo dell’esposizione, Porto: Fundação de Serralves, 2016, ora ripreso nella pubblicazione della rassegna padovana ad opera di Marsilio. “In senso molto lato, la morfologia è il principio operativo del lavoro di Miró: tutto è in uno stato di flusso e cambiamento permanenti, man mano che l’artista esplora le possibili equivalenze tra i mezzi. Ma sebbene la morfologia si definisca come una variazione della forma, della sostanza e della struttura fisiche, non è tuttavia nella scienza o nella biologia che vada cercata la chiave interpretativa dell’arte dell’artista, bensì nella trasformazione e nella logica interna dei suoi metodi di lavoro. Nel duplice ruolo di artefice e trasgressore della forma del modernismo del Ventesimo secolo – pittore e anti-pittore al tempo stesso – Miró sfidò il concetto stesso di specificità del mezzo.”  Alla serata inaugurale di venerdì 9 Marzo, erano presenti –– Luís Filipe Carrilho de Castro Mendes, Ministro alla Cultura della Repubblica del Portogallo – già in visita ufficiale in Italia – il Sindaco, Sergio Giordani, l’Assessore alla Cultura della città di Padova, Andrea Colasio, e il Presidente della Fondazione Bano, Federico Bano. Quest’ultimo ha così sottolineato: “Con questa mostra, Fondazione Bano imprime al programma culturale di Palazzo Zabarella un nuovo corso. Negli anni più recenti, questa sede espositiva si è andata connotando come il luogo privilegiato per ammirare grandi mostre su movimenti o artisti compresi tra le seconda metà dell’Ottocento e i primi due decenni del Novecento. In questo ambito abbiamo potuto proporre esposizioni che la critica e il pubblico hanno ritenuto estremamente significative. Oggi Fondazione Bano considera quella importante stagione come giunta a completa maturazione. (….) Questa mostra, dedicata a Miró, è in qualche modo paradigmatica di questa rinnovata progettualità. Pone Fondazione Bano ad interlocutore del mondo scientifico internazionale, proponendo in Italia letture originali di pagine non secondarie della storia universale dell’arte, aprendo anche alle arti applicate. Eliminando, in altri termini, barriere di tempo e luoghi, per aprirsi al mondo, anzi ai vari mondi della storia dell’arte e del costume. Mi preme sottolineare un concetto per noi fondamentale: l’originalità delle nostre proposte. E’ mia ambizione fare di Palazzo Zabarella un “luogo dove si possono ammirare mostre che altrove non si vedono”. L’esempio di Miró esplicita tale concetto. L’artista è molto noto, è una star dell’arte mondiale del secolo appena trascorso. Di mostre su di lui in Italia se ne sono proposte diverse. Ma nessuna come questa. (….). L’impegno mio e della nostra compagine è convinto e totale. E mi onora avere al nostro fianco, in modo altrettanto convinto e totale, il Comune di Padova e Fondazione Antoveneta. Cui non può non andare il mio più vivo ringraziamento.”              Il catalogo scandisce i periodi della sua ricerca con le relative opere e termina con una nota biografica di cui diamo alcuni cenni. Joan Mirò nasce a Barcellona nel 1893 e si dedica alla pittura fin da giovane. Frequenta gli studi all’Accademia Galì della città. Nel 1920 è a Parigi, conosce Picasso e Tzara ma soprattutto si avvicina al movimento “surrealista” (Max Ernst, André Breton) firmandone il Manifesto nel 1924. Negli anni Trenta l’artista sperimenta maggiormente lavorando con il collage, il bassorilievo e la scultura. Nel ’29 sposa Pilar Juncosa e nel ’31 nasce la figlia Maria Dolores. Con l’inizio dell’occupazione nazista lascia definitivamente la Francia e si stabilisce a Maiorca dove dipinge “Le costellazioni” con simboli degli elementi e del cosmo, una fuga dalla tragica realtà e dagli orrori del presente verso la bellezza dell’universo. Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale la sua fama cresce vincendo il Premio per la Grafica alla Biennale di Venezia nel 1954 e due anni dopo il Premio Internazionale Guggenheim. Nel 1972 crea la Fundacio Joan Mirò a Barellona e in seguito dona alla cittadinanza lo studio e laboratorio artistico di Maiorca allestendo la Fundacio Pilar e Joan Mirò. Dopo la caduta del “franchismo” ottiene onori anche in patria. Muore nel 1983 a novant’anni. L’anno prima, i Campionati del Mondo di Calcio, svoltisi in Spagna, avevano avuto come “Logo” ufficiale, riprodotto su un infinità di manifesti e locandine diffuse universalmente, proprio un disegno colorato di Mirò… Mondiali, quelli, che noi italiani ricordiamo certo benissimo.

Palazzo Zabarella – Via degli Zabarella 14, Padova; fino al 22 Luglio 2018; Orari: da martedì a domenica 9.30-19  (chiusura biglietteria 18.15); aperture straordinarie con gli stessi orari: lunedì 30 Aprile, martedì 1° Maggio, sabato 2 Giugno,  mercoledì 13 Giugno; Per informazioni e prenotazioni: Tel. 049 8753100; www.zabarella.it

Fabio Giuliani

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