Milano – Pietro Paolo RUBENS e la nascita del Barocco
Un grande artista, un grande uomo di pace
“Un’opera, per quanto in essa sia grande il numero e la varietà delle cose da raffigurare, non ha mai superare il mio coraggio.” (Rubens, 1621)
Pietro Paolo Rubens, pittore fiammingo, nasce a Siegen in Westfalia nel 1577, dove il padre, simpatizzante per i protestanti, era stato costretto a trasferirsi. Dopo la sua morte la madre con i figli torna ad Anversa. Qui il giovane compie il suo apprendistato presso O. Vaenius che, avendo trascorso alcuni anni a Roma, lo inizia agli ideali classici del Rinascimento italiano. Dopo essere stato presso alcuni altri artisti, nel 1595 si iscrive come Maestro nella Gilda di San Luca dei pittori di Anversa e nel 1600 parte per l’Italia per studiare da vicino le opere dei maestri antichi e moderni e perfezionarsi sul loro esempio. Il suo soggiorno dura otto anni e lascia un segno indelebile al punto che Berenson, grande critico del Novecento, amò definirlo un pittore italiano. A colpire l’immaginazione di Rubens è soprattutto la statuaria classica, ma, parimenti, egli guarda a Michelangelo Raffaello, Tiziano, Correggio, Tintoretto nonché al suo contemporaneo Caravaggio. Questo complesso di stimoli potenzia le sue eccezionali doti portandolo ad eseguire opere dense di vitalità impetuosa, grandiosità di movimento, dinamicità tali da farne uno dei precursori del Barocco. Torno velocemente ad Anversa nel 1608 per la madre morente, sognando di tornare in Italia. L’attuale esposizione in corso a Palazzo Reale vuole mettere in luce l’influenza esercitata dai dipinti di Rubens sugli artisti italiani della generazione più giovane: Bernini, Fetti, Lanfranco, Salvator Rosa e Luca Giordano, conquistati da questo suo nuovo modo di comporre e dipingere, così come Pietro da Cortona in “Rubens che dipinge l’allegoria della pace” che ritrae l’artista fiammingo mentre esegue questo suo lavoro. Vediamo qui lo sviluppo in quattro sezioni tematiche in cui le opere del Maestro sono accostate a quelle degli artisti italiane per le affinità e i debiti di questi e, in simultanea, le libere ispirazioni di Rubens ad esempi della statuaria classica.
1 – “Nel mondo di Rubens – Santi come eroi”. La capacità di Rubens di trasmettere gli affetti famigliari ed amicali, un’etica della vita.
2 – “Pittura sacra e Barocco”. Orgogliosamente egli ottiene di dipingere la pala dell’Altar maggiore della Chiesa nuova a Roma che diventa un modello a cui tendere: Santi solenni come eroi del mondo antico, Sante come matrone romane e, in alto, al centro, in un medaglione, sorretto da un tripudio di angeli in adorazione, la Vergine col Bambino.
3 – “La furia del pennello”. La rivoluzionaria novità della sua pittura impetuosa in cui il dettaglio viene sacrificato a favore dell’effetto d’insieme; “…ha avuto un ottimo universale” (Passeri), ovvero una concezione unitaria e complessiva dell’invenzione figurativa.
4 – “La forza del mito”. Grande vera novità è la strada intrapresa verso la secolarizzazione della pittura sacra: i soggetti sacri acquistano una nuova veemenza patetica mentre i profani mettono in scena i miti del passato per le nuove nascenti quadrerie dei collezionisti emergenti. In particolare Rubens è attratto dal mito di Ercole, di cui vediamo in mostra una sequenza di tele celebrative delle sue imprese. Indubbiamente egli coglie nel personaggio la capacità di far fronte alle difficoltà riuscendone sempre vincitore secondo un modello che praticava in prima persona di fronte alle prove della vita.
Ma torniamo all’uomo Rubens e al suo viaggio in Italia per capirne appieno la sua importanza e l’attualità. Giunto a Venezia a cavallo a 23 anni nel Giugno 1600, viene subito invitato a Mantova dal duca Vincenzo Gonzaga che lo nomina pittore di Corte e Direttore delle raccolte granducali. Con una lettera di raccomandazione di Vincenzo al Cardinal Montalto si reca a Roma dove esegue copie dall’antico. Tornato a Mantova, nel 1602 parte per la sua prima missione diplomatica per conto del duca, portando in dono al Re di Spagna una raccolta di quadri. Vive in un tempo di grandi conflitti religiosi e di potere ma, artista profondamente umano, sfrutta la sua amicizia con i regnanti d’Europa che si contendono le loro immortalazioni artistiche per favorire con un’intensa attività diplomatica la pace fra le nazioni europee, tanto da giungere ad un negoziato fra Inghilterra e Spagna nel 1630, per cui entrambi i regnanti, Carlo I e Filippo IV lo nominano Cavaliere. Egli stesso in una sua lettera scrisse: “Io considero tutto il mondo mia patria”. Ma un’altra qualità mi piace sottolineare: le sue eccezionali doti di conoscitore dimostrate con l’amicizia con due suoi pittori contemporanei: fra tutti egli capì il genio di quelli stati i due massimi artisti innovatori del suo tempo, tanto da farsi ritrarre da loro: El Greco per ben due volte (quando questo pittore dalla natìa Grecia – nome originale Domenico Thèotokopulos – si recò in Spagna, e da qui gli venne assegnato il soprannome per cui è universalmente noto) e il Caravaggio, di cui acquistò la rifiutata pala della “Morte della Vergine” per il Gonzaga e la pur rifiutata “Madonna del Rosario” per la Chiesa dei Domenicani di Anversa. Proprio qui, nel 2018, si terrà l’evento “Anversa città barocca, città di Rubens” per cui si vedranno 50 opere nei loro luoghi di origine, primo di tre grandi appuntamenti dedicati ai Maestri fiamminghi in programma nelle Fiandre nel triennio 2018-2020. L’attuale esposizione milanese, promossa e prodotta da Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e Civita Mostre, è per tutti un evento assolutamente da non perdere perché vediamo 71 opere, di cui 40 di Rubens, che ci trasmettono una vitalità e gioia di vivere contagiose. Per l’approfondimento è fondamentale il catalogo da collezione, edito da Marsilio, con vari testi di specialisti, in primis della colta curatrice Anna Lo Bianco che, pionieristicamente affronta l’argomento: “Se l’Italia è stata così importante per Rubens, non possiamo altresì non riconoscere che Rubens è stato ugualmente determinante per l’Italia.
Palazzo Reale – Piazza Duomo, Milano; fino al 26 Febbraio 2017; www.mostrarubens.it; Orari: lunedì 14.30-19.30; martedì, mercoledì, venerdì, domenica 9.30-19.30; giovedì e sabato 9.30-22.30; Attività didattiche: Tel. 02 8848046
Fabio Giuliani
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