Milano – MIART 2018
“Storici” e nuovi protagonisti in bella mostra
E’ appena passata in archivio la nuova Edizione di “MIART” – Fiera di Arte Moderna e Contemporanea – come di consueto negli spazi di Fiera Milanocity, in zona Portello. Da qualche anno questo evento riscuote sempre maggiore successo, sia di partecipazione pubblica che per il riconoscimento internazionale, e questo è dovuto alle capacità organizzative e alla professionalità del curatore generale Alessandro Rabottini, che fin dal suo primo mandato si è subito dimostrato degno erede di Vincenzo De Bellis (che questa Fiera tematica aveva rilanciato) quando quest’ultimo ne aveva lasciato le redini ed era approdato ad altro prestigioso ruolo. Attraverso un’attenta selezione di gallerie italiane ed estere, Miart è la fiera in Italia che presenta al pubblico la più ampia offerta cronologica, dall’arte dell’inizio del secolo scorso fino alle opere delle generazioni più recenti. Attraverso le sue molte sezioni curate, il ricco programma di premi e l’ambiziosa serie di talk aperti al pubblico, questa Manifestazione porta ogni primavera a Milano un pubblico internazionale di collezionisti, curatori, direttori di musei, artisti, designer, appassionati d’arte e giornalisti. La 23° Edizione ha visto ancora una volta protagonista una settimana interamente dedicata all’arte moderna e contemporanea anche oltre l’ambito dell’esposizione vera e propria (la “Miart Week”), che ha coinvolto le istituzioni pubbliche e private di Milano, le sue fondazioni e gallerie, gli spazi no-profit e gli artist-run spaces, tutti i soggetti che rendono Milano una capitale internazionale della creatività. In Fiera, oltre alle varie postazioni riservate ai galleristi sono state allestite varie Sezioni distinte, in sintesi: “Established Masters”: gallerie che presentano opere d’arte realizzate entro l’anno 1999, in una selezione che spazia dai maestri dell’arte moderna fino agli artisti oggetto di una riscoperta attuale. A cura di: Alberto Salvadori, Direttore, OAC Fondazione CR Firenze, Firenze. “Established Contemporary”: le gallerie di primo mercato che presentano i linguaggi della più stretta contemporaneità, dai classici odierni alle produzioni nuove e recenti. “Established First Step”: le gallerie che hanno partecipato in passato alla sezione Emergent e che passano alla sezione Established Contemporary. La partecipazione all’interno della categoria First Step è consentita per un massimo di due edizioni e ad un numero limitato di gallerie. “Emergent”: le gallerie con un’attività espositiva focalizzata sulla promozione delle generazioni più recenti di artisti. A cura di: Attilia Fattori Franchini, Curatrice Indipendente, Londra. “Decades”: il ruolo centrale delle gallerie e della loro storia in un percorso che attraversa il XX secolo in una scansione per decenni. Ciascuno stand presenta – attraverso una mostra monografica o tematica – un momento chiave che ha marcato il decennio in questione, in una successione di 9 progetti dagli anni ’10 agli anni ’90 del secolo scorso. A cura di: Alberto Salvadori, Direttore, OAC Fondazione CR Firenze, Firenze. “Generations”: due gallerie sono invitate a creare un dialogo tra due artisti appartenenti a generazioni diverse, condividono uno stesso stand e collaborano ad un unico progetto espositivo. A cura di: Lorenzo Benedetti, Curatore per l’Arte Contemporanea, Kunstmuseum St. Gallen. “Object”: le gallerie attive nella promozione del design di ricerca, delle arti decorative e delle edizioni limitate e del design da collezione, la cui attività espositiva sia frutto di una stretta collaborazione con i designer. A cura di: Hugo Macdonald, Critico del Design e Giornalista, Londra. “On Demand”: qui le gallerie sono invitate a esporre all’interno del proprio stand e a prescindere dalla sezione di appartenenza, opere context-based, site-specific o interattive. Con questo si intende installazioni, wall painting e wall drawing, progetti da realizzare, commissioni specifiche, performance e lavori su contratto. Il focus di queste opere è la relazione diretta con il pubblico e/o il collezionista. A cura di: Oda Albera, Exhibitors Liaison e Progetti Speciali, Milano.
Un particolare settore era assegnato alle opere di Design, quasi un’anticipazione all’imminente arrivo del Salone del Mobile a Rho Fiera e ai numerosi eventi che animeranno la prossima settimana nei vari Distretti dedicati al “Fuorisalone”.
