Musica KNOPFLER, IL MAGO DELLA CHITARRA TORNA A GIUGNO

| 1 dicembre 2004

Ha ritrovato la prolificità che da solista non ha mai posseduto. Ed ora comincia anche a dar segni di una tensione narrativa davvero interessante.


Perché nelle canzoni del suo nuovo album «Shangri La», Mark Knopfler si è messo in testa di cantare l’America: quella che non c’è più, ma anche quella frammentata dalle contraddizioni odierne, sempre più lontana da quella immagine di «terra promessa» che tante generazioni hanno sognato e rincorso. Così, tra i sogni di gloria (cinematografica, oltre che musicale) dell’Elvis giovanile, la storia di Ray Kroc (l’inventore della catena Mc Donald’s oggi presa a bersaglio dagli antiglobal) e quella del boxeur Sonny Liston, Knopfler sembra quasi tracciare con pennellate delicate e rigorose il ritratto agrodolce di un mito sbiadito. Che però è ancora vivo nel suo cuore, come in quello di milioni di altre persone. E tutto in questo disco nasconde un amore soffuso ed ancora vivo, a partire dalla slot machine di copertina, o da quella spiaggia stilizzata di palme e surf che l’ex-Dire Straits aveva modo di osservare dalle finestre dello studio che ha dato il nome anche all’album. «Già, lo Shangri La è uno studio di registrazione molto vintage, anni ’60, a Malibu – racconta Mark -. Gente come Bob Dylan, Neil Young o The Band, ai tempi d’oro, ci hanno passato un sacco di tempo. Il proprietario, che ha fatto di tutto per preservarlo nello stato originale, mi ha invitato a registrare da lui. La vecchia California e la sua atmosfera sembravano davvero aver molto a che fare con il progetto che avevo in mente, e alla fine il luogo ha lasciato un segno evidente anche sul disco». Disco che, fatti i debiti conti, non è che il quarto della discografia solista di Knopfler, se si eccettuano le tante colonne sonore. Il debutto di «Golden Heart» è arrivato nel ’96: solo un anno prima era arrivata la sospensione delle attività dei Dire Straits. «Sailing to Philadelphia», nel 2000, ha rilanciato le sue quotazioni, e nel 2002 è arrivato «The Ragpicker’s Dream». Un incidente motociclistico, l’anno scorso, lo ha tenuto bloccato per molti mesi, costringendolo a rinviare i progetti per un tour che doveva arrivare anche in Italia. Ed ora, è già tempo di un nuovo album: Knopfler non ha mai lavorato a ritmi così frenetici. «Il fatto è che dopo l’incidente mi sono ritrovato nella condizione di dover stare molto tempo a casa, e non in giro, e questo mi ha portato a scrivere moltissimo. Insomma, l’incidente ha avuto anche un suo lato positivo. Adesso comunque sono in formissima e non vedo l’ora di darmi da fare». «Shangri La», come detto, assomiglia ad una strana galleria di personaggi e di ricordi, che Knopfler ha ricostruito con grande accuratezza. «Sul disco ci sono effettivamente delle tematiche che legano i brani tra loro. Il fatto è che talvolta tento di guardare al presente ricordandomi il passato, perchè è vero che i tempi cambiano ma la gente no. Ho scoperto quindi che nel passato ci sono moltissimi personaggi, uomini di spettacolo, musicisti, ladri, politici, ancor oggi intriganti ed interessanti, al di là delle opinioni. Ad esempio “Boom like that» parla di Ray Kroc, l’uomo che ha fatto diventare Mc Donald’s un impero: il movimento no-global potrà anche odiarlo, ma molta gente lo considera ancor oggi un visionario ed il creatore di un incredibile modello di business». Musicalmente, «Shangri La» è un disco raccolto su se stesso: pulitissimo, caldo, riscaldato dal sole californiano, tipicamente da tramonto. «E’ come se componendolo mi fossi ritrovato negli anni ’60 – dice Mark-. Ma in realtà credo di aver subito l’influenza di tempi ancora precedenti, della musica che ascoltavo in Inghilterra alla radio quando ero bambino: roba tipo Lonnie Donegan, o i vecchi Shadows». I prossimi appuntamenti sono a breve scadenza: un disco di duetti con Emmylou Harris, e naturalmente il tour mondiale. Che, a giugno 2005, farà tappa anche in Italia, con la firma dell’agenzia che fa capo al bresciano Adolfo Galli e a Mimmo D’Alessandro. Un’occasione imperdibile per i fans di questo defilato di lusso, che dopo tanti anni di carriera sembra aver finalmente trovato la sua dimensione artistica ideale.


 

Di: Claudio Andrizzi

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