Milano – SCANAVINO – OPERE 1968-1986

| 30 aprile 2016
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I segni del divenire, alfabeti dell’infinito (Claudio Cerritelli)

Nei nuovi spazi della galleria milanese Dep Art è attualmente in corso la mostra dedicata ad Emilio Scanavino (Genova, 1922-Milano, 1986) comprendente circa 25 opere datate tra il 1968 e il 1986 tra cui “Nascosto 1”, rarissima tela del ’68, viene ripresentata al pubblico dopo decenni e rappresenta un esempio della produzione degli anni più sperimentali; in questo periodo è particolarmente in luce un aspetto importante, che suggerisce una nuova chiave di lettura della sua opera, legata alla natura dello spazio. Il vuoto inteso come campo infinito è reso tale ed esaltato dalla presenza di una geometria, una struttura sospesa nella purezza della monocromia del colore, in cui si annida l’espressione del linguaggio. Ma facciamo un passo indietro. Scanavino nel 1938 si iscrisse al Liceo Artistico Nicolò Barabino di Genova, dove conobbe il professor Mario Calonghi, figura di grande stimolo culturale per la sua prima formazione.             Nel 1942 fece la sua prima mostra personale presso il Salone Romano di Genova. Nello stesso anno si iscrisse alla Facoltà di Architettura dell’Università di Milano. Nel 1947 Scanavino si recò per la prima volta a Parigi dove soggiornò per qualche tempo ed ebbe modo di incontrare poeti e artisti come Edouard Jaguer, Wols, Camille Bryen. Quell’esperienza si rivelerà fondamentale nel suo percorso stilistico, in particolare per gli echi del postcubismo che assimilò e interpretò in chiave personale fin dal 1948, quando espose alla Galleria Isola di Genova. Nel 1950 espose alla XXV Biennale di Venezia. Nel ‘51 in occasione di una mostra personale alla Apollinaire Gallery visse per qualche tempo a Londra, dove conobbe e frequentò Philip Martin, Eduardo Paolozzi, Graham Sutherland, Francis Bacon. Nello stesso anno aprì il suo primo studio a Milano in una mansarda di Foro Bonaparte. Il critico Guido Ballo e i galleristi Guido Le Noci, Arturo Schwarz si occuparono del suo lavoro. Nel ‘52, lavorò anche nella fabbrica di Ceramiche Mazzotti ad Albissola Marina, dove incontrò numerosi artisti e strinse amicizia con alcuni di loro, tra questi Lucio Fontana, Asger Jorn, Guillame Corneille, Sebastian Matta, Wifredo Lam, Giuseppe Capogrossi, Enrico Baj, Sergio Dangelo, Roberto Crippa, Gianni Dova, Agenore Fabbri, Aligi Sassu          ed altri. Nel 1954 ancora alla XXVII Biennale di Venezia e l’anno dopo ricevette il Premio Graziano. Nel 1956 le sue opere furono esposte, unitamente alle opere dell’artista americana Sarah Jackson, nella mostra This is Tomorrow alla Whitechapel Art Gallery di Londra.        In quel periodo nelle sue tele comincia ad affiorare quello che poi diventerà il suo segno caratteristico, vale a dire il nodo stilizzato che caratterizzerà tutta la sua produzione successiva. I lavori degli anni ’50 sono considerati fra i suoi più belli, in quanto è possibile vedere in essi la genesi di quella trasposizione pittorica dell’interiorità con tutti i suoi tormenti, che rende inconfondibile la sua arte. Nei suoi quadri più tardi degli anni ’70 il “nodo” è perfettamente delineato e riconoscibile, declinato in inquietanti forme, talvolta minacciose e macchiate di rosso sangue. Sebbene Scanavino sia un artista di difficile collocazione in una specifica corrente, lo si può considerare un astrattista informale, vicino all’Espressionismo astratto e alla ricerca artistica di Hans Hartung e Georges Mathieu. Sue opere fanno parte delle collezioni permanenti di importanti Istituzioni museali italiane ed anche estere.                                                                                      Tornando alla retrospettiva attuale, organizzata in collaborazione con l’Archivio Scanavino, per precisa volontà infatti, le opere sono esposte “così come uscivano dallo studio dell’artista” – racconta il gallerista Antonio Addamiano – con le cornici originali o, laddove non sia stato possibile recuperarle, del tutto uguali a quelle dell’epoca. Un allestimento semplice che esalta la sua forza e l’intensità comunicativa. Alcuni esempi: “Eccesso” del ’69 e gli splendidi “Alfabeti senza fine” del 1974 e del 1977, passando ad alcuni importanti dipinti degli anni ’80 tra cui “Come l’edera”. Nel catalogo bilingue (italiano/inglese, Edizioni Dep Art, è presente un testo critico di Claudio Cerritelli, di cui riportiamo i passaggi iniziali e la fine. “L’atto del fare non è altro che la riprova dell’esistere”, così scriveva Emilio Scanavino sul finire del 1966, nel momento in cui si acuisce la coscienza del limite, il senso dell’attesa e la necessità di verificare i percorsi ancora possibili del segno. A quella data, molte tentazioni si sono consumate nei perimetri della superficie, nella pluralità delle forme in evoluzione, quotidiana genesi di eventi materici che si espandono oltre la soglia del loro apparire, evocando la cenere del tempo sospesa nel presente. Il gesto coincide con le sorprese del segno, ne conserva la natura emotiva e il ritmo fisico, l’energia dell’infinito divenire, con tutti i dubbi dell’umano sentire che Scanavino affronta esplorando presenze visibili e forme taciute, con la consapevolezza di operare dentro uno spazio-tempo in perpetua crisi. (…). L’interesse di Scanavino a rileggere le fonti della sua “pittura segnica” è sostenuto negli ultimi anni della sua vita con limpida e naturale coerenza, nel rispetto delle profonde motivazioni esistenziali che sono a fondamento del suo originale contributo alla storia della pittura internazionale del secondo ‘900.”                                                            Alcune note sulla sede espositiva. La galleria d’arte moderna e contemporanea Dep Art, fondata nel 2006 da Antonio Addamiano (laureato in gestione aziendale e marketing presso l’Università Cattolica di Milano); unendo la conoscenza delle dinamiche dell’economia alla passione per l’arte, è riuscito a dare vita ad una nuova concezione di galleria. Oltre ai tradizionali canali del mercato dell’arte, la galleria si avvale dei nuovi media che le hanno consentito in pochi anni di raggiungere realtà espositive – pubbliche e private – e collezionisti in tutto il mondo, tra l’altro con numerose partecipazioni nelle più importanti fiere d’arte nazionali ed internazionali (MiArt, Art First Bologna, PAN), trattando principalmente l’opera di artisti storicizzati. In costante crescita, nel 2015 ha dato il via all’archiviazione delle opere di Turi Simeti, del quale con la cura di Antonio Addamiano e Federico Sardella, entro il 2016, sarà dato alle stampe il Catalogo Ragionato delle opere su tela.

Galleria Dep Art – Via Comelico 40, Milano; fino al 1° Giugno 2016; orari: da martedì a sabato 10.30-19; Ingresso libero;                        Tel. 02 36535620; sito Internet: www.depart.it

Fabio Giuliani

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