Come ogni anno, uno dei Main Sponsor di Miart è Ruinart, celebre Azienda francese produttrice di Champagne e una delle più longeve, avendo iniziato la sua attività dal 1729. In ogni Edizione della Fiera milanese, l’apposito spazio “Vip Lounge”, oltre a fungere da punto di ristoro, ospita una contenuta ma interessante esposizione legata strettamente alla storica bevanda; profili ed opere dei grandi artisti che la Maison Ruinart ha chiamato a collaborare negli ultimi anni: da Hervé Van Der Straeten a Oki Sato – Studio Nendo, da India Mahdavi a Hubert Le Gall, da Georgia Russell a Piet Hein Eek, da Marteen Baas a Gideon Rubin e Patricia Urquiola, ad Erwin Olaf. Quest’anno l’artista prescelto è stato il cinese Liu Bolin, il quale pratica la rivelazione attraverso la mimetizzazione, facendo notare la propria presenza. Ha deciso così di rendere onore alle gesta dei lavoratori della Maison Ruinart e al know-how dietro la creazione dei suoi Champagne. E’ difficile definire un artista come Liu Bolin, data la sua esperienza e la varietà delle sue opere. Appartiene ad una generazione di artisti le cui creazioni sono collegate ad una Cina che sta cambiando. Egli stesso sottolinea: “Quando ho cominciato la mia ricerca in Ruinart, ho scoperto l’ unicità del know-how della Maison di Champagne più antica del mondo e l’eccezionale bellezza di questo posto storico.” Ma una volta terminata la visita a Fieramilano City, a poca distanza di cammino una particolare sorpresa ha atteso il grande pubblico: vicino alle “Tre Torri” per i giorni di durata di Miart è stato possibile ammirare l’opera dell’artista inglese Jeremy Deller, “Sacrilege”, ispirata al famoso sito archeologico del periodo Neolitico di “Stonehenge”, l’ancora enigmatico “Cerchio dei Menhir” (Patrimonio Mondiale UNESCO dal 1986), qui riprodotto in Scala 1:1; installazione originariamente commissionata a Deller (già vincitore del “Turner Prize” nel 2004) dal Sindaco di Londra e dal Festival Internazionale di Arti Visive di Glasgow e successivamente esposta sempre nella Capitale britannica dei Giochi Olimpici estivi del 2012. Con il senso dell’umorismo che contraddistingue molti dei suoi progetti, l’artista trasforma il monumento di Stonehenge in un gigantesco gioco gonfiabile per bambini, riproducendolo in plastica e facendolo diventare un’attrazione da luna park di 35 metri di diametro: il pubblico è chiamato ad interagire con l’installazione, a salirci sopra, saltare e giocare al suo interno, naturalmente con precise norme da seguire, la prima delle quali è di essere a piedi nudi. Questo evento è organizzato dalla Fondazione Trussardi, a cura di Massimiliano Gioni che dal 2003 in vari spazi pubblici della città ci regala esempi di importante arte internazionale. Qui una scultura ottiene lo scopo dello stesso autore affamato di spazio per aggregazione sociale. Un altro bell’omaggio a Miart ci è offerto da Giuseppe Jannaccone, con il quinto appuntamento del progetto “In pratica”, il ciclo di mostre ospitate nel suo Studio Legale in corso Matteotti 11, dove è conservata parte della sua raccolta di arte moderna e contemporanea, di cui abbiamo visto un selezionato gruppo nella importante mostra alla Triennale tra Febbraio e Marzo 2017, “Italia 1920-1945. Una nuova figurazione e il racconto del sé”. Ora il titolo della rassegna è “Ex Gratia”, collettiva che ospita dieci giovani artisti albanesi realizzata in collaborazione con Art House School, nata da un idea del titolare, curata da Adrian Paci – famoso artista egli stesso – e Risha Paterlini con Zef Paci. Questa esposizione, con catalogo edito da Mousse Publishing, prende spunto in particolare dall’esperienza del sunnominato Istituto, Scuola per artisti realizzata da Adrian e Melisa Paci a Scutari in Albania. Come ci avverte Jannaccone, “un’esperienza che ha permesso ai dieci giovani di incontrarsi, di condividere le loro esperienze e di discutere del loro lavoro vivendo a contatto con curatori e critici di livello internazionale.” Il confronto tra le opere dei dieci giovani e degli artisti già consacrati nel panorama internazionale presenti in Collezione è veramente indicativo del talento dei nuovi protagonisti della mostra che, per nostra fortuna, non ha la vita breve di Miart ma sarà visitabile fino al 13 Luglio su appuntamento con prenotazione obbligatoria al recapito Mail: info@collezionegiuseppejannaccone.it
Fabio Giuliani
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