Omar Tomasoni da Orzinuovi: PRIMA TROMBA AD AMSTERDAM

| 27 febbraio 2019
OMAR TOMASONI PH. AnneDokter

Da cinque anni è Prima Tromba della Royal Concertgebouw Orchestra (RCO) di Amsterdam, «la migliore compagine sinfonica al mondo» secondo «Gramophone».

Omar Tomasoni da Orzinuovi, 34 anni, usa il suo strumento come l’iconografo riempie la tela di oro: per accedere a una dimensione che superi la precarietà del tempo. Suona anche nel gruppo «Italian Wonderbrass», il quintetto di ottoni da lui fondato.

Torna poco in Italia e lo catturiamo al volo.  «E’ stato un lustro piuttosto intenso: lunghi tour in Australia, Asia, Stati Uniti; registrazioni, trasmissioni televisive, cicli sinfonici, prestigiosi direttori, solisti magnifici. Ho suonato di tutto, molto Mahler, Brahms, Beethoven, Mozart, musica contemporanea. Le grandi opere ti costringono sempre all’avventura. Hanno una profondità che non si smette mai di raggiungere: più le indaghi, più le devi inseguire; poi, non stanno mai ferme; infine, non sono mai le stesse: in ogni tempo, in ogni istante, lo sguardo che pongo su di loro in un certo senso le cambia (e mi trasforma). Dopo il lungo sodalizio con Mariss Jansons alla RCO è arrivato Daniele Gatti: una sfida fra giganti. Passare da un maestro lettone (di formazione sovietica), allievo di Swarowsky e di Karajan, assistente di Mravinsky, a un direttore di scuola italiana, cosmopolita, onnivoro e abilissimo, è un confronto spiazzante. mi sono anche divertito a suonare il “Concerto per pianoforte, tromba e orchestra n. 1” di Shostakovich con una scatenata e scapricciata Yuja Wang, un brano energico e davvero spassoso».

Cosa sta facendo l’Olanda per ampliare il pubblico della classica?

«I tentativi sono numerosi. Alcune associazioni organizzano esecuzioni pubbliche introdotte da brillanti presentazioni, filmati, immagini, agganci con la cronaca, note di gossip, accenni di costume, perfino nessi politici, in un linguaggio simpatico e comprensibile, a mostrare la vitalità della musica e il suo essere punto nevralgico in cui transita la vita e la contemporaneità; a questo primo momento segue il concerto vero e proprio (di durata ridotta); dopo aver mangiato e bevuto in compagnia, si può ballare in una sala del Concertgebouw con l’intervento un dj: per una volta i suoni sfiorano la musica techno senza paure, sentimenti di superiorità, graduatorie di sorta».

Tornerà a Brescia prossimamente?

«Purtroppo in Italia lavoro pochissimo, è diventato tutto molto complicato. Pochi inviti e occasioni scarse. Per non disperdere tempo ed energie, cerco di centellinare le mie attività: la RCO, la mia orchestra, è impegnata in quasi 150 concerti all’anno (con un pubblico complessivo di circa 250.000 spettatori). Solitamente, d’estate, tengo una masterclass di tromba, in Galizia (Spagna)».

ENRICO RAGGI

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