Milano – UMBERTO LILLONI E IL CHIARISMO LOMBARDO

| 29 ottobre 2015
Lilloni - Ponte Rosso 1

“Naturalismo poetico”

“I lilloni devono essere alberi di alto fusto e di ricco fogliame allignanti sulle dolci rive dei fium e dei laghi lombardi. Non potrei dire a quale famiglia appartengono…A me basta di goderli nei quadri del pittore che da essi evidentemente ha preso il nome…” (Diego Valeri)  Un poeta ha colto appieno il linguaggio pittorico di Umberto Lilloni, in particolare nel dipingere la vegetazione, siano essi i pioppi cipressini, talvolta nella loro immobilità e talvolta scossi dal vento, siano cipressi, tigli, abeti, cespugli.     La storica Galleria Ponte Rosso dedica ora una mostra retrospettiva al pittore, figura di primo piano fra gli artisti italiani del Novecento, al quale il fondatore della galleria, Orlando Consonni,  aveva già dedicato, nel 1963, come Editore, una importante monografia, ricordando in questo modo anche la comparsa ufficializzata della pittura chiarista ottant’anni orsono da parte del critico Leonardo Borgese nella recensione della VI Mostra Sindacale Lombarda. Sono esposti oltre 20 dipinti in gran parte dedicati al paesaggio (Milano, Venezia, la Brianza, il Lago di Como…) e due splendide nature morte: un vaso di fiori e un gruppo di zucche intere o affettate, che a me paiono più vive che mai; e qui mi torna alla mente: “Ricordes, Dio ha creato il cielo e la terra, il trionfo del colore”, frase che Lilloni soleva ripetere ad Oreste Marini – pittore chiarista egli stesso ed anima critica del gruppo – che gli fu amico dalla fine degli anni Venti fino alla morte (1980). Citiamo qui la presentazione della Prof.ssa Elena Pontiggia, la maggiore esperta del gruppo: “(…) Il Chiarismo è stato un clima espressivo che si è definito a Milano verso il 1930 intorno al critico Edoardo Persico. I suoi protagonisti sono Angelo del Bon, Francesco De Rocchi, Umberto Lilloni, Adriano Spilimbergo, Cristoforo De Amicis, a cui si aggiungono vari artisti da Vernizzi a Padova, da Oreste Marini a Facciotto, mentre punti di contatto – o di anticipazione – con la loro ricerca si colgono nel primo Birolli o in Broggini. Si tratta, in sostanza, di una pittura dai toni luminosi, senza chiaroscuro, spesso stesi su una base di bianco ancora umida, con ombre dipinte direttamente col colore. Al predominio dei volumi, su cui si era fondato il classicismo del “Novecento” di Sironi, sostituiva il predominio del colore. Creava così un mondo lieve, precario, instabile, che suggeriva soprattutto un sentimento di vulnerabilità. (…) Questa mostra vuole ricordare Lilloni e i protagonisti del chiarismo accompagnandoli ben oltre la soglia degli anni Trenta. Nella consapevolezza che il tempo della pittura, quando è vera pittura, è sempre il presente.”                                 In particolare in Lilloni è stupenda la trasfigurazione della realtà che nei suoi dipinti perde il peso materiale ma non la sostanza dell’immagine, tanto da farmi pensare ad un suo viaggio nel “Paradiso Terrestre”; anche i nudi, di cui qui vediamo un esempio, sono la pura idea dell’eterno femminino e non della carne. A mio avviso sono i suoi gli alberi dipinti più belli del Novecento, perchè egli riesce darci non l’albero in sé ma la sua idea primigenia, per cui mi pare appropriata la definizione che diede Oreste Marini alla pittura dei suoi più cari amici: non solo chiarismo cromatico ma “chiarismo mentale”, domandandosi chi, in quei tempi, era arrivato a tanto, non solo in Italia ma in Europa. I dipinti di Lilloni sono accompagnati da alcune opere dei suoi compagni di strada. Un breve cenno biografico. Umberto Lilloni nasce a Milano nel 1898 da una famiglia di origine dell’Alto Mantovano. Nel 1915 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Brera che frequenta sotto la guita di Cesare Tallone e Ambrogio Alciati. Nel 1922 consegue il Premio Hayez, nel ’27 il Premio Principe Umberto, rompendo con le tonalità pesanti per impostazioni più libere e chiare. Intorno al ’30 inizia il sodalizio con pittori ugualmente indirizzati formando un gruppo che da Guido Piovene verrà definito “Chiarismo”, incontrandosi con il critico napoletano Edoardo Persico. La loro ricerca pittorica si svolge lungo il filone poetico dominato dalla luce della grande pittura lombarda e veneta. Dal 1928 è invitato ad esporre alla Biennale di Venezia, dove sarà presente fino al ’52. Dal 1927 al 1941 ha insegnato all’Accademia di Brera e dal 1941 al 1962 all’Accademia di Parma. Muore a Milano nel 1980. La “Ponte Rosso”, fondata da Orlando Consonni nel 1955, inizia la sua attività come Casa Editrice mirata a promuovere la conoscenza della pittura italiana contemporanea del settore figurativo. Nel 1973 inizia l’attività espositiva con l’intento di mettere in luce le personalità, i valori, i percorsi che hanno segnato lo svolgimento della pittura dal primo Novecento ad oggi nell’area territoriale lombardo-veneta: “Novecento”, Chiarismo Lombardo, Scuola di Burano, Post-impressionismo, Realismo, Naturalismo padano. L’attività espositiva è documentata da oltre 200 cataloghi di mostre personali, collettive e tematiche, ai quali si affiancano un centinaio di pubblicazioni monografiche. Nel 1995 la galleria si è fatta promotrice di un Premio di Pittura intitolato alla memoria del pittore veneziano Carlo Della Zorza; il Premio, biennale, aperto ai giovani artisti italiani, è giunto all’ottava edizione. Fra i critici che hanno seguito l’attività della galleria citiamo, fra altri, Raffaele De Grada, Rossana Bossaglia, Alberico Sala, Luciano Caramel, Stefano Crespi, Elena Pontiggia, Flaminio Gualdoni, Stefano Fugazza.

GALLERIA PONTE ROSSO  Via Monte Di Pietà 1a (20121); +39 02 86461053; E-Mail: ponterosso@ponterosso.com; www.ponterosso.com; orario: 10-12.30 / 15.30-19 Chiuso domenica e lunedì; L’ 8 novembre, ultima domenica della mostra, aperto dalle 15,30 alle 19

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Fabio Giuliani

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