Milano – PAOLO MONTI – Fotografie 1935-1982

| 24 febbraio 2017
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Dalle valli piemontesi a Venezia, a Milano senza mai scordare le sue origini

Silvia Paoli (Viareggio, 1960), laureata in Lettere Moderne presso l’Università Cattolica di Milano (tesi sulla Fotografia dell’Ottocento a Milano, relatore Luciano Caramel). Dal 1989 collabora con la rivista “AFT. Rivista di Storia e Fotografia. Semestrale dell’Archivio Fotografico Toscano”. Consegue poi, presso la stessa Università, il Diploma di Specializzazione in Storia dell’Arte Contemporanea (corso triennale) con una tesi sul volume “Fotografia” edito da Domus nel 1943 (relatore Paolo Costantini), pubblicata in “Per Paolo Costantini. Indagine sulle raccolte fotografiche” (a cura di T. Serena, SNS, 199). Da tempo, all’interno del Castello Sforzesco di Milano, è Conservatore del Civico Archivio Fotografico, uno dei più importanti istituti italiani dedicati alla conservazione e alla valorizzazione del patrimonio fotografico, arricchito recentemente dal pubblico utilizzo del portale Internet http://fotografieincomune.comune.milano.it/fotografieincomune. Non poteva quindi che essere lei la curatrice della bellissima ed importante mostra dedicata a Paolo Monti (Novara, 1908-Milano, 1982), fotografo italiano, tra i più interessanti e prolifici interpreti di questa forma d’arte nel ventesimo secolo, qui coadiuvata da Pierangelo Cavanna (1952), laureato in architettura, docente di Storia e tecnica della Fotografia all’Università di Lecce, Facoltà di Beni Culturali e Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione.Questa esposizione, in corso al Castello Sforzesco, nello spazio espositivo all’interno dell’antico Ospedale Spagnolo, attiguo all’ambiente dove ha trovato nuova collocazione la “Pietà Rondanini” di Michelangelo (capolavoro al quale egli rese omaggio con alcuni pregevoli ed originali scatti, qui esposti), presenta 200 fotografie originali datate dal 1935 al 1982, oltre a riviste, libri e documenti anche inediti. Sono inoltre proiettati alcuni filmati poco conosciuti relativi al primo incontro nazionale di fotografia a Verbania nel 1969, al lavoro di Paolo Monti a Ferrara nel 1974 ed un’intervista concessa dal fotografo a Carla Cerati nel 1981. Monti ebbe un intenso e prolifico dialogo con la produzione artistica internazionale a lui contemporanea, fatto, questo, che lo rese nel Dopoguerra uno dei principali fautori del profondo rinnovamento del linguaggio fotografico italiano, cosa che permise a questa realtà italiana di avvicinarsi a quel contesto internazionale rappresentato, in primo luogo, dalla tedesca “Subjektive Fotografie” di Otto Steinert e, in seconda battuta, dai grandi autori della fotografia americana, come Weston e Siskind, e di quella francese, come Daniel Masclet e Brassaï. La rassegna, corredata da un bellissimo, elegante catalogo di Silvana Editoriale, è integrata da un ciclo di incontri atti ad approfondire la figura e l’attività di Paolo Monti e da visite guidate periodiche a cura di Silvia Paoli, per cui è necessaria la prenotazione al seguente indirizzo mail: c.craaifotografico@comune.milano.it , o Tel. 02 88463664; numero massimo per visita: 25 persone; https://www.milanocastello.it/it/content/paolo-monti-fotografie-1935-1982-visite-guidate

