MILANO SALVATOR DALI’ IL SOGNO S’AVVICINA

| 30 novembre 2010
salvador Dalì quadro

“Pittore, tu non sei un oratore! Dipingi, dunque, e taci!.” (Salvator Dalì)

Era il 1954 quando la Sala delle Cariatidi – la stessa sala da cui Dalì prese ispirazione per la sua casa di Figueras – oggi sede della Fondazione Gala-Salvador Dalì – ospitò una mostra personale a lui dedicata. Ora sempre a Palazzo Reale, altre sale hanno l’onore di ricevere per qualche tempo una cospicua selezione dell’innumerevole produzione del grande artista spagnolo, con Picasso e Mirò, il maggiore rappresentante dell’arte prodotta in quel paese nel ventesimo secolo.
Questa variegata e suggestiva mostra indaga il rapporto dell’artista con il paesaggio, il sogno e il desiderio. Per la sua realizzazione è risultata fondamentale la collaborazione con la Fondazione Gala-Salvador Dalí di Figueras. L’allestimento generale è a cura dell’architetto Oscar Tusquets Blanca, amico e collaboratore di Salvador Dalí è infatti sua la realizzazione della sala ‘Mae West’ nel museo di Figueras dedicato al pittore spagnolo e il famoso sofà ‘Dalilips’, realizzato su disegno dello stesso. Oltre cinquanta importanti opere, provenienti da musei nazionali e internazionali, tra cui il Reina Sofia di Madrid, il Dalì Museum di St. Petersburg, in Florida, la collezione Peggy Guggenheim di Venezia e il Boijmans Museum di Rotterdam, permettono di approfondire il rapporto tra l’artista spagnolo e il paesaggio; un aspetto, questo, poco conosciuto dal grande pubblico che offre inediti spunti di riflessione, in un percorso che va idealmente dal caos dell’inconscio al silenzio, per mostrare un ‘altro’ Dalì, spirituale e mistico. “Il mio obiettivo? Sistemizzare la confusione e contribuire all’assoluto discredito del mondo reale.”
Il rapporto di Dalì con temi più contemporanei, come la guerra, è indagato nella “Stanza del male”, dove si possono ammirare opere inquietanti come la ‘Melanconia Atomica’ o il drammatico ‘Visage de la guerre’. I quadri più legati al periodo surrealista, all’introspezione, all’inconscio e alla ricerca di sé trovano spazio nella “Stanza dell’immaginario”, dove sono collocati la ‘Ricerca della quarta dimensione’ e le ‘Tre età’. Nella “Stanza dei desideri”, è invece ricostruita la celebre sala di Mae West, realizzata per la prima volta così come venne ideata dallo stesso artista. Infine, Dalì abbandona gradualmente la rappresentazione della figura umana per giungere alla sua definitiva sparizione e al trionfo del paesaggio. Un paesaggio dell’assenza e del silenzio, che culmina nell’astrazione del ‘Rapimento d’Europa’ l’ultimo dipinto che l’artista spagnolo realizza prima della morte, nel 1983: un toccante monocromo azzurro, percorso da ferite e spaccature.
La mostra è completata da ampie sezioni documentarie in cui lo stesso Dalì, attraverso interviste e video, racconta il suo rapporto con alcuni dei luoghi e dei paesaggi a lui più cari, come la Catalogna, diventata suo rifugio, l’Italia e Parigi.
In questa ampia rassegna possiamo vedere il cortometraggio ‘Destino’ di Salvador Dalì e Walt Disney, mai proiettato prima in Italia: Dalí lavorò al fianco di Disney tra il 1945 e il 1946 ma il film fu completato solo nel 2003; espositi anche disegni originali creati per il corto.
Il settimanale ‘Topolino’ con la storia a fumetti dal titolo “Topolino e il surreale viaggio nel Destino” offre un tributo all’incontro dei due grandi artisti nel 1943, quando realizzarono lo story-board di quello che poi sarebbe diventato, quasi 60 anni dopo, il cortometraggio “Destino”, espressione massima della loro immaginazione e della loro avanguardia artistica. La storia è stata pubblicata sul numero in edicola mercoledì 22 settembre, lo stesso giorno dell’apertura della mostra.
Alcune notizie biografiche.
Salvador Domingo Felipe Jacinto Dalí Domènech – questo il suo nome per intero – marchese di Púbol (Figueres, 1904-1989), è stato artista poliedrico: pittore, scultore, scrittore, cineasta, designer. Abile disegnatore tecnico, ma celebre soprattutto per le immagini suggestive e bizzarre delle sue opere surrealiste. Fu un uomo dotato di una grande immaginazione ma con il vezzo di assumere atteggiamenti stravaganti per attirare l’attenzione su di sé. Tale comportamento ha talvolta irritato coloro che hanno amato la sua arte in quanto i suoi modi eccentrici hanno in alcuni casi catturato l’attenzione del pubblico più delle sue opere. Divise la sua vita e l’attività lavorativa soprattutto tra Madrid e Parigi, ritornando in Catalogna dal 1949 fino praticamente alla sua morte.
Nel suo lavoro Dalí si è ampiamente servito del simbolismo. Ad esempio, il simbolo caratteristico degli ‘orologi flosci’ apparso per la prima volta in ‘La persistenza della memoria’ si riferisce alla teoria di Einstein che il tempo è relativo e non qualcosa di fisso. L’idea di servirsi degli orologi in questo modo venne a Dalí mentre in una calda giornata d’agosto osservò un pezzo di formaggio Camembert che si scioglieva e gocciolava.
“L’arte di Salvator Dalì è una metafora che abbraccia il XX secolo…Speriamo che alla morte di Dalì qualcuno scriva un epitaffio capace di celebrare questo genio unico e sottovalutato, che per la prima volta ha calcolato le tabelline dell’ossessione, della psicopatologia e della possibilità.”
(J.G. Ballard)
La mostra, curata da Vincenzo Trione, è accompagnata da un bel catalogo edito da 24 Ore Cultura,
produttrice della mostra con Palazzo Reale.

Palazzo Reale – Piazza Duomo 12, Milano
Fino al 30 Gennaio 2011; orari: lun 14.30-19.30; mart, merc, ven, dom 9.30-19.30;
giov e sab 9.30-22.30; (possono variare, verificare sempre via telefono)
Tel. +39 02875672; sito Internet: www.comune.milano.it/palazzoreale

Di: Fabio Giuliani

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