Ma raccontiamo in sintesi il protagonista e la sua vicenda. Il padre Romeo, originario della Val d’Ossola, era un foto-amatore dilettante e Monti trascorse l’infanzia e la giovinezza tra le lastre e i pesanti apparecchi dell’epoca. Si laureò in economia politica nel 1930 e ritornò in Piemonte, dove lavorò per qualche anno. Poco dopo la prematura scomparsa del padre, nel 1936, sposò Maria Binotti, coetanea e compagna di giochi negli anni infantili trascorsi in Val d’Ossola. Nello stesso anno Monti fu assunto dalla Montecatini e lavorò per diverse filiali dell’azienda, cambiando spesso città. Dopo avere concluso questa esperienza, nel 1945 grazie all’aiuto di un amico fotografo trovò lavoro al consorzio agrario regionale e si trasferì a Venezia l’anno stesso. Parallelamente all’attività professionale, Monti si dedicò con sempre maggior devozione all’hobby della fotografia. Nel 1947 con alcuni amici fondò il circolo “La Gondola”, che nel giro di pochi anni si impose sulla scena internazionale come movimento d’avanguardia. Nel 1953, forte delle collaborazioni avviate con alcune note riviste di architettura e design, Monti decise di cambiare lavoro e ritornare a Milano per dedicarsi alla fotografia, un’attività che amava profondamente e che lo portò a collaborare con alcuni degli architetti più prestigiosi nella Milano degli anni Cinquanta, da Carlo Scarpa a Gio Ponti, da Franco Albini allo Studio BBPR. Fu scelto come fotografo per la X Triennale e diede inizio a una feconda attività editoriale: oltre ai servizi pubblicati sulle riviste, le sue foto concorrono a illustrare più di 200 volumi su regioni, città, artisti e architetti. Negli anni Sessanta, come esponente significativo della realtà culturale legata alla fotografia, Monti fu parte di una fitta rete di relazioni che gli portarono notevoli fortune anche in ambito lavorativo. Nel 1965 intraprese una vasta campagna di rilevamento per l’illustrazione della Storia della Letteratura Italiana di Garzanti e dal 1966 si dedicò a un vasto censimento fotografico (il più ampio mai concepito in Europa) delle valli appenniniche e dei centri storici delle città dell’Emilia-Romagna, che lo impegnò per oltre dieci anni. Nel 1979 fu chiamato a collaborare con Einaudi alla realizzazione dell’apparato iconografico della Storia della Storia dell’Arte Italiana. Attivo anche nel campo della didattica, Monti insegnò Tecnica della Fotografia alla Società Umanitaria di Milano dal 1964 al 1966. Quattro anni più tardi accettò la cattedra di Tecnica ed Estetica dell’Immagine presso il Dipartimento di Arte, Musica e Spettacolo della dell’Università di Bologna, che abbandonò nel 1974. All’attività professionale strettamente intesa, Monti continuò ad affiancare la ricerca sui temi e i soggetti che aveva sempre amato: Venezia, Milano e molti altri luoghi; ritratti, paesaggi; la materia e gli esperimenti astratti, che Monti condusse fino alla cosciente violazione di ogni norma tecnica. Nel 1980 ha ricevuto dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini il Premio nazionale Zanotti Bianco per il “contributo decisivo ad affinare le coscienze e diffondere le responsabilità per il restauro conservativo delle nostre città storiche”. Risale ad allora i suo impegno nel censimento del Lago d’Orta e della Val d’Ossola. Morì a Milano il 29 novembre 1982, dopo una breve malattia e fu sepolto ad Anzola d’Ossola, dove trascorreva le vacanze estive e svolgeva gran parte delle sue ricerche più sperimentali sulla fotografia. Sue opere sono conservate in numerose collezioni italiane. Nel 1985 venne costituito a Milano l’Istituto di Fotografia a lui intitolato. Nel 2004 l’Archivio Paolo Monti è stato riconosciuto di notevole interesse storico da parte del Ministero per i beni e le attività culturali. Nel 2008 la Fondazione BEIC (Fondazione Biblioteca Europea di Informazione e Cultura) ha acquisito l’intero patrimonio dell’Istituto e stipulato una convenzione con il Comune di Milano per depositare l’Archivio Paolo Monti presso il Civico Archivio Fotografico. Il 5 Agosto dello stesso anno la Soprintendenza archivistica della Regione Lombardia ha reiterato la dichiarazione di interesse storico, sottoponendo l’archivio alla disciplina del Codice dei beni culturali e del paesaggio. La BEIC ha finanziato la catalogazione, conclusasi nel 2010, e aperto alla consultazione l’intero fondo fotografico, un complesso di 223.000 negativi, 12.244 stampe e 790 chimigrammi, cui si aggiungono i documenti e la biblioteca. Ora in mostra vediamo immagini di Milano, di ricerca sugli effetto dello sfuocamento e della luce, i ritratti dei suoi “compagni di strada”, in particolare artisti (quali Crippa, Dova, Campigli, Baj, Capogrossi), macro strepitose che, più che foto, sembrano dipinti. Monti si può considerare a ragione importante punto di riferimento per la generazione seguente di “Maestri” dell’obiettivo: Gianni Berengo Gardin, Fulvio Roiter, Cesare Colombo.

Castello Sforzesco – Sale dell’Antico Ospedale Spagnolo; Piazza Castello, Milano; Fino al 12 Marzo 2017; orari: da martedì a domenica 9-17.30; ingresso libero; Tel. 02 884.63660 – 62376;

Fabio Giuliani